Luis Enrique e la Roma alla conquista dell’Europa
Presente e futuro – Spalle larghe e personalità “da vendere”. Luis Enrique, comunque vada a finire la stagione della Roma, ha già vinto, anzi: convinto! Di Benedetto e la società romanista, hanno finalmente il cavallo giusto su cui puntare, anche per il prossimo campionato. La splendida vittoria contro l’Udinese, mai in discussione anche dopo il pareggio friulano, ha dimostrato per l’ennesima volta come il tecnico asturiano non solo abbia il fisico “bestiale” per resistere agli urti e alle polemiche della Capitale, ma abbia anche il coraggio di scegliere e di imporre le proprie idee. Sempre e in maniera coerente. Come quando lasciò in un angolo Francesco Totti, oppure quando fece sedere in tribuna, a Bergamo, “Capitan futuro” De Rossi per un piccolo ritardo agli allenamenti. Decisioni drastiche, per il bene della squadra, che a turno hanno toccato un pò tutta la rosa. Tutti si sono presi uno “shampoo” energizzante dall’ex tecnico della cantera blaugrana. A torto (De Rossi in tribuna fu, ad esempio un autogol) o a ragione, Luis Enrique ha sempre tirato dritto per la sua strada, forte di un appoggio societario “anomalo” per il calcio italico.
Altalena giallorossa – Ora che, grazie anche agli altri risultati, si è riaperto un piccolo spiraglio per il terzo posto, la sconfitta di Lecce fa meno male.
Partenza in salita – Negare che l’inizio sia stato traumatico per Luis Enrique, sarebbe bugiardo. Formazioni sbagliate, scelte confusionarie, buone prestazioni e cadute rovinose: un mix di problemi che avrebbero giustificato eventuali decisioni societarie (vedi alla voce: esonero). E’ stata brava la società (nonostante i problemi tra il tecnico, Sabatini e Baldini, subito dopo Lecce), è stato bravo il tecnico a cambiare. Non solo a livello professionale, ma anche a livello umano. Basta con il “tiki-taka” d’esportazione catalana, basta con fraseggi e ricami inutili. Più sostanza, anche davanti dove, ora, gli attaccanti corrono e soprattutto rincorrono. Un “refresh” totale. Un cambiamento dovuto anche alla maggiore confidenza con il nostro calcio. Più italiano che spagnolo. Più “Luigi Enrico” che Luis Enrique. Un cambiamento gradito ai giocatori, soprattutto a quelli della vecchia guardia, come ad esempio De Rossi che, nonostante qualche discussione con il tecnico, lo ha sempre elogiato paragonandolo a Luciano Spalletti, uno che a Roma ha lasciato ottimi ricordi.
L’importanza di Totti – Rivedendo gli highlights della gara di ieri, salta subito all’occhio l’importanza del capitano giallorosso. Francesco Totti, quando gioca, è ancora determinante e tutta la squadra acquisisce fiducia e consapevolezza dei propri mezzi. Il boato che ha accompagnato il suo gol contro l’Udinese, è stato un urlo di liberazione. Un segnale al campionato: c’è anche la Roma per la corsa Champions. Messe da parti le incomprensioni di inizio campionato, ora tecnico e giocatore sono sintonizzati sulla stessa frequenza e non mancano di elogiarsi a vicenda. Un patto d’onore tra due uomini veri che hanno lo stesso obiettivo: riportare in alto la Lupa. A partire da domenica prossima, sempre in casa, con la Fiorentina di Delio Rossi e tra quindici giorni a Torino contro la Juventus: 180 minuti decisivi per capire quanto potrà andare lontano la Roma.