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La lettera strappalacrime di un tifoso del Chelsea a Mourinho

Toccante commiato di un tifoso inglese: “Ti abbiamo amato nonostante la tua follia”
A cura di Giuseppe Cozzolino
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L'addio di José Mourinho al Chelsea continua ad avere degli strascichi: molti tifosi, infatti, continuano ancora oggi a sostenere l'operato del tecnico portoghese, che solo sette mesi fa vinceva la Premier League e che invece adesso naviga nei bassifondi della classifica, addirittura coinvolta nella lotta per non retrocedere e lontanissima dalle zone alte della Premier League. Il rischio di un Chelsea che possa oggettivamente retrocedere è infinitesimale, così come l'ipotesi che possa restare fuori dalle coppe europee nella prossima stagione: ma serviva cambiare rapidamente rotta, e così alla fine si è pensato di sostituire la guida tecnica. Ma in molti sono rimasti "fedeli" allo Special One, manifestandogli pubblicamente il proprio affetto. Tra questi, oltre a Mario Balotelli, spicca Jeremy Vine, presentatore radiofonico che ha scritto una toccante lettera d'addio per José Mourinho.

"Caro José, questa è una lettera molto difficile da scrivere. Non ci siamo mai incontrati, ma ogni settimana siedo insieme alla mia bambina proprio alle tue spalle, dietro la tua panchina a Stamford Bridge. Mia figlia si chiama Martha e oggi ha undici anni. La prima volta che l’ho portata a vedere il Chelsea ne aveva quattro, e tu eri già il nostro allenatore. Trovò molto divertente il fatto che i tifosi ospiti del Blackburn Rovers ti stessero dedicando il coro “Verrai licenziato domattina”, cosa che poi in effetti accadde. Quello fu il tuo primo momentaccio con noi, ma io le dissi di non preoccuparsi: tu avresti trovato un altro incarico e il Chelsea avrebbe trovato un altro allenatore. In realtà ne abbiamo trovati abbastanza da riempirci un autobus: Grant, Scolari, Wilkins, Hiddink, Ancelotti, Villas-Boas, Di Matteo, Benitez. Metà delle parole che mia figlia imparò mentre cresceva erano i nomi dei tecnici del Chelsea.

Ma senza di te non è mai stata la stessa cosa. Abramovich, il tuo vecchio capo, diventò talmente impaziente con gli allenatori che arrivò a licenziare Di Matteo per aver vinto la Champions League. Era come se tutti noi sapessimo che prima o poi lo Special One avrebbe fatto ritorno. E sei tornato, quando Martha aveva nove anni: era emozionata non meno del suo papà. Le dissi ciò che aveva bisogno di sentirsi dire: “Mourinho è fuori di testa, ma è così che sono fatti i grandi artisti”. Le feci l’esempio di Salvador Dalì e Van Morrison per spiegarle come a volte ci vuole un’anima tormentata per creare le migliori opere d’arte. Le dissi che sapevi come comportarti e che la tua follia sarebbe stata perfetta per il Chelsea.

E fu così che andò. La tua intensità è incredibile e amo quel senso di pericolo che ci metti in ogni singolo istante. Mi hai sempre ricordato il ragazzo più popolare della scuola, quello per cui tutti farebbero qualunque cosa pur di farselo amico, e così i tuoi giocatori avrebbero fatto qualunque cosa per impressionarti. Per un breve momento, il nostro centrocampo è stato unito come i Led Zeppelin. Nonostante Diego Costa abbia finito per assomigliare più alla definizione di uno stato umorale che al nome di un giocatore, per pochi, meravigliosi mesi è stato assolutamente irresistibile. Terry riusciva ancora a muovere le gambe, Ivanovic segnava dalla nostra difesa e ricordo che arrivai perfino a twittare che “Hazard è il miglior giocatore del mondo”, in un fiume di insulti da parte dei fan di Messi. Il punto è questo: è stato merito tuo. José, tu ci hai fatto tornare a vincere. Tu sei un allenatore incredibilmente vincente e sei stato tu a riportarci al vertice. Martha e io ti abbiamo amato per questo, nonostante la tua follia.

E poi, alla fine, è successo qualcosa di veramente scriteriato. Ho dovuto spiegare a mia figlia perché ti sei scagliato contro quella dottoressa del club (Eva Carneiro, ndr), una delle donne più di spicco del calcio inglese, ma non ho saputo darle una motivazione credibile. Non hai solo rimosso quella donna dall’incarico e mandata via: l’hai umiliata. Non avresti dovuto mai farlo e scommetto che anche i tuoi calciatori non sono riusciti a spiegare quella cosa alle loro figlie. Quella donna era molto amata e tutti si sono schierati dalla sua parte: hai perso il controllo dello spogliatoio. Hai cacciato la dottoressa e i calciatori hanno cacciato te. Lo capisci, José? Sei stato licenziato dai tuoi stessi giocatori. Quando finalmente te ne renderai conto, sono convinto che troverai questo pensiero insopportabile. Ora noi prenderemo un altro allenatore, più normale e più composto di te, e non sarà mai la stessa cosa. Credo sia stato un terribile errore del club non aver considerato questa come una stagione di transizione, per poi ricostruire la squadra attorno a te.

Qualcuno un giorno mi ha detto: “Il problema è che il Chelsea non ha un David Beckham”, cioè una figura iconica che racchiuda in sé il significato stesso del club. Ma noi ce l’avevamo: eri tu. Per citare ciò che disse Lynette al suo ex marito nella serie Desperate Housewives: sei sempre stato tu. In qualità di fan disperato, so che non ci sarà una terza occasione. Hai parcheggiato l’autobus e fatto terra bruciata attorno a te. Hai regalato al Chelsea più trofei di quelli che avevamo mai sognato, per poi risvegliarci nel bel mezzo di un incubo: 16esimi in classifica e col nostro allenatore che se la prende coi raccattapalle del Leicester. Ora prenditi un po’ di tempo, José. Goditi la famiglia e fai ordine tra le tue priorità. E se un giorno ti scoprirai pentito di ciò che è successo, stai pur sicuro che ci sarà sempre un papà nella west London che avrà speso molti preziosi pomeriggi con la sua bimba perché lei voleva andare a Stamford Bridge a vedere il Chelsea, a vedere la tua folle magia dispiegarsi sul prato verde di fronte a lei. Sinceramente tuo, Jeremy Vine".

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