La strada per lo Scudetto passa dal derby di Milano. Parola di Aldo Serena
Nerazzurro, rossonero, bianconero e anche granata. Questa la storia di Aldo Serena, un tempo grande attaccante, oggi la miglior spalla tecnica che un telecronista possa chiedere (stupendo il connubio tra lui e Piccinini sui canali Mediaset). Una storia che lo ha portato a giocare il derby, con quattro maglie diverse. Fanpage lo ha incontrato per conoscere i sui punti di vista sui temi più "caldi" del nostro campionato.
AP: Salve Aldo, partiamo dalla lotta Scudetto. Come giudichi il "testa a testa", dopo i risultati di ieri sera?
AS: Credo che nessuno si aspettasse il passo falso della squadra di Conte, dopo le ultime partite convincenti. E' capitato, anche per l'episodio sfortunato di Buffon, ed ora penso che la sfida sia ancora aperta, anche se la Juventus, a mio avviso, rimane avvantaggiata perché ha due partite abbordabili da giocare contro squadre che sono ormai "tranquille".
AP: Il Milan avrà, invece, il derby. Volevo conoscere il tuo parere sulla sfida di San Siro, da ex giocatore rossonero e nerazzurro.
AS: Le due squadre arrivano, entrambe, più o meno nelle stesse situazioni psicologiche e con obiettivi diversi: il Milan lotta, con meno probabilità della Juventus, per lo scudetto mentre l'Inter, anche lei con pochissime probabilità, lotta per la Champions.
AP: Napoli e Udinese al terzo poto a pari punti, subito dopo Lazio e Inter. Chi vedi favorito per la lotta Champions?
AS: A giudicare dal calendario, penso che la lotta sarà tra Napoli e Udinese. Lazio e Inter, che tra l'altro si toglieranno punti a vicenda nell'ultima giornata, credo siano tagliate fuori. Il Napoli è messo meglio, anche in virtù degli scontri diretti con i friulani.
AP: Aldo, tu hai avuto un'esperienza importante anche nel Torino. Come giudichi la marcia granata verso la Serie A ed il lavoro di Ventura?
AS: Il campionato di B è duro e ancora più lungo della Serie A: è massacrante. Tutte le squadre, durante la stagione, hanno dei momenti di difficoltà dal punto di vista atletico, anche se hanno una rosa di prim'ordine. E' capitato anche al Torino che, comunque, è rimasto in vetta ed ora comanda la classifica con merito. E' sempre difficile, in piazze così pretenziose, coniugare risultati e bel gioco. Non sempre il Toro di Ventura ha giocato bene. Ventura ha fatto meglio in altri club come, ad esempio, il Bari. Nel Toro ha fatto vedere alcune cose di livello, altre meno, ma con l'attenuante e la fatica, di dover accontentare i tifosi che chiedono sempre vittorie e spettacolo.
AP: Hai citato il mister granata. Io volevo parlare, con te, anche di due altri allenatori che, per motivi diversi, sono sulle prime pagine di tutti i quotidiani. Partiamo dal fattaccio di Firenze e dall'esonero di Delio Rossi.
AS: Avendo avuto una carriera da calciatore e avendo conosciuto molti allenatori, conosco le pressioni a cui sono sottoposti. Pressioni che, a volte, sono maggiori di quelle dei giocatori. Proprio per questo motivo, posso capire e comprendere certe reazioni, anche se bisogna sapere che, se si va oltre il limite, ci sono delle conseguenze che alla fine vanno pagate. Il progetto della Fiorentina di Delio Rossi, per il quale ho una stima profonda, mi piaceva. Le sue squadre giocano bene e mi piace la sua filosofia di costruire, nel tempo, squadre vincenti. Purtroppo è capitato. Delio Rossi ha sbagliato, e sa di averlo fatto. Nella vita tutti possono commettere errori, l'importante che non diventi un'abitudine e che non si ripetano. E' stata una situazione brutta perché pubblica. A volte capita negli spogliatoi e nessuno lo viene a sapere. Quando succede davanti alle telecamere, devi essere sempre pronto a pagarne le conseguenze.
AP: Chiudiamo con lo Special One. Che ne pensi di Mourinho, fresco vincitore della Liga?
AS: Per quanto riguarda Mourinho, secondo me, è uno degli allenatori migliori. Come ogni tanto capita in campo, dove magari incontri giocatori più forti degli altri, anche in panchina puoi trovarti di fronte ad un allenatore più bravo degli altri. In passato, negli anni Ottanta, fù così per Sacchi, che riuscì a cambiare la mentalità del calcio italiano. Oggi la stessa cosa è successa con Mourinho che, secondo me, è un altro allenatore che ha deportato grandi cambiamenti. Lo ha fatto, in antitesi con i metodi di Guardiola. Sono diversi per filosofia e per concezione del calcio, perfino per il modo di divulgarlo pubblicamente. Sono due espressioni del calcio completamente diverse. Mourinho per me è unico, e anche se può venir giudicato male per i suoi modi, è un vincente e mette in condizione i giocatori del Real Madrid di rendere al meglio.