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La vicenda di Quagliarella e del poliziotto stalker, cosa c’è da sapere

Una storia oggi arrivata al lieto fine con la condanna e la carcerazione dell’ispettore della Polizia Postale, Raffaele Piccolo, che molestò il giocatore, allora al Napoli, fingendosi amico. Accuse infamanti di camorra e pedofilia, lettere anonime, denunce mai evase e indagini mai compiute. Un inferno che obbligò Quagliarella a infrangere il sogno di una vita: giocare nel Napoli e restarci per sempre.
A cura di Alessio Pediglieri
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Un problema al telefonino, una richiesta ad un amico che gestiva un negozio d'elettronica per risolverlo e l'intervento di un ispettore della Postale che si proponeva di verificare se erano stati commesse delle intrusioni sull'account personale. In mezzo, Fabio Quagliarella, allora attaccante del Napoli di De Laurentiis, arrivato per rimanere a lungo nella sua squadra del cuore, lui nato a Castellammare di Stabia finalmente approdato in azzurro. Invece, l'avventura con il Napoli durerà solamente l'arco di una stagione, tra il 2009 e il 2010, tra mille polemiche e soprattutto mille voci circolate in città su presunte frequentazioni e ‘vizi' del giocatore, tanto da obbligare la società a cederlo subito.

Dottor Jekyll e mister Hyde – Una storia amara, finalmente conclusa nel migliore dei modi con la condanna dell'autore del reato, Raffaele Piccolo oggi agli arresti per i prossimi 4 anni e mezzo, identificato quale ‘stalker' del giocatore Fabio Quagliarella, che aveva preso di mira, prima chiedendogli favori, poi sempre più insistentemente, provando ad entrare nella sua vita e, una volta frenato, scatenatosi nel molestare il giocatore e la sua famiglia con lettere anonime infamanti, accuse di pedofilia e frequentazioni camorristiche. Il tutto celato dietro l'identità ‘ufficiale' di Ispettore della Polizia Postale con cui poi si presentava all'amico Quagliarella per fargli sporgere denuncia e indagare.

La svolta, nel 2010 – A parole, perché finchè il giocatore nel 2010 non decise di denunciare ad altri ufficiali ciò che gli stava accadendo, nessuno aveva mai indagato realmente sulla vicenda, con Piccolo che stracciava i documenti per riprendere il suo malaffare. Dopo mesi di insofferenza, Quagliarella si rivolse ad altri poliziotti che aprirono un fascicolo separato. E le indagini brevemente arrivarono proprio a Piccolo che aveva insabbiato tutti i documenti, fingendo di interessarsene e gestendo così a proprio piacimento la situazione.

Sette anni di silenzi – Oggi tutto si è risolto, a distanza di sette lunghi anni in cui Fabio Quagliarella ha fatto muro e scudo nel raccontare ciò che gli era accaduto e cosa stesse passando anche negli anni successivi. Ha atteso, pazientemente, la sentenza e davanti alla condanna definitiva si è lasciato andare ad uno sfogo reso ancor più amaro dal dolore covato per tanto tempo, restando impotente davanti alle accuse infamanti che gli erano state rivolte ai tempi di Napoli, tacciato come un delinquente, messo alla gogna dall'opinione pubblica, irriso e isolato dal club, compagni e tifosi.

Il sogno di una vita – Oggi, però, la verità è uscita a galla e ha riabilitato il nome e l'immagine di un giocatore che mai si era macchiato di simili crimini. Nulla è stato mai commesso dal giocatore, erano solo invenzioni della mente contorta dello stalker Piccolo, oggi dietro le sbarre. Fino alle lacrime liberatorie in diretta tv per spiegare quanto accaduto. Ed essere compreso. Ma dopo la giustizia di un tribunale, Fabio Quagliarella si meriterebbe anche e soprattutto quella popolare di chi – che se anche non poteva sapere la realtà di quei giorni – a suo tempo l'allontanò senza troppa indulgenza.

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