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“Manca qualità”: nella sfida tra Spalletti e Suning, l’arbitro sarà la Champions?

Le dichiarazioni dopo il pareggio contro il Napoli potrebbero avere infastidito la proprietà cinese e scoperchiato un malumore di sottofondo tra tecnico e club. Tutto è legato alla qualificazione Champions, ma ci sono anche motivi per cui – non arrivasse – l’Inter dovrebbe continuare con Spalletti.
A cura di Alessio Pediglieri
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Luciano Spalletti e l'Inter hanno un contratto che scadrà solamente nel giugno del 2019. Ma già la prossima estate ci sarà un giro di vite tra società e tecnico. Doveroso, dopo le dichiarazioni rilasciate dall'ex allenatore della Roma giunto a Milano nello scorso mercato e oggi polemico sulla rosa a disposizione e le scelte fatte dalla proprietà cinese.

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Nessun diretto riferimento a Suning, ma la ‘mancanza di qualità' con cui ogni domenica Spalletti deve fare i conti, non è passata inosservata tra la dirigenza nerazzurra. Una puntura fastidiosa che arriva dopo il pareggio con il Napoli, specchio riflesso di ciò che l'Inter vorrebbe essere ma non è. E che ha ricacciato l'Inter nella zona paludosa ai margini della qualificazione in Champions League.

Le ragioni di Spalletti

Qualità limitata

Luciano Spalletti ha ragione. Quest'Inter non ha qualità immense, è una buona squadra, una rosa ricca anche se non completa. E questo, il tecnico toscano lo ha sempre sostenuto e ribadito. Anche in tempi non sospetti. Ma si sa, quando tutto va bene e hai il supporto dei risultati, nulla si distrugge e tutto si trasforma.

Lo ‘specchio' col Napoli

Oggi, che sul campo la vittoria è sempre più un esito sporadico e si sta venendo risucchiati tra le due squadre capitoline e il prepotente ritorno del Milan, una squadra incompiuta è l'argomento del giorno e quando Spalletti lo ha fatto notare a fine confronto con il Napoli ("loro sì di qualità ne hanno") è scoppiata la piccola bolla nerazzurra.

La rosa incompleta

Le parole del tecnico hanno fatto riferimento a ciò che tutti sappiamo da sempre: l'Inter manca di un trequartista e l'arrivo del tecnico Rafinha è un palliativo più da tampone immediato che da soluzione a lungo termine. In difesa, oltre a Skriniar e Miranda, non c'è un ricambio all'altezza; sulle fasce le delusioni si chiamano Santon (in panca) e Nagatomo (ceduto) e la crescita di Cancelo è in fase d'opera. E poi nessuna scelta offensiva a parte Icardi che da quando non segna con continuità ha messo l'Inter nei guai.

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Le ragioni del club

Già in agosto si sapevano i limiti

Da qui il lamento di Spalletti. Che però ha anche una fetta nella torta del torto. La rosa è pressocchè quella che si era ritrovato in mano ad agosto, durante la preparazione. I problemi di oggi li conosceva anche allora, a palla ferma. Giustamente in estate aveva professato entusiasmo ma sapeva già con che cosa aveva a che fare. E ribadirlo oggi suona più che come uno sprono, come una critica alla società.

Le scelte sbagliate in campo

Spalletti ha torto anche in alcune scelte fatte, perché alcuni punti persi per strada sono figli di formazioni che non hanno convinto. E soprattutto a lui è stato richiesto sin da subito di dover gestire il gruppo prima che i singoli visto che ad uno a uno di giocatori di qualità l'Inter ne ha. Il punto è farli giocare insieme.

L'azzardo di Spalletti

Adesso, il bivio. Dopo quelle dichiarazioni, Spalletti rischia di farsi autogol da solo: se raggiungerà la Champions malgrado tutto darà una prova di forza notevole ma confermando poco feeling con proprietà e dirigenza. Il che potrebbe comunque compromettere un rapporto a lunga durata. Se non arriverà in Europa, il fallimento sarà soprattutto suo per aver accettato un progetto in cui Suning ha sempre ribadito la volontà di non investire al momento.

Il vero presupposto perché tutto continui

Al di là dei risultati – che pur tutto decidono – il matrimonio Spalletti Inter dovrebbe essere risolto se davvero esistono queste frizioni interne e questa divergenza soprattutto sulla rosa da avere a disposizione. Già in passato in società si è vissuta una situazione simile, con Roberto Mancini nell'ultima parentesi dello jesino in nerazzurro e non ha fatto bene al club. Se il problema è solo la qualificazione in Champions, ma c'è unità di volere ed intenti, anche in mancanza dell'Europa entrambi avrebbero il dovere di continuare: Roma non si è fatta in un giorno. Figuriamoci l'Inter in un anno.

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