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Messina, Lucarelli: “Ho preferito la gavetta invece del cadavere di qualche collega”

L’ex bomber che ha legato la sua storia soprattutto con i colori di Parma, Napoli e Livorno, oggi è il tecnico del club etneo. Per scelta: “Ho preferito iniziare dal basso, facendo la classica gavetta. Ho avuto offerte per qualche Primavera e avrei potuto approfittare di qualche cadavere importante in prima squadra”
A cura di Alessio Pediglieri
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Non le ha mai mandate a dire. Cristiano Lucarelli è sempre stato così, fuori e dentro il campo: se c'è qualcosa che non gli va o che vuole far sapere la dice e basta. Senza girarci troppo intorno. E a chi oggi gli contesta le capacità da allenatore, la risposta arriva puntuale, come quando giocava, con una entrata decisa a prendere palla o gambe, senza far passare nulla. Messina è il suo oggi, la sua realtà, guai a chi gliela tocca perché l'ha voluta lui, l'ha scelta perché non ha mai amato le scorciatoie. Il tempo dirà se ha avuto ragione o torto.

Messina per scelta – Molti approfittano dei problemi altrui per inserirsi nel circuito che conta in panchina. Cristiano Lucarelli no, ha preferito il profilo basso, la partenza lontano dai riflettori per farsi le ossa. Come quando era giovane e doveva ancora dimostrare di valere qualcosa di importante. Adesso la carriera da allenatore è solo agli inizi e per farla al meglio ha deciso di partire dal basso: "Ho intrapreso volontariamente il percorso della gavetta, avrei potuto allenare la Primavera di qualche squadra importante e approfittare di un’eventuale cadavere di qualche allenatore in prima squadra".

Tra Napoli e Milik – Le ambizioni però ci sono tutte, come quando giocava e puntava sempre al traguardo successivo. Anche da allenatore la meta è prestigiosa e importante: "Un giorno vedermi sulla panchina del Napoli? Sarebbe un sogno che si avvera. Ma anche su quella di Livorno non mi dispiacerebbe per nulla". E a proposito di Napoli ecco il pensiero sul grande infortunato, Milik: "Non credo in un ritorno subito al massimo. La muscolatura necessita di adattarsi, c’è bisogno di tempo: almeno cinque o sei mesi per tornare a livelli importanti. Anch'io mi infortunai allo stesso modo ma recuperai prima. Poi, la forma arrivò più tardi e non conta essere un campione o no: anche Del Piero ci mise parecchio per tornare a stupire"

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