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Manchester United, i diavoli rossi che spopolano anche tra i monaci buddisti

La piacevole scoperta attraverso un reportage del fotografo italiano Alessandro Cinque finito sul sito ufficiale dei Red Devils. “Il calcio dev’essere questo” ha spiegato Cinque “collante e aggregante al di là di barriere sociali, religiose ed economiche”
A cura di Alessio Pediglieri
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credits alessandrocinque.com
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La religione non c'entra nulla. Ma è pur vero che i Diavoli di Manchester hanno fatto proseliti anche tra i monaci buddisti in Birmania. Il tutto è stato immortalato da un fotografo italiano, Alessandro Cinque, all'interno di un reportage in Myanmar. E non è uno scherzo – anche so potrebbe sembrare tale: la vita morigerata all'interno del monastero e tra le strade della piccola cittadina concede poche distrazioni oltre alla meditazione e alla preghiera. Ma una di queste è un altro tipo di ‘fede', più terrena e pagana: quella per uno dei club più conosciuti e vincenti, il Manchester United, i Diavoli Rossi inglesi. Gli unici diavoli che i monaci possano seguire e tifare.

Le fotografie scattate dal fotografo italiano hanno fatto il giro del mondo – come riporta Gazzetta – e sono finite anche sulla pagina ufficiale del sito del club inglese con tanto di intervista. Dopotutto i soggetti sono unici: monaci buddisti intenti in un bar a fissare entusiasti la tv dove scorrono le immagini di una partita di calcio. E dall'obiettivo della macchina fotografica di Cinque si intravvede una maglia rossa, dello United, malgrado ultimamente non stia raccogliendo molti consensi. Il tutto poi viene ribadito da un altro scatto ancor più esplicito: in uno stenditoio, insieme ai tanti sai e tuniche, compare anche un asciugamano del Manchester United ad asciugare.

"La grandezza del Manchester United in questo caso si presta come collante per guardare una partita di calcio tutti insieme, la sera, dopo una giornata di lavoro, di preghiera o di viaggio" ricorda il fotografo italiano, Alessandro Cinque. Che sottolinea la forza aggregante dello sport, anche nei punti più remoti della terra, al di là di barriere culturali, religiose o economiche: "In monastero, essendo paesi poverissimi, non hanno a disposizione televisori, per questo motivo nelle loro sere libere si ritrovano insieme per guardare le partite e confrontarsi sulle loro idee. Di solito vanno a letto alle 19, ma quando c'è la partita si guarda la partita. Per me il calcio deve essere questo, aggregazione, collante tra popoli. Questo è il calcio che amo, non quello che si consuma da solo davanti ad un televisore.

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