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Lazio, il miracolo nato dalle mani di Tare e Pioli (foto)

Un lavoro sommerso e senza clamori mentre il presidente Lotito si ritaglia tutta la scena e i riflettori. Dalle scelte del ds e del tecnico è nata una squadra capace di imporsi con determinazione e qualità. Dove non ci sono stelle assolute ma un mix di giocatori affamati di gloria: da Keita a Felipe Anderson, da De Vrij a Biglia.
A cura di Alessio Pediglieri
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Nessun clamore, tanto lavoro e un'idea sempre fissa in testa: lavorare, lavorare, lavorare. Ciò che da sempre ha fatto Igli Tare prima da onesto giocatore e poi da dirigente sportivo lontano dai riflettori. O come ha sempre fatto Stefano Pioli, anch'egli buon giocatore di centrocampo e poi allenatore silenzioso e concreto. Due uomini che hanno costruito pezzo dopo pezzo l'attuale Lazio delle meraviglie, l'armata vittoriosa del San Paolo, finalista di Coppa Italia e alla ricerca del secondo posto dietro la Roma. Due uomini molto simili che hanno trovato subito l'intesa da quando nel 2014, Pioli ha firmato per Lotito. Ecco, Claudio Lotito, il fumantino presidente capitolino, che ama stare al centro delle attenzioni e delle polemiche ha scelto la linea della concretezza: il palcoscenico tutto per sè, scegliendo collaboratori votati al lavoro, alla fatica e al profilo basso.

E  a loro ha affidato il progetto tecnico costruito un tassello per volta, senza annunci o proclami particolari, andando a prelevare in giro per il mondo dei giocatori che oggi stanno scrivendo la storia della Lazio. Dalla decisione di riscattare per intero Candreva, al braccio di ferro per trattenere Marchetti o la ferma volontà di prolungare a Klose, fino agli ultimi colpi sotto traccia per giocatori non seguiti da nessuno e oggi voluti da tutti a peso d'oro: De Vrij, Felipe Anderson, Keita, Biglia, Djordjevic, Lulic. Tutti elementi di una rosa imbattuta da sette gare in campionato e che ha inanellato – gara di Coppa Italia compresa – 8 vittorie nelle ultime 8 partite subendo solamente 2 gol.

Tare e Pioli studiano, si confrontano, cercano e trovano. L'assetto della squadra varia a seconda dei protagonisti in campo, la mentalità e le motivazioni restano sempre le stesse. Mentre il presidente Lotito si sfrega le mani perché il lavoro fatto dal tecnico e dal ds sta portando frutti importanti rilanciando le ambizioni da Champions della società. E facendo lievitare il prezzo dei singoli giocatori. Se la Lazio dovesse approdare nella massima Coppa col secondo posto si ritroverebbe una 50ina di milioni tra le mani e un nutrito numero di plusvalenze su cui ragionare bene per il futuro.

L'ultimo eroe di Coppa, Senad Lulic è stato pagato solo 3 milioni nel 2011 dagli svizzeri dello Young Boys e oggi è valutato non meno di 14. Poi, Stefan De Vrij, altro coniglio estratto dal cilindro laziale, opzionato prima dei Mondiali (dove poi è stato eletto miglior difensore del Torneo) dl Feyenoord e oggi corteggiato dalle grandi di Spagna e di Inghilterra per un valore di circa 15 milioni di euro. Poi ancora il talentuoso Keita, allontanato per un carattere troppo irrequieto dal Barcellona nel 2011 per 300 mila euro e oggi valutato 10 milioni (tanto avrebbe proposto il City alla Lazio). E infine l'italo-argentino Lucas Biglia, arrivato dall'Anderlecht nel luglio del 2013 per 8 milioni e per il quale il Real Madrid subito dopo i mondiali brasiliani provò a comprare non riuscendo a strapparlo alla Lazio. Senza dimenticare l'ultimo esploso in casa capitolina, Felipe Anderson, arrivato direttamente dal Brasile per 6 milioni nel 2013 e che oggi trascina la squadra come un vero e proprio leader, a soli 22 anni e con una valutazione attorno ai 12-13 milioni.

Oggi, conti alla mano, se Claudio Lotito volesse quantificare e ricostruire avrebbe un centinaio di milioni da gestire, tra Champions e vendite importanti. Un tesoretto che è cresciuto di pari passo con i risultati ottenuti da Stefano Pioli, la più grande scommessa laziale, un tecnico al quale tutti avrebbero dato nell'estate 2014 dai tre ai cinque mesi di convivenza con Lotito, considerato troppo schivo e taciturno per far fronte al vulcanico presidente. E invece, oggi, è proprio lui l'artefice più importante del progetto Lazio, destinato a crescere ancora e a sorprendere.

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