La Juventus di Allegri come quella di Conte. Anzi meglio
Migliorare il migliorabile. Si può. Lo sta insegnando Massimiliano Allegri nella complicatissima gestione della Juventus post Antonio Conte. Dopo quattro giornate e il primo mese di campionato, infatti, i paragoni con la squadra bianconera di un anno fa, si fanno doverosi cercando di capire se il tecnico livornese abbia o meno mantenuto le attese. La risposta è positiva, perché questa Juventus vince e convince come la precedente ma ha un'arma in più che non può né deve passare come una nota secondaria. Gigi Buffon è ancora imbattuto dopo 360 minuti di gioco mentre nella gestione Conte aveva subito già quattro reti. Un elemento di qualità aggiunta, mentre per ciò che riguarda l'attacco poco o nulla è cambiato: 8 reti l'anno scorso, 7 fino ad oggi quest'anno.
Record di 21 vittorie consecutive e zero gol subiti
Si sa, una delle leggi non scritte del calcio dice che gli scudetti si vincono soprattutto senza subire gol, partendo dalla difesa. E per Massimiliano Allegri questo adagio è stato preso alla lettera perché nelle prime quattro uscite stagionali, in campionato la Juventus può vantare un bello "zero" alla voce reti subite, un nuovo record per i primi 4 turni. L'unica, in tutta la Serie A ad avere avuto la propria porta inviolata e vantare contemporaneamente uno dei migliori attacchi con 7 gol all'attivo. Meglio di quanto aveva fatto la Juventus di Conte dello scorso anno, che aveva invece subito una rete a partita. E meglio di quanto aveva fatto lo stesso attuale CT azzurro nel suo primo e nel suo secondo anno juventino, quando aveva subito in entrambe le stagioni due gol in 4 partite. Non solo, perché con il successo contro il Cesena sono salite a 21 le vittorie consecutive sul proprio terreno eguagliando il Grande Torino.
La mossa vincente di Allegri: il centrocampo camaleonte
Eppure la difesa di Allegri è la stessa dell'anno passato, anzi, diversa solamente nel fatto di non poter contare in modo costante sui titolari storici davanti a Buffon. Come Chiellini e Barzagli col primo appena rientrato e il secondo ancora fermo ai box, o Caceres ultimo infortunato nel reparto arretrato. Cos'è cambiato allora? Il centrocampo, prima di tutto, il reparto in cui la Juventus ha operato i cambi più evidenti nel corso dell'ultima sessione di mercato. Un reparto in cui Allegri ha messo mano in modo evidente cambiandone l'assetto, il modulo, i protagonisti. Al debutto a Verona con Marchisio basso davanti alla difesa con Asamoah e Lichtstener ai lati e Vidal e Pogba al centro. Nel 2-0 contro l'Udinese è toccato a Pereyra fare il playmaker dietro alle punte, con Evra esterno basso a sinistra e nella vittoria di San Siro, con Pogba spostato sulla sinistrae Asamoah trequartista a supporto di Tevez e Llorente. Fino all'ultima evoluzione, nel 3-0 contro il Cesena: Marchisio centrale basso, Evra e Lichtsteiner sulle fasce e Vidal-Pogba al centro.
Roma capoccia, proprio come un anno fa
Ma se la Juventus formato 2014/2015 è ancora più quadrata e cinica di quella di Conte, anche la Roma di Garcia non scherza. I giallorossi hanno come l'anno passato, 12 punti in 4 partite ed è rimasta sulle medie realizzative della scorsa stagione: sette le reti segnate oggi (contro le 10 del 2013-2014) e un solo gol al passivo. Una conferma di solidità da parte di una squadra che si è rinforzata e ha cambiato molto ma che non sta pagando lo scotto di diversi giocatori nuovi in campo. Un segnale forte che metterà a dura prova la voglia bianconera di essere costante solitaria protagonista. Dietro a Juventus e Roma, la novità più evidente è però l'Inter di Walter Mazzarri.
Inter, solita macchina da gol ma più decisiva
I nerazzurri si sono trasformati rispetto l'anno scorso. Dopo quattro partite un anno fa avevano 13 reti all'attivo e una sola subita. Oggi, hanno 10 gol fatti e 1 subito. Ma ben due punti in più rispetto allo scorso campionato (8 contro 6) vantando il miglior attacco della Serie A (con il Milan) e assestandosi con continuità alle spalle delle due ‘lepri'. Con un ulteriore valore aggiunto, quel Mauro Icardi che è mancato come il pane gran parte dell'anno passato e che oggi è già capocannoniere e leader indiscusso dell'attacco nerazzurro.
Samp imbattuta, e ora derby
Dietro ai nerazzurri c'è anche la Sampdoria di Sinisa Mihajlovic che con l'Inter si divide lo scettro di squadra rivelazione di questo primo mese di campionato. Con pieno merito perché proprio come il club milanese anche quello blucerchiato ha subito recentemente un passaggio societario che avrebbe potuto condizionare (in negativo) il rendimento della squadra. E invece, si è trasformato da punto debole in motivo di orgoglio e rinascita. Questo è stato l'effetto sotto la Lanterna dell'arrivo di Ferrero alla guida della Samp che può vantare dopo 4 gare con 2 vittorie e 2 pareggi segnando 5 reti e subendone 2. Un anno fa, i liguri navigavano in acque ben più torbide con 2 pareggi e altrettante sconfitte. tra cui quella del derby, il prossimo impegno che sancirà le qualità e le ambizioni degli uomini di Mihajlovic.
Napoli, disastro su tutti i fronti
A piangere lacrime amare sono i partenopei di Benitez incapaci invece non solamente di migliorarsi ma anche di ripetersi. Gli azzurri stanno vivendo il momento più basso e confuso della gestione del tecnico spagnolo. In campionato sono già in fortissimo ritardo rispetto alle due avversarie per il tricolore, Roma e Juventus, che veleggiano a quota 12 mentre il Napoli è fermo a 4 punti. Ma più che la classifica – che conta – ciò che sta preoccupando è l'involuzione della squadra di Benitez che non ha più la capacità di effettuare una fase difensiva degna di questo nome: sono già 6 i gol subiti (contro i 2 dell'anno passato) con un reparto in evidente difficoltà. Un vero e proprio tallone d'Achille per una squadra che costruisce molto (è tra le migliori per possesso palla e tiri in porta) ma raccoglie pochissimo. Ed è sempre più al centro delle polemiche dopo le voci che vorrebbero un divorzio annunciato tra Benitez e De Laurentiis.