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Manuel Locatelli, professione “mediano”. Il Milan lo scippò all’Atalanta

Tecnica di base, buona fisicità e intelligenza tattica da vendere: Locatelli è un centrocampista di grandi prospettiva ma ha bisogno di giocare, di sbagliare e di crescere in maniera tranquilla, senza paragoni impegnati, per continuare il suo percorso e diventare uno dei nuovi punti di riferimento del Milan e della Nazionale.
A cura di Vito Lamorte
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C'era una volta l'Italia che aveva smesso di produrre calciatori di livello e che fossero in grado di emozionare gli appassionati di futbol del Belpaese. Quando? Fino a pochi mesi fa era diffusa l'idea che in Italia non vi fossero più calciatori forti, in grado di poter essere dei validi portabandiera della tradizione calcistica tricolore, invece ora siamo tutti concentrati sulla crescita di alcuni calciatori che si stanno prendendo le luci della ribalta in Serie A e sono già parte della Nazionale di Giampiero Ventura. Questa è l'undicesima puntata di una rubrica che si chiama "Generazione Zero" nella quale parleremo di giovani poco considerati fino a qualche tempo fa ma che ora sono al centro delle settimanali discussioni calcistiche dello "stivale". Dopo aver parlato di tanti attaccanti e analizzato alcuni profili di centrocampisti come Verratti, Gagliardini, Pellegrini e Benassi, questa è la volta di Manuel Locatelli.

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Il centrocampista del Milan si è messo in mostra soprattutto nella prima parte di stagione e ha accumulato quel minimo di esperienza che gli mancava per giocare con sicurezza. Molti hanno apostrofato il suo stile di gioco come "molto elementare" perché la maggior parte delle volte controlla i palloni che gli arrivano per poi cercare il compagno a cui è più facile e sicuro far arrivare la palla ma Manuel ha dei grandi margini di miglioramento e col tempo si potrà avere un’idea più chiara di quale possa essere la sua crescita come regista del gioco. Locatelli deve avere la possibilità di giocare con continuità e l'essere stato messo da parte nel girone di ritorno non è pienamente comprensibile soprattutto perché José Sosa non è sembrato molto più d'impatto del giovane lombardo. Il giovane rossonero ha bisogno di giocare, di sbagliare e di crescere in maniera tranquilla, senza paragoni scottanti, per continuare il suo percorso e diventare uno dei nuovi punti di riferimento del Milan e della Nazionale italiana.

Lo scippo del Milan all'Atalanta

L’ho avuto all’Atalanta per tre anni. Arrivò da noi da Pulcino. Già negli Esordienti faceva la differenza. Successivamente arrivò il Milan e ce lo portò via, peccato sarebbe stato bello se avesse continuato a Bergamo. L’ho visto un paio di volte con la Primavera ed è inutile negarlo, i colpi ci sono. Adesso non so dire a che livelli d’eccellenza possa arrivare. (Mino Favini, allenatore giovanili Atalanta)

Manuel Locatelli ha cominciato a giocare a calcio in un oratorio di Pescate, in provincia di Lecco; e a 8 anni è passato all’Atalanta. La squadra di Bergamo scopre questo ragazzino del '98 grazie alla sua grande rete di osservatori per il vivaio e alla capacità di trovare talenti in Lombardia: Locatelli cresce nel settore giovanile nerazzurro e le sue qualità sono molto evidenti fin da subito. Nell’estate del 2009 l’Atalanta riesce a scippare un calciatore al Milan (il difensore classe ’98 Mattia Alborghetti, ragazzo in prestito al Pontisola in Serie D e rientrato negli Allievi Nazionali della Dea) e i rossoneri decidono di rispondere al colpo per Manuel Locatelli grazie alla regola secondo cui prima del compimento dei quattordici anni, i ragazzi sono tesserati con il cartellino annuale, cioè da rinnovare a fine stagione. I rossoneri non ci stanno a fare una brutta figura e allora riescono a mettere le mani sul centrocampista di Pescate.

La trafila rossonera

Locatelli ha fatto tutta la trafila nelle squadre giovanili del Milan, a volte da sotto età, ed è diventato uno dei perni della Primavera allenata da Filippo Inzaghi. Allo stesso tempo ha giocato in tutte le Nazionali giovanili italiane, dall’Under 15 all’Under 19, e ha iniziato ad allenarsi con la prima squadra con Massimiliano Allegri durante i suoi ultimi mesi al Milan, e l’anno scorso Siniša Mihajlović ha cominciato a portarlo panchina.

Il suo esordio in Serie A è arrivato il 21 aprile 2016, con Cristian Brocchi come allenatore, giocando per tre minuti contro il Carpi mentre la prima da titolare è datata 14 maggio nella gara con la Roma: contro i giallorossi molti hanno dubitato sulla scelta di farlo partire dall'inizio in un ruolo delicato come quello del regista ma gli è bastato prendere confidenza con la categoria per risultare inserito.  Locatelli ha messo insieme 24 presenze al suo primo anno "vero" di Serie A, condite da due reti, per un totale di 1.599 minuti ma il poco impiego in questa seconda parte di stagione fa un po' insospettire, e arrabbiare, perché il giovane rossonero farà parte della spedizione dell'Under 21 in Polonia per l'Europeo. Nel 2015 il The Guardian lo ha infatti inserito nella lista dei 50 migliori giocatori del mondo nati nel 1998.

Tecnica, forza e intelligenza tattica

Il centrocampista del Milan ha sempre mostrato, dai suoi esordi, piedi da predestinato e struttura fisica molto interessante e si è preso la linea mediana della squadra rossonera dopo l'infortunio di Riccardo Montolivo. Questo ragazzo del ’98 ha una qualità nel giocare il pallone davvero importante ed è molto bravo con entrambi i piedi: possiede un buonissimo controllo e con il primo tocco riesce quasi sempre a indirizzare la palla dove vuole per la giocata successiva.

Il ragazzo di Pescate ha dalla sua, come già anticipato, una buona fisicità che gli permette di essere davvero incisivo in fase difensiva e quando va in contrasto con gli avversari per recuperare il pallone e ribaltare subito l'azione. Non si tratta di un calciatore forte fisicamente perché "costruito" ma riesce a sfruttare bene la sua struttura (1,86 per 75 kg). Le sue lunghe leve gli permettono di provare spesso anche i tackle e tentare di anticipare il diretto avversario.

La buona tecnica di base gli permette di essere determinante anche in fase offensiva e le reti contro Sassuolo e Juventus lo dimostrano: Locatelli possiede un ottimo tiro dalla distanza e con il passare degli anni, magari, potrebbe trovare la sua dimensione più da mezz'ala che da uomo davanti alla difesa per sfruttare di già questa sua caratteristica. L'unica variante che potrebbe impedire questa trasformazione è il suo scarso dinamismo.

Locatelli è molto intelligente, ha un senso della posizione spiccato ed è capace di leggere lo sviluppo dell’azione avversaria e andare a coprire le zone di campo scoperte: le sue scalate in fase difensiva danno l'idea di come Manuel conosca bene il rettangolo verde e le porzioni di campo da tenere sotto controllo in determinati momenti della gara.

Il centrocampista dell'Under 21 è bravo a ribaltare l'azione grazie ai lanci e alle aperture che permettono di far ripartire la squadra e mettere in difficoltà le difese avversarie ma, sicuramente, Locatelli ha dimostrato di essere molto più capace di giocare la palla al compagno vicino, cercare la soluzione semplice senza troppo pensare all'estetica o alla giocata. Siamo di fronte ad un calciatore pratico che bada poco ai fronzoli e molto di più alla sostanza.

Va in difficoltà quando incontra squadre che gli mettono pressione fin subito ma questo timore può essere battuto solo con l'esperienza e un cospicuo numero di gare sulle spalle. Manuel Locatelli ha tutte le carte in regole e le qualità per diventare un calciatore importantissimo ma il suo poco impiego dell'ultimo periodo può rallentare il suo percorso di crescita. Il rossonero ha delle caratteristiche molto diverse da quelle degli altri centrocampisti in odore di azzurro per il prossimo futuro e per questo ci auguriamo di vederlo sempre più spesso in campo sia con il Milan che con la Nazionale: è fondamentale per lui e per noi osservatori capire fino a dove può spingersi questo ragazzo senza paragoni impegnati e pressioni inutili che potrebbero compromettere il suo cammino verso la maturità.

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