L’accusa di stupro a Cristiano Ronaldo diventa un caso di Stato
Un caso di Stato. A prendere le difese di Cristiano Ronaldo, accusato di (presunto) stupro da Kathryn Mayorga, è addirittura il Primo Ministro del Portogallo, Antonio Costa. La vicenda risale a un episodio avvenuto a giugno del 2009, quando CR7 era ancora un calciatore del Manchester United: non è ancora chiaro cosa accadde effettivamente nella stanza d'albergo di Las Vegas dove si sarebbe consumata la violenza sessuale, né è chiaro perché dopo tanto tempo la donna – oggi 34enne e maestra, allora 25enne e aspirante modella – abbia deciso di (ri)portare alla luce una vicenda per la quale aveva accettato un accordo extra-giudiziale per mettere a tacere ogni cosa in cambio della somma di 375 mila euro.
Nulla giustifica un atteggiamento riprovevole da parte del calciatore (sempre che ci sia stato) che s'è detto tranquillo perché innocente e, nell'attesa che gli inquirenti facciano luce sul ‘cold case' per verificare se sussistono o meno le condizioni per andare a processo, non mancano le reazioni. La Juventus s'è stretta intorno al proprio calciatore, la famiglia di CR7 ha fatto quadrato, sui social non mancano le critiche e al tempo stesso i ‘tifosi' dell'ex Real. Tra le prese di posizione anche quella del capo del governo lusitano che ha voluto intervenire sulla questione durante un programma televisivo in Spagna.
Quello che la gente deve capire – ha ammesso il Primo ministro del Paese lusitano, Antonio Costa – è che esiste una cosa chiamata presunzione di innocenza. Significa che fino a quando non c'è una prova tangibile di quello che è accaduto non basta che qualcuno sia accusato di qualcosa per essere ritenuto automaticamente colpevole. E se esiste qualcosa di cui si hanno prove è che Cristiano Ronaldo è un professionista, uno sportivo e un calciatore straordinario. È una persona che ha onorato il Portogallo.