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L’Inter di Champions League, immagine di un ciclo vincente che finisce

Adesso, la società deve mantenere intatto il clima costruito negli ultimi 6 anni. Ringraziamenti a tutti ma fermezza nel rifondare la struttura della squadra, salutando ‘senatori’ e ‘principi’.
A cura di Alessio Pediglieri
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trofei inter

E' durato sei anni, ha portato 14 trofei, ha permesso all'Inter di godersi tutti i piaceri sportivi che un tifoso prima e un giocatore poi, sogna di gustarsi almeno una volta nella sua vita calcistica. In mezzo, un Triplete storico, un allenatore che ha già fatto epoca come Josè Mourinho, tante soddisfazioni e campioni che hanno vestito i colori nerazzurri e alzato al cielo tutto ciò che c'era da alzare.

Come la vita, infatti, anche il calcio è ciclico. Quello nerazzurro è iniziato nel 2004 con Roberto Mancini e una Coppa Italia e si è concluso nel 2010 con Rafa Benitez e un Mondiale per Club. Sei anni che hanno fatto storia e hanno segnato una piccola grande epoca nelle pagine della società e della squadra che era in astinenza da Champions da 45 anni e in campionato pagava pegno da anni a discapito di Juventus e Milan signore incontrastate dell'ultimo ventennio.

schalke inter

Ieri sera a Gelsenkirchen la vittoria dello Schalke, ma anche quindici giorni fa contro il Milan in campionato, sono apparsi i titoli di coda: tutti i nomi dei protagonisti, tutte le vittorie conquistate, tutti i trofei e i ringraziamenti. Adesso è ora di cambiare immediatamente sceneggiatura, attori e regia. Nel calcio, si sa,  la riconoscenza non porta da nessuna parte e all'Inter dovrebbero saperne qualcosa. Di riconoscenza, ad esempio, ha vissuto per anni un certo Alvaro Recoba, il Chino dai piedi vellutati ma dall'incostanza cronica, capace di farsi rinnovare contratti luculliani grazie ad un paio di giocate da giocoliere nei momenti cruciali del calciomercato.

I tempi sono cambiati, devono essere cambiati e all'Inter c'è chi deve dimostrare di avere imparato dai propri errori. Moratti ha il dovere di non gettare al vento sei anni di successi e di cambio di pelle.

schalke inter

Serve un fermo arrivederci a Capitan Zanetti, 37enne mai domo cui si può dare una scrivania di prestigio; un saluto a Marco Materazzi e a Ivan Ramiro Cordoba; un biglietto sola andata al lascivo e capriccioso Maicon; una pacca sulle spalle a Thiago Motta e a Pandev per tutto ciò che hanno fatto o provato a fare; un abbraccio a Milito, il Principe del Triplete che tale deve restare senza altre stagioni malinconiche.

Fermezza e progettazione che non significano mancanza di rispetto per chi ha vinto tutto, ma che forse hanno il senso opposto: gli Dei quando cadono difficilmente si rialzano e mantegono considerazione. E allora che non li si faccia cadere e li si ricordi come tali.

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