Manchester City-Napoli 1-1: gli azzurri fanno tremare l’Europa all’esordio in Champions League
Dicesi sacrificio l’offerta della vita per la realizzazione di un ideale, per il bene degli altri o per il perseguimento di uno scopo superiore. E allora provate voi a descrivere con parole diverse la partita di Edinson Cavani, o forse, come giustizia pretende, di questo Napoli.
EMOZIONI – All’Eitahd Stadium, precedentemente detto “City of Manchester Stadium”, il Napoli di Mazzarri si mostra al pubblico europeo con una prestazione da far venire la pelle d’oca e che riscrive forse i pronostici del discorso qualificazione alla fase finale. Già, perché se a sentir parlare gli addetti ai lavori, quella di stasera, sarebbe dovuta essere un’autentica carneficina, con i padroni di casa che avrebbero dovuto surclassare quella squadretta timida e impacciata che al Gamper prese 5 sventole dai Campioni di Europa del Barcellona, il verdetto del campo, quello giocato e non quello chiacchierato da chi considera forse il calcio una scienza esatta, è ben diverso.
A punti è pari e patta a tutti gli effetti, e che qualcuno non osi dire che i legni del City sono due contro uno, perché il salvataggio di Kompany sulla girata al volo di Marek Hamsik vale più di un legno, di uno straripante possesso palla e forse anche più di un gol. Perché se quel pallone fosse entrato in rete, come sarebbe dovuto essere se il roccioso difensore belga non si fosse innalzato a salvatore della patria, forse adesso sarebbe tutta un’altra storia. E invece il tabellino dice Manchester 1 Napoli 1 e questo nessuno lo cambia. Cambia però il giudizio e la considerazione di una squadra che fa del sacrificio, della passione e della grinta il suo marchio di fabbrica, e allora tasto rewind, riavvolgiamo il nastro e ripartiamo da zero.
L'ESORDIO – Le note della Champions sulle maglie del Napoli mancano da 21 anni, da quando, destino vuole, che sulla panchina del Napoli sedeva proprio il padre dell’attuale direttore sportivo azzurro, quell’Alberto Bigon che portò il Napoli sul tetto d’Italia nel 1989-1990 e che fu eliminato, ai calci di rigore, dallo Spartak Mosca, negli ottavi di finale di quella che allora era chiamata “Coppa dei Campioni”. Oggi tante cose sono cambiate, dal mister ai giocatori, dalla società al campo di allenamento eppure c’è qualcosa che resta sempre uguale: la passione dei tifosi. Arrivano con quattro voli charter, invadono Manchester, s’impossessano di uno stadio, e con i loro cori disorientano gli inglesi tra le mura di casa regalando agli undici in campo una marcia in più. Passione e sacrificio è questo il mix vincente, è questo che rende lo straordinario ordinario e per un po’ l’impossibile realtà.
PRIMO TEMPO DI STUDIO – Mazzarri mette Zuniga per Dossena e Gargano per Dzeimaili, e parte con un’idea ben chiara: “Giocarsela a viso aperto”. Mancini, dal canto suo, non è da meno e per l’esordio del suo City nella massima competizione europea non vuole sentire ragioni: il suo imperativo è “vincere”. E infatti, nei primi 46 minuti lo score parla chiaro 70% di possesso palla dei padroni di casa contro il 30% degli ospiti ma nonostante i numeri è del Napoli la più ghiotta delle occasioni. Lavezzi, è in stato di grazia e quando l’undici di Mazzarri riparte mette i brividi a una difesa che tanto compatta non è. Il Pocho al 18’ approfitta di un goffo tentativo di anticipo del centrale dei citizens, Vincent Kompany, lascia sul posto il colosso belga, saluta e s’invola verso il cuore dell’area di casa e quando libera il suo piatto destro il silenzio cala all’Eithad Stadium. I tifosi partenopei accompagnano ammutoliti il pallone che sembra esser destinato in porta e proprio quando stanno per lanciarsi in un incredibile urlo liberatorio, il rumore tonfo della traversa strozza la voce in gola e trasforma la gioia in un rimpianto struggente.
Il City non si fa intimorire, anche se perde un po’ della sicurezza mostrata sin dalle battute iniziali, e riprende a macinare gioco. Il Napoli attende pronto a volare in contropiede sfruttando una disposizione tattica in campo a dir poco perfetta. Che bel Napoli, compatto in difesa, pungente davanti, con Cavani disposto a fare il quinto centrocampista aggiunto e perché no persino il quinto in difesa. Lo vedi poco, nelle manovre d’attacco ma se guardi lo scacchiere “mazzarriano” ti spieghi perché. E’ un Matador votato al sacrificio che si “spompa” per il bene della squadra e che lascia alla velocità di Lavezzi il ruolo da protagonista. Neanche Hamsik è da meno, pronto a ripiegare per poi far ripartire e ripartire. I magnifici 3 raddoppiano le marcature, recuperano palloni, lottano alla Gargano in mezzo al campo senza mai mai smettere di rendersi pericolosi. Sul fronte opposto gli inglesi terrorizzano con Dzeko, autentico centravanti di razza cui è quasi impossibile togliere il pallone o riuscire ad anticiparlo rubandogli lo spazio. Il gigante bosniaco fa reparto da solo, difende palla, fa sponda, tira e serve i compagni mettendo in serie difficoltà capitan Cannavaro. Aguero fa il resto, Nasri e Silva sono le frecce di un attacco che tutto sembra furchè quello di una debuttante e con un poker così sul tavolo puntare al piatto è cosa ovvia. Al 35’, infatti, da un calcio d’angolo di Lavezzi, il Manchester City trasforma l'azione da difensiva in offensiva, El Kun Aguero manda alle ortiche Aronica e invita a nozze Yaya Tourè, ma l'insormontabile diga di casa alza troppo la mira colpendo la traversa sulla testa di un De Sanctis ormai battuto. Il City pareggia il conto delle traverse e niente più mentre Eriksson manda tutti negli spogliatoi.
NUOVA CONSAPEVOLEZZA -La seconda frazione di gioco vede gli stessi effettivi in campo, ma questa volta il Napoli non attende in sordina anzì costringe il City all'angolo. Al 4′, Marek Hamsik prova a mandare gli inglesi al tappeto, ma il suo destro al volo viene ribattuto sulla linea di porta da Kompany: è il preludio al gol. Mancini trema e inizia a studiare le contromosse, Mazzarri sbraita e si dispera quando si vede costretto a richiamare in panchina il Pocho, uno dei migliori, per infortunio. Tutti si aspettano Pandev e invece ecco Dzemaili, con il conseguente cambio di schema: si passa al 3-5-1-1. Cambia poco, o forse cambia molto, fatto sta che il Napoli trova la via del gol da lì a poco. Maggio recupera palla in difese e si lancia in un fulmineo contropiede. Il City è spaccato in due e SuperBike lo attraversa come il coltello caldo nel burro. Hamsik e Cavani accompagnano la sua azione e attendono l'assist perfetto. Il laterale azzurro sceglie Cavani e il Matador non delude. La sua stoccata è secca e precisa, passa sotto le gambe di Harth e finisce in fondo al sacco. E' l'1-0, a Napoli è bolgia; l'impossibile si sta realizzando, i tre punti sono lì, a un passo, mentre adesso tutta Europa sa che questo Napoli fa paura!
La gara non è finita, scontata fin troppo la reazione di quella che da tutti è la favorita al passaggio del turno. L'undici azzurro ripiega in difesa e rischia di chiudere i giochi in più di un'occasione, ma non lo fa. Aguero e compagni ringraziano e impattano il risultato grazie a un punizione millimetrica di Kolarov che De Sanctis nemmeno vede partire. E' l'1-1, e il risultato non cambierà fino al triplice fischio ma è un pareggio che dopo 90′ minuti da autentica protagonista sta stretto a un Napoli che adesso ha fiducia nei suoi mezzi e che a prescindere di quel che sarà merita le scuse, di molte molte persone.