L’Inter dei giovani si ritrova ancora con la rosa più vecchia d’Europa
Chi ci capisce qualcosa è bravo. Nel mercato della nuova Inter targata Gasperini ad oggi, inizi di luglio, non si comprende ancora il filo logico di una strategia che ha subito più pit-stop di una gara di Formula 1. Già lo scorso giugno, nell'immediato dopo Mourinho, la scelta che ricadde su Benitez – mai voluto da Moratti che acconsentì a volrei interni altrui – non convinse da subito. Le richieste dello spagnolo cadevano spesso nel vuoto con una lista infinita di nomi sulla carta ma nessun arrivo concreto. C'era però una certezza: la rosa del Triplete doveva ringiovanirsi o – almeno – essere integrata da forze fresche e meno logorate da stagioni vissute al massimo delle umane possibilità. Per Benitez finì come tutti sappiamo: divorzio tra polemiche un Mondiale per Club vinto da giocatori che disputarono due partite (semifinale e finale) contro avversari modesti ma dimostrando sul campo con un doppio 3-0 che non avevano bisogno del tecnico ex Liverpool che – di fatto – deligittimato in campo, lo fu anche contrattualmente. Arrivò Leonardo e con lui qualche ghiacciolo invernale per stemperare un ambiente surriscaldato: Pazzini, Karhja e Ranocchia, tre innesti under30 per una rosa che ancora però pagava il dazio di essere tra le più vecchie di tutta Europa.
SI PUNTA SUI GIOVANI, A PAROLE – Poi, altra doccia fredda con l'addio di Leonardo improvvisamente attratto dalle sirene francesi del Paris Saint Germain e altro stop forzato di un'Inter in evidente difficoltà d'assetto. Ancora una volta, con un timoniere da cercare, tutti i rematori si sono ritrovati fermi sulla riva: nessun movimento in uscita, nessuno in entrata. E una rosa in pratica uguale a quella di due anni fa. Ma con due anni di più sulle spalle e una media che sfiora i 30,5 anni d'età che – stando alle intenzioni di compravendita di quest'estate – non sembra poter scendere. Al di là delle parole chiare del presidente Moratti – fair play e giovani – molte delle manovre di assestamento restano quasi senza senso. Iniziamo dal portiere. Senza volerlo e, complice un imbarazzante errore da parte del Bologna, Emiliano Viviano si è ritrovato tutto nerazzurro. Un regalo cui l'Inter aveva rinunciato offrendo meno del club rossoblù per il riscatto del 26enne portiere titolare nazionale. E già questa scelta, ha lasciato di stucco. In aggiunta, c'è il fatto che Branca continui sulla sua linea che vede Viviano lontano dall'Inter: nessun ballottaggio per il più maturo Julio Cesar, niente anno di transizione in vista della definitiva investitura. Forse troppo giovane, forse troppo italiano.
DIFESA ULTRATRENTENNE – Dal portiere alla difesa il gioco è fatto: via Maicon, il Colosso che non sembra saper più giocare a certi livelli mentre in Spagna, al Real, si stanno preparando carte false covinti del contrario. Non ha ancora 30 anni e quindi è sotto la media-squadra, potrebbe rimanere con un paziente lavoro di convincimento anche attraverso l'arrivo di Gasperini che ne potrebbe utilizzare le potenzialità come esterno di centrocampo nel suo 3-4-3 iper-offensivo. Invece, via il brasiliano e spazio ancora agli ultratrentenni Samuel-Cordoba-Lucio con i soli Nagatomo e Ranocchia a tenere la media sotto i 30 anni. Non solo, Davide Santon, che di anni ne ha venti non sembra gradito in ottica futura così come non lo è stato l'altro italiano ceduto definitivamente al Chievo dopo un'ottima stagione, Andreolli. Anche per loro stesso verdetto: troppo italiani e troppo giovani. Meglio puntare sul sudamericano misterioso, pronto a raccogliere l'eredità di Maicon: Jonathan, 26 anni compiuti e infortuni a go-go alle spalle. Meno male che Materazzi abbia deciso di sua iniziativa – alla soglia dei 38 anni – di abbandonare la barca, altrimenti anche lui avrebbe trovato ancora posto.
GIOVANI IN PRESTITO, MEGLIO GLI ANZIANI – Centrocampo e attacco non se la passano meglio: Stankovic, Zanetti, Milito sembrano proprio dei vecchietti intoccabili mentre si parla di cessioni importanti come Sneijder, Eto'o, Thiago Motta tutti Under30 con la valigia in mano in attesa di qualche offerta che ne apprezzi il rapporto età-qualità. Per non parlare dell'ultimo rumor di mercato che vorrebbe Pandev a Genova e Palacio in nerazzurro, uno scambio in linea con il non-senso generale visto che lo scambio prevederebbe la partenza di un 27enne per un fresco trentenne di uguale qualità, tecnica e sacrificio per il gioco di Leonardo prima e di Gasperini adesso. E poi, il dimenticato Coutinho? Diciotto anni, una nomea da ‘nuovo Pato‘, un talento acquistato bruciando la concorrenza, adesso parcheggiato tra tribuna e panchina e un futuro lontano da Milano con la scusa di maturare ma la sensazione che sia stato anzitempo dichiarato inadatto all'ambiente interista. Così come non ci sarà spazio per Mariga – talento per Mourinho, di troppo oggi – o Obi, Biraghi o Caldirola tutti giovani che faranno la fine di Biabiany o di Destro e Khrin tutti giocatori di cui l'Inter si è disfatta – sembra – più che volentieri.
TANTE DOMANDE, NESSUNA RISPOSTA – E allora, dove sta andando la squadra Campione del Mondo in carica? Perchè tante contraddizioni che tendono a creare un clima di instabilità che era scomparso in sei anni di vittorie? E' tutta colpa di Massimo Moratti che non vuole ascoltare nessuno ma ha paura di un nuovo corso radicale? Oppure in società c'è qualcuno che antepone i propri interessi a quelli di un progetto che potrebbe brucarlo professionalmente in caso di flop? Tante domande, troppe. Nessuna risposta. Anzi, una sì: un mercato che va da una parte e dichiarazioni dall'altra. Mentre la rosa attuale è sempre tra le più vecchie d'Europa e alcuni esempi da cui imparare non vengono seguiti, come l'Ajax campione d' Olanda o il Barcellona leader d'Europa e le loro rose con una media di 26 anni.