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La rimonta della Roma sul Barcellona è un punto di (ri)partenza del calcio italiano

La partita di ieri ha detto che la Roma, quarta in classifica in serie A, può battere 3-0 una delle prime tre squadre al mondo nonostante investimenti e capacità di spesa inferiori. Da qui si deve guardare avanti.
A cura di Jvan Sica
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Rimonta, rimonta, rimonta, iniziamo fin da subito a chiamarla così la grande vittoria della Roma contro il Barcellona e non remuntada come ormai siamo abituati a fare. Questo non vuole essere un discorso sovranista, per carità. Noi dobbiamo conoscere, accogliere e assorbire tutte le influenze degli altri ma poiché il calcio, come ogni sfera della vita sociale è anche un equilibrio di poteri, dobbiamo iniziare fin da subito a impadronirci della semantica del nostro calcio, senza voler fare gli "spagnoli" o gli "inglesi" per sentirci migliori. Questa è solo la prima cosa che il calcio italiano deve imparare dalla vittoria della Roma di ieri sera. Nell'anno più triste del calcio italiano, in cui non saremo al Mondiale dopo 60 anni, la squadra di Di Francesco ci ha detto alcune cose che abbiamo dimenticato.

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Prima di tutto che c'è sempre una soluzione tattica. Una strategia per mettere in difficoltà anche una delle squadre migliori al mondo. Noi non siamo bravi nelle rivoluzioni, anche se con Sacchi una definitiva l’abbiamo realizzata (da dire che il 70% del Paese e degli addetti ai lavori erano contro le idee di Sacchi, questo per spiegare anche quanto siamo difficili alle novità anche se così vincenti), ma siamo eccezionali nell’adeguamento migliorativo. Capiamo prima dove gli altri stanno facendo passi in avanti e subito abbiamo idee su come superarli. Ieri con Di Francesco che ribalta la squadra, fa alzare Kolarov e Florenzi nel 3-5-2 e mette Schick vicino a Dzeko va oltre ogni suo preconcetto basato sul gioco di fascia largo e annulla il centrocampo morbido del Barça che con Iniesta, Busquets non al meglio e Rakitic viene preso d’assalto da Strootman, Nainggolan e De Rossi.

Poi dobbiamo essere coraggiosi. Quante volte i tre difensori della Roma hanno giocato a sistema puro contro i tre attaccanti del Barcellona? Quante volte Manolas ha recuperato grazie alla sua fenomenale velocità senza avere paura di trovarsi in quella condizione di difficoltà? Quante volte anche Fazio si è alzato e ha fatto il passaggio giusto per superare la prima linea di pressing? Il coraggio deve averlo prima di tutto la difesa e ieri sul 3-0, in un momento in cui si stava facendo la storia una squadra italiana non difendeva correndo indietro ma correndo in avanti, cercando di mettere in fuorigioco gli attaccanti del Barcellona.

Punto di partenza. Eusebio Di Francesco dopo la partita era molto felice ma molto pensieroso, perché questa non vuole che sia la partita per cui sarà ricordato. Il va bene così non ci deve più accompagnare in ogni piccolo trionfo che riusciamo ad ottenere, ma deve essere il punto di partenza per un percorso lungo, nel tentativo che sia la vittoria finale il momento più bello. Pallotta, che ha visto una Roma in grandi difficoltà in questi anni, era già pienamente soddisfatto di quello che la sua squadra era riuscita a fare, mentre Di Francesco no, lo si vedeva dalla compostezza del viso che per lui doveva essere solo un gradino verso l’alto.

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Il ‘dodicesimo uomo' in campo. Infine una cosa che tutti i calciatori hanno fatto è stata sottolineare la spinta del tifo. Gli stadi italiani devono tornare a essere stracolmi di passione, come avveniva negli anni passati e per tutte le partite (Florenzi durante le interviste post-partita lancia una bella provocazione, dicendo che spera di avere questo pubblico anche contro il Genoa…).

Dobbiamo spegnere la televisione e tornare allo stadio. Vero è che hanno fatto di tutto per non farci piacere il calcio italiano, facendoci dimenticare quando e in che giorno gioca la nostra squadra, costruendo una serie A in pratica già decisa a settembre, privandoci dei calciatori più bravi per interessi economici risultati alla fine dei conti anche perdenti (un esempio semplice: quanto ha guadagnato la Roma con la vittoria di ieri solo in awareness internazionale? E si voleva vendere Dzeko a 30 milioni al Chelsea a gennaio…). Nonostante questo sono i tifosi a fare bello il calcio e se loro non ci sono con tutta la loro passione in ogni partita i calciatori rendono molto meno di quello che possono.

La partita di ieri deve diventare una sorta di prima e dopo per il nostro intero movimento. Il calcio è fatto di soldi e chi ne ha di meno spesso ha la peggio. Noi siamo in mezzo a un crisi decennale ormai e dobbiamo subire questo dato di fatto. Ma per fortuna il calcio è fatto di idee tattiche, spirito dei calciatori, forza che il pubblico ti dà, consapevolezza nelle proprie capacità. La partita di ieri ha detto che mescolando tutte queste cose la Roma, quarta in classifica in serie A, può battere 3-0 una delle prime tre squadre al mondo. Da qui si deve guardare avanti.

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