Menez e Bonaventura, due luci nella nebbia rossonera

E' finita come doveva finire, con il Milan fuori dalle Coppe dopo una stagione da dimenticare in cui è accaduto di tutto. Una squadra costruita in estate anche su indicazione del nuovo tecnico Filippo Inzaghi subentrato a giugno 2014 all'esonerato Seedorf, poi rivista e corretta a gennaio e da rifare completamente adesso, a fine stagione. Con il cambio forzato in panchina visto che il SuperPippo allenatore non ha entusiasmato né convinto il presidente Berlusconi storicamente refrattario a tenere al comando tecnici che non seguono i suoi dettami o non hanno il carisma sufficiente per fare di testa propria rispondendo con i risultati. Ma tra tanti errori e incomprensioni, c'è anche un bicchiere mezzo pieno che ha salvato in parte la barca rossonera e che porta il nome di Jeremy Menez, capocannoniere della squadra e Giacomo Bonventura, colpo di mercato stile Galliani che ben si è inserito nel gruppo confermandosi giovane di talento e di qualità. Tanto che il francese adesso è uomo mercato ambito da club europei e che i rossoneri stanno valutando per arrivare ad un top-player mentre l'ex Atalanta è diventato un punto cardine della ricostruzione.
Jeremy il 50% dei gol rossoneri – Il trequartista francese è stato spesso un faro nella nebbia soprattutto ad inizio stagione quando Inzaghi, complici anche gli immediati infortuni che ne hanno penalizzato le opzioni, ha giocato magistralmente la carta Menez come "finto nueve" tra la linea del proprio centrocampo e quella dei difensori avversari, riuscendo spesso a sorprendere e ottenere punti pesanti. L'ex Roma ha interpretato al meglio il ruolo, confermando personalità e dimostrandosi letale nelle ripartenze e in velocità. Non è assolutamente un caso se nelle prime due giornate il Milan partì a mille con tre gol del francese e le vittorie su Lazio e Parma a suon di gol. E ogni volta che Menez ha segnato, il Milan ha fatto punti: solo una volta, nel match di ritorno con la squadra di Pioli, i rossoneri malgrado la rete del francese hanno perso. Per il resto le 16 realizzazioni in campionato sono valse 26 punti dei complessivi 52 finali.
Menez sì, Menez no – L'ex Roma è decisamente un elemento aggiunto: dopo l'esperienza capitolina ma soprattutto quella parigina, è cresciuto tecnicamente identificandosi nel classico giocatore che sulla trequarti può far male se innescato in velocità. Ma non è certamente un uomo squadra e con il Milan in difficoltà non è mai riuscito a dedicarsi al gruppo sacrificandosi per la squadra. Un giocatore che se non diventa risolutivo fa giocare l'allenatore in 10, diventando da delizia a croce soprattutto se – come è capitato ad Inzaghi – gli infortuni e le scelte sbagliate in attacco (gli stop ripetuti di El Shaarawy e lo scarso rendimento di Pazzini e Destro) hanno obbligato il tecnico a schierarlo per 90 minuti.
Jack, l'uomo squadra – Per ‘Jack' Bonventura, l'avventura rossonera è stata vissuta diversamente ma con la stessa voglia di confermare le qualità intraviste a Bergamo e sulle quali Galliani ha fortemente puntato nel mercato strappandolo alla concorrenza con il classico blitz che non ha lasciato scampo. Arrivato insieme a Menez, si è adattato agli schemi di Inzaghi come esterno di centrocampo e alternandosi all'occorrenza con il francese per svariare sul fronte offensivo senza boe di riferimento. Ne sono nate prestazioni dall'alto rendimento tanto che è nella top five dei migliori rossoneri della stagione e tra i giocatori maggiormente utilizzati dal tecnico.
L'esterno che mancava – Non è un uomo d'area ma l'ex Atalanta ha saputo anche segnare al momento giusto (7 reti di cui 4 decisive per i successi milanisti), ma soprattutto ha mostrato di essere uomo-squadra offrendo 11 assist ai compagni. Un patrimonio importante di un 25enne in rampa di lancio e che il Milan ha fortemente voluto. Un affare sotto ogni punto di vista: nazionalità italiana, prezzo inferiore ai 10 milioni di euro, reduce da almeno un’esperienza in Serie A e duttile in campo. Oggi Bonaventura vale molto di più economicamente ma ciò che più conta è che tatticamente ha dimostrato di poter essere utilizzato in diversi modi. Se il Milan riuscirà – come vuole – a trovare un attaccante di riferimento, l'ex nerazzurro potrà integrare le sue qualità come esterno lavorando insieme ai vari Cerci ed El Shaarawy per garantire maggiori soluzioni sulle fasce.