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Milan, ecco il Fassone bis: l’ex ad fa causa al club rossonero per il licenziamento

L’ex ad rossonero ha deciso di proseguire per le vie legali e ottenere giustizia considerando il proprio licenziamento una ‘ritorsione’ per non avere accettato la liquidazione proposta. La risposa della società milanista è nota: “indifferenza e negligenza verso gli interessi societari”. A decidere chi ha ragione sarà il tribunale.
A cura di Alessio Pediglieri
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Nessun ritorno, anzi. Marco Fassone e il Milan si sono lasciati a carte bollate e con le carte bollate andranno avanti per decidere chi avrà ragione fino in fondo. L'ex amministratore delegato rossonero ha le idee chiare a riguardo: "Ritorsione". Il club meneghino risponde di par suo: scelta legittima nell'ambito di un cambiamento strutturale. A decidere chi avrà l'ultima parola, il tribunale.

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C'eravamo tanto amati. Ma anche no. Marco Fassone e il Milan, una storia che continua malgrado le strade si siano separate con l'allontanamento – a questo punto non consensuale – del manager dalla dirigenza milanista poco dopo che al vertice della società si era insediato il nuovo gruppo americano, capitanato da Singer e facente riferimento a Elliott.

La verità la deciderà un tribunale

Stando a quanto risulta a diverse fonti giornalistiche, tra cui l'ANSA, domani, mercoledì 19 dicembre, davanti al giudice del lavoro di Milano, Luigi Pazienza, si terrà la prima udienza a seguito del ricorso dell'ex amministratore delegato che si dice essere stato allontanato senza valido motivo dal proprio ruolo manageriale. Una prima tappa processuale: nella prima udienza ci sarà la costituzione delle parti e poi il procedimento verrà rinviato ad altra data.

La tesi di Fassone: ritorsione e ricatto

Le ragioni di Marco Fassone sono note ai più: si trattò di un licenziamento "ritorsivo" e ne chiede, dunque, l'annullamento. Fassone, attraverso il suo legale, lamenta il licenziamento ingiusto e ingiustificato ai suoi danni, spiegando che il 21 luglio scorso la società gli fece un'offerta di transazione di 2,5 milioni di euro per andarsene e, dal momento in cui lui rifiutò quella proposta, venne licenziato.

La tesi rossonera: negligenza

Il Milan da parte sua tiene alta la propria tesi, completamente opposta: la società rossonera aveva fatto valere quella che definiva una "grave indifferenza e negligenza rispetto a fondamentali interessi della nostra Società e delle risorse in essa impiegate" da parte di Fassone, facendo anche riferimento ad alcune "lettere di contestazione disciplinare".

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