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Lukaku in, Icardi out: cosa perde e cosa guadagna l’Inter di Conte

L’Inter ha cambiato in attacco preferendo la forza e l’esperienza di Romelu Lukaku alla media gol di Mauro Icardi. Due classe 1993 tra i migliori bomber in circolazione. Il belga ha maturato una migliore mentalità internazionale, aspetto fondamentale per Conte pronto a rinunciare alla migliore media-gol di Maurito.
A cura di Alessio Pediglieri
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L'Inter ha fatto la propria scelta per l'attacco: giocherà con Romelu Lukaku, il gigante di Anversa e lascerà partire Mauro Icardi che in nerazzurro si è consacrato uno dei migliori attaccanti in circolazione. Una scelta voluta da Antonio Conte, neo allenatore interista che aveva posto come condizione necessaria per cambiare rotta l'acquisto del bomber di origini congolesi e nato in Belgio. Un cambio di rotta nel futuro nerazzurro, con il passaggio tra due giocatori nati per segnare ma con caratteristiche e storie – non solo sportive – completamente differenti.

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1993, classe di bomber

Stessa classe, 1993, con Maurito più giovane di una manciata di mesi all'anagrafe (è nato a febbraio a Rosario quando il piccolo Romelu veniva alla luce a maggio, ad Anversa). In campo a bruciare le tappe è il piccolo (si fa per dire) Romelu che nelle giovanili dell'Anderlchet imperversa tra i pari età, a suon di gol. Anche se più giovane di Maurito, inizia la sua carriera prima, nella stagione 2008/09 in prima squadra giocando nel campionato belga, mentre Icardi si presenterà al grande pubblico solo nel 2010/11 nella Primavera della Sampdoria al Torneo di Viareggio.

La carriera di Lukaku, subito in prima squadra

Un cammino differente che però accomuna i due attaccanti all'insegna del gol. Lukaku sbaraglia qualsiasi concorrenza in Belgio, guadagnandosi la maglia della Nazionale (di cui è capocannoniere assoluto) e vincendo due Juppiter League prima del grande salto in Premier. I primi gol arrivano in Europa League con l'Anderlecht e dal 2010 in poi Lukaku non si ferma più: ne farà 194 in 422 presenze, tra Premier, Champions, FA Cup.

Icardi e la gavetta in Primavera

Per Icardi, l'esplosione arriva molto più lenta: quando il belga è già una stella europea emozionando prima con la maglia del West Bromwich in Championship, l'argentino mette fuori la testa timidamente in Serie A con la Samp (31 presenze e 4 reti). Per Icardi, però, la gavetta si dimostra fondamentale, lo forma come giocatore e si presenta nel nostro campionato come uno dei marcatori più completi, tanto da venire ingaggiato nel 2013 dall'Inter, lo stesso anno in cui Lukaku lascia il Chelsea per l'Everton.

La doppia svolta contemporanea: Inter e Everton

Due scelte professionali che consacreranno i due attaccanti all'interno del panorama dei bomber europei, con il belga che farà un ulteriore passo in avanti (al Manchester United) mentre Icardi riuscirà a trascinare l'Inter fuori dalle paludi e riportare il club in Champions League.

Lukaku: più esperienza e mentalità vincente

Ma Lukaku oggi si presenta con un curriculum più completo di Icardi. Se si guarda la media gol sembra che l'Inter oggi perda moltissimo. L'argentino segna una rete ogni 1.7 gare, il belga ci mette 2.1 partite a segnare. Ma Conte ci guadagna in mentalità vincente, esperienza internazionale e presenza in area. Lukaku in carriera ha vinto due campionati belga (Anderlecht) e una Coppa d'Inghilterra (Chelsea), conquistando la palma di capocannoniere in Juppiter League (2009-10) e in Europa League (2014-15) e maturando 48 presenze tra Champions e Europa League (e 23 reti) oltre al posto titolare nella propria Nazionale (di cui è il bomber più prolifico di ogni tempo)

Icardi: migliore media gol ma c'è il gap internazionale

Icardi vanta un curriculum personale più modesto. L'argentino con l'Inter ha vinto per due stagioni il titolo di capocannoniere di Serie A ma non può annoverare alcun titolo in carriera. Ha riportato i nerazzurri in Europa, ma conta un'esperienza internazionale modesta: solo 6 partite in Champions League (e 4 gol), 15 in Europa League (6 gol). Poi nazionale con coi è in perenne conflitto tanto da saltare convocazioni mondiali e Copa America.

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