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Miccoli a Lucignolo: “Mi fa male quando mi urlano mafioso”

L’ex attaccante del Palermo finì nella bufera per la frase “quel fango di Falcone” intercettata al telefono col figlio del boss Lauricella.
A cura di Maurizio De Santis
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"Mi fa male quando il pubblico mi urla mafioso". Fabrizio Miccoli si racconta ai microfoni di ‘Lucignolo 2.0' dopo essere finito sotto i riflettori per la frase ("vediamoci davanti all’albero di quel fango di Falcone") intercettata dalle forze dell'ordine mentre era al telefono con Mauro Lauricella, figlio del boss della Kalsa, Antonio Lauricella detto ‘Scintilluni'. "Giustifico i tifosi – afferma l'ex attaccante del Palermo – perché vogliono innervosirmi. Io ho sempre sognato di fare il calciatore, non il mafioso". La bufera è scoppiata a giugno scorso: la punta salentina ricevette un avviso di garanzia dalla Procura di Palermo per l'accusa di estorsione (avrebbe commissionato – la tesi degli inquirenti – al figlio del boss  il recupero di alcune somme di denaro). Con la voce rotta dal pianto, in una conferenza stampa tenuta qualche giorno dopo la notizia e il polverone mediatico, Miccoli disse che avrebbe voluto parlare con la sorella di Falcone: "Non l'ho mai sentita. Ho provato a rintracciarla insieme con i miei avvocati e il mio procuratore, ma mi fu detto che era presto e rispetto i loro tempi. Oggi sono pronto a fare qualsiasi cosa per dimostrarle che quella frase che ho detto non la pensavo".

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