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Mazzarri: “La mia Inter tosta e competitiva per tornare a vincere” (VIDEO)

https://youmedia.fanpage.it/video/ak/UbBzZuSwSCIO6gxy Walter Mazzarri è tirato a lucido, sorridente, pronto a sottoporsi al fuoco di fila delle domande dei giornalisti. Il Napoli, la Champions, De Laurentiis, i…
A cura di Maurizio De Santis
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il tecnico dell'inter

Walter Mazzarri è tirato a lucido, sorridente, pronto a sottoporsi al fuoco di fila delle domande dei giornalisti. Il Napoli, la Champions, De Laurentiis, i rapporti con la sua ex squadra, il passato già archiviato, la riconoscenza a Moratti, l'ambizione e i metodi di lavoro che adotterà per restituire al campionato e ai tifosi un'Inter competitiva. Tutto d'un fiato, ogni tanto sorseggia un po' d'acqua e respira. Poi attacca di nuovo, il copione lo conosce a memoria: è uomo di calcio, sa come si affrontano (anche) situazioni del genere. Da San Gennaro alla Madunina, dal San Paolo fino a San Siro, la Scala del calcio per la Milano rosso-nerazzurra che parla con lo spiccato accento toscano dei suoi allenatori.

Vedi Napoli. "E' stata una scelta a se stante. Concludere dopo 4 anni il ciclo con il Napoli era già maturata all'inizio dell'ultimo anno quando rifiutai il prolungamento del contratto. Da quel momento in poi, ho deciso di chiudere con il Napoli e potevo anche rimanere fermo, se non ci fosse stata una richiesta che tornava a darmi altri stimoli, una di questa è stata l'Inter e mi è piaciuto tutto, mi sono sentito pronto e carico per accettare la nuova sfida con l'Inter, sono arrivate altre proposte ma non dico quali".

Non sono un traditore. "Il presidente De Laurentiis usa fare delle battute… alcune vengono bene, altre male. A Napoli sono stati 4 anni bellissimi, è stato un bel matrimonio ma può anche finire. Non vorrei però mai sentire dire la parola tradimento, non l'accetto. Sono andato via per i motivi di cui ho parlato".

Dalla stalle alle stelle (della Champions). "Sono arrivato a Napoli che era sestultimo e con la stessa squadra abbiamo sfiorato la Champions. Ma sono partito con il piede giusto con 15 risultati positivi consecutivi. Bisogna cercare di dare subito un'impronta".

Il sì a Moratti. "Con Moratti ho avuto un incontro molto positivo, ho avuto una grande impressione, è un signore. Ho saputo che anche lui ha avuto una bella impressione. Ho detto quali erano i miei intendimenti e l'ho visto deciso a prendere un allenatore con le mie caratteristiche. E sono in grado di poter dare quello che vuole. L'Inter ha il dovere di tornare ad essere competitiva. Il tifoso interista vuole vedere una squadra tosta e vera e che ritorni a vincere nel proprio stadio".

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Il generale e i colonnelli. "Sono un allenatore un po' accentratore, ma il presidente voleva un tecnico di personalità e credo di averla, mi piace assumermi tutte le responsabilità, la preparazione, il reparto sanitario, con i professionisti dell'azienda". Definito anche lo staff dei collaboratori. "Giuseppe Baresi rimarrà con me, una bandiera per tutti e l'ho voluto al mio fianco per aiutarmi a capire gli aspetti dell'Inter, lui rimarrà e poi ho portato Pondrelli come preparatore atletico che è con me dalla primavera del Bologna e le nostre squadre hanno corso e sono sempre state in salute. Il secondo sarà Frustalupi, poi ci sarà un collaboratore tecnico sul campo, Luca Vigiani, e Papale come preparatore dei portieri, oltre a degli osservatori".

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Mix di gioventù ed esperienza. "Per vincere ci vuole la giusta miscela di giocatori, quello che deve crescere, quello maturo, quello che risolve le partite. Se mi si chiede di fare 50 punti posso fare una squadra di giovanissimi, ma per competere per i primissimi posti con Juve, Milan, Napoli, Roma, Lazio, Fiorentina, non posso fare una squadra di giovanissimi".

Onori e oneri dell'incarico. "Sono un allenatore e ho il dovere, quando accetto un incarico, di pensare a come far rendere i giocatori che la società ha a disposizione. Io credo che la rosa dell'Inter non può essere, come risultati e rendimento, quella che ha chiuso il campionato scorso, credo sia superiore rispetto a quello che è successo. Allenare l'Inter è un'altra cosa? Allenare quattro anni a Napoli mi fa dire che posso allenare ovunque".

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Il modulo di gioco. "Il mio modo di giocare parte dal concetto di impostare con la difesa a tre, ma ho dei meccanismi che non ridurrei a dire gioca a tre. L'importante è che i giocatori conoscano i codici e non improvvisare in partita. Bisogna lavorare almeno 14-15 giorni in modo intenso in ritiro. La società aveva preso alcuni impegni con delle amichevoli e abbiamo cambiato un po' il programma. Samuel? E' un giocatore talmente bravo, serio e importante che non ho bisogno di parlarci. Comunque parlerò con tutti individualmente il primo giorno e prima del discorso alla squadra".

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Ritrova Fantantonio. "Cassano? Dovremo far sposare da subito il concetto che qui da oggi si pensa solo per l'Inter, l'interesse personale viene dopo. Solo così il percorso sarà in discesa – aggiunge Mazzarri -. Kovacic? E' un ragazzo interessante ma finché non lo alleno non voglio esprimermi".

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Il confronto con Mourinho. "Non ho mai pensato ai confronti perché credo che l'allenatore sia un po' come un artista e non si possono fare paragoni, ognuno è se stesso. La mia caratteristica è quella di pensare sempre che il meglio debba ancora venire, ovunque vado voglio lasciare un segno, finora ci sono sempre riuscito e spero di farlo anche qui – spiega il tecnico toscano – Mourinho è un allenatore vincente, siccome vogliamo vincere entrambi può esserci sempre qualche scaramuccia, ma il rispetto da parte mia non è mai mancato".

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