Lucescu sul Fenomeno Ronaldo: “Il più forte ma preferiva la disco agli allenamenti”

Mircea Lucescu oggi è lontanissimo dall'Italia e dal nostro calcio dove però ha avuto anche una parentesi importante tra Brewscxia e Inter. Poi il destino gli ha riservato altro, fuori i nostri confini e oggi è allo Zenit a San Pietroburgo da dove però ricorda anche il suo passato in Serie A. Soprattutto legato all'Inter, una avventura durata pochissimo, dove ebbe l'onore di allenare il Fenomeno Ronaldo, senza lesinare commenti e giudizi sui suoi colleghi, da Mourinho a Guardiola.
In nerazzurro fu la classica meteora, ma Mircea Lucescu quella avventura ad Appiano Gentile la ricorda benissimo. Si sedette sulla panchina nerazzurra per una manciata di partite, in tutto 16, con un bilancio tutt'altro che positivo formato da 5 vittorie, 5 pareggi e ben 6 sconfitte che gli costarono l'esonero. Erano gli ultimi anni 90 e la sua parentesi interista durò esattamente dal 2 dicembre 1998 al 22 marzo '99. In quei pochi mesi di gloria ebbe comunque la possibilità di allenare uno dei giocatori più forti al mondo, Ronaldo, il Fenomeno brasiliano.
Di Ronaldo, però Lucescu non ha ricordi proprio positivi, anzi. Era un Fenomeno assoluto, in un'Inter che viveva il fortissimo dualismo tra argentini e brasiliani. Ma non gli piaceva allenarsi tanto da scendere in campo senza le sedute infrasettimanali: "Preferiva la discoteca fino a tardi. Ma dal punto di vista tecnico era insuperabile" sottolinea Lucescu che poi ricorda anche lo spogliatoio, troppo ricco di sudamericani: "Mi ricordo una lite, con me in mezzo che scoppiò tra il gruppo di argentini e quello di brasiliani. Per sedare il tutto dovettero intervenire i diversi procuratori…"
Se questi sono i ricordi nerazzurri, più vivi sono i pensieri che si rivolgono ai suoi colleghi, molto più titolati di lui, come Mourinho e Guardiola ma dai quali non ha molto da imparare, visto i commenti: "Mou e Pep sono due grandissimi allenatori ma al contrario delle apparenze, il più arrogante dei due è Guardiola. Mourinho è una grandissima persona ma concepisce il calcio in modo differente dal mio: a me piace sempre costruire e attaccare"