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Matuidi impressionato da Ronaldo: “Noi stanchi morti, lui si allena come un matto”

Blaise Matuidi ha raccontato in un’intervista un aneddoto su CR7 avvenuto di recente, dopo la vittoria della Juventus in Champions contro il Manchester United. “Dopo la partita eravamo tutti molto affaticati e anche il giorno dopo avvertivamo la stanchezza. Cristiano è arrivato al campo e si è messo a lavorare come un matto. Quando gli ho chiesto perché mi ha risposto che lui ‘deve” comportarsi così”.
A cura di Maurizio De Santis
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Blaise Matuidi conosceva la grandezza di Cristiano Ronaldo, sapeva quanto attento alla cura del proprio fisico e quanta abnegazione infondesse negli allenamenti ma certo non immaginava fino a che punto si prodigasse nel lavoro quotidiano. Lo ha scoperto all'indomani della trasferta di Champions della Juventus a Manchester: CR7 tornava nel ‘suo' Old Trafford, lo stadio che lo aveva accolto quand'era ancora un talento pronto a esplodere. Affidato alle cure paterne di Sir Alex Ferguson, quel ragazzo di Funchal (che correva accanto alle auto ferme al semaforo nel traffico per vedere fino a che punto il suo scatto fosse più veloce al ‘verde') fece passi da gigante e spiccò il volo. Non ha segnato ma il cinque volte Pallone d'Oro lusitano ha lasciato comunque il segno: prima facendo un selfie in campo con un tifoso che aveva fatto invasione poi servendo il cross del vantaggio realizzato da Dybala.

Cosa ha fatto dopo il match l'ex stella del Real? Lo ha spiegato ai microfoni di Radio Monte Carlo il centrocampista francese, mostrando assoluta meraviglia per le incredibile energie del compagno di squadra e per la dedizione quotidiana negli allenamenti (dentro e fuori dal campo).

Dopo la partita contro il Manchester United eravamo tutti molto affaticati – ha ammesso l'ex Psg – e anche il giorno dopo avvertivamo la stanchezza di una partita molto stressante. Cristiano no. E' arrivato al campo e si è messo a lavorare come un matto. S'impegnava al massimo più di tutti. Quando gli ho chiesto perché mi ha risposto che lui ‘deve' comportarsi così. Ecco perché a 33 anni per noi è uno stimolo a fare sempre meglio.

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La potenza è nulla senza controllo e il talento non serve se non lo alleni. CR7 lo sa bene: se c'è una cosa che Sir Alex gli ha insegnato per prima è stata proprio la disciplina nel lavoro. Il resto è un miscuglio di classe, forza di volontà e desiderio di migliorarsi sempre senza accontentarsi. Sia al campo d'allenamento come in partita, non importa.

Cristiano è un fuoriclasse e la sua presenza contribuisce a migliorare tutto il gioco della squadra. E' un esempio, un leader. Tutti quelli che scendono in campo al suo fianco si sentono molto più forti.

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