Melli: “Parma come il Titanic, per me è morto a novembre scorso”
Manenti assicura che il Parma non fallirà, chiuderà la stagione (domenica andrà a Genova) e non porterà i libri in tribunale. "Salverò la società", dice con fermezza a Radio24 il presidente ma nessuno gli crede. Pignoramenti, rubinetti chiusi dei fornitori (che vantano crediti per migliaia di euro), dipendenti alla canna del gas e squadra allo sbando già dallo scorso mese di novembre, giorno 15 per la precisione come racconta Melli alla Gazzetta di Parma. "Per me il Parma è morto allora, quando Ghirardi si presentò nello spogliatoio chiedendo scusa per i mancati pagamenti e per la penalizzazione. Gliene dissero di tutti i colori ma lui incassò senza replicare. Quando ha ceduto la società è andato via senza salutare e ci siamo ritrovati con Taçi, Kodra, Manenti".
Silenzio assoluto fino alla deflagrazione del club. Eppure s'erano già manifestati segnali che la situazione stesse precipitando: dall'elevato numero dei tesserati (circa 240) fino al mancato adempimento dei pagamenti federali, alla licenza Uefa negata per questioni di bilancio… in mezzo la speranza da parte di fornitori e dipendenti che la burrasca passasse lasciando spazio a tempi migliori. Perché, se tutto era noto, nessuno ha parlato? "Ho sempre paragonato il Parma dell'anno scorso al Titanic… tutti viaggiavano in prima classe, poi è bastato uno scoglio (la licenza Uefa, ndr) per far saltare ogni cosa".
Nessuna liquidità. Melli racconta altri dettagli di questa vicenda così intricata, come vivere un incubo a occhi aperti: "I dipendenti dovevano anticipare i soldi della benzina e ottenere il rimborso era sempre più difficile. Nel 2009 per corrispondere un premio ai giocatori mi chiese 100 mila euro in prestito. Ci sono voluti 3 anni prima che li riavessi… Non so come si è arrivati a questo punto, Leonardi aveva realizzato ottime plusvalenze e non erano mai stati fatti acquisti di mercato particolarmente onerosi, oltre tutto c'erano i proventi dei diritti tv". Il punto adesso si chiama fallimento, con l'istanza presentata dalla Procura che arriva agli sgoccioli mentre l'ufficiale giudiziario mette sigilli, pignora e perfino la panchina di Donadoni è finita all'asta.
Indagine per bancarotta fraudolenta. La Procura ha aperto un dossier anche per il reato di bancarotta fraudolenta: "Quando lo stato di dissesto di una società è evidente e si possono presumere condotte illecite che l’abbiano causato, si può comunque ipotizzare la bancarotta fraudolenta". Al momento, però, non risultano persone iscritte nel registro degli indagati. Per il 19 marzo resta intanto fissato l’udienza per la richiesta di fallimento del Parma Fc, richiesta avanzata dalla stessa Procura per inadempienze fiscali.