La Fondazione per la mutualità, un’altra faccia del calcio italiano

Il nome è altisonante: "Fondazione per la mutualità generale negli sport professionistici a squadre". Nato nel 2008 sulla scia della Legge Melandri, tra i più nobili ideali dello spirito sportivo chiamato ad aiutare l'altra faccia dello sport, quello lontano dai milioni degli sponsor, dai diritti tv e dagli stadi pieni ma che sarebbe tra i più ignobili meccanismi deviati costruito semplicemente per comprare consensi, gestire milioni di euro e mantenere uno status quo in cui i poteri sono ben sedimentati e sempre più assoluti. Tutto questo si evince da una inchiesta de La Repubblica che indicherebbe senza mezzi termini due attori protagonisti che ne monopolizzano e gestiscono la filiera, incontrastati: la Fondazione e Infront. La Fondazione infatti sarebbe soltanto la "seconda gamba" di un sistema che in questo momento controlla il calcio italiano, al limite della corruzione. La prima sarebbe proprio Infront, la società vicinissima a Galliani e Lotito capace negli ultimi cinque anni di impadronirsi di tutte le leve del potere e che – caso volle – è finita al centro delle questioni prospettiche del Geometra rossonero nel dopo Juve-Milan. E che, sempre in coincidenza nei tempi, sarebbe stata venduta a Wanda società asiatica che ne ha acquistato il pacchetto azionario pur lasciando inalterati i vertici italiani, storici interlocutori con il nostro calcio.
Per capire fino in fondo le trame e la ragnatela forte di quanto si cerca di spiegare nell'inchiesta di Repubblica, bisogna dunque tenere ben presenti tre attori: la "Fondazione", Infront, e Claudio Lotito, presidente della Lazio nonché membro federale nel nuovo corso di Tavecchio. Infront-Wanda oggi è l'unico advisor della Lega di A per la vendita dei diritti tv, nonchè advisor commerciale esclusivo della Figc per la Nazionale di calcio (con cui era in competizione con Rcs, non più adesso che di ‘GazzettaTv‘, proprietà della Rizzoli-Corriere della Sera Media Group S.p.A., è diventato partner ufficiale). Ma Infront-Wanda è anche titolare dei diritti di archivio del campionato italiano, fornitrice di mezza serie A per conto della quale gestisce la pubblicità negli stadi e i rapporti commerciali e producer televisivo delle partite. Una realtà vicinissima ad Adriano Galliani e al Milan e coinvolta nella recentissima polemica dell'autonomia delle produzione dei match di calcio dove – altra coincidenza – proprio Infront sarebbe ad oggi l'unica realtà già pronta ad assumersi l'onere.
Poi c'è la ‘Fondazione' figlia della Legge Melandri che testualmente dal 2008 ricorda come si debba devolvere "una quota delle risorse economiche e finanziarie derivanti dalla commercializzazione dei diritti tv allo sviluppo dei settori giovanili delle società professionistiche, al sostegno degli investimenti per la sicurezza, anche infrastrutturale, degli impianti sportivi, e al finanziamento di almeno due progetti per anno finalizzati a sostenere discipline sportive diverse da quelle calcistiche". Si parla di decine e decine di milioni annui che si dovrebbero dividere in base alle realtà che ne facciano richiesta dietro apposito iter, con una documentazione e dei progetti che dovrebbero venire valutati, approvati e sostenuti ognuno con un budget considerato equo. Il condizionale è d'obbligo ma è altrettanto obbligo sottolineare che non avviene mai così e la mancanza di controllo è talmente totale che – come riporta La Repubblica nella sua inchiesta – la ‘disastrata' Lega Pro di Mario Macalli ha presentato sessanta progetti, uno per ogni società rappresentata. Sessanta progetti diversi che però in comune hanno il preventivo richiesto: 33.333,3 euro. Più che dei progetti veri e propri, una sorta di suddivisione dei proventi, identica per ognuno.
Infine, il terzo protagonista, Claudio Lotito un uomo considerato "scomodo" da una parte del calcio italiano per il troppo potere assunto dall'insediamento di Tavecchio e osteggiato da alcuni club. Ma comunque, oggi, resta presidente della Lazio e membro federale con delega alle riforme. Vicino agli affari della Figc, alla Fondazione, a Galliani e a Infront. Tanto che sarebbe proprio lui a gestire quasi come fosse un "bancomat" l'organismo di mutualità come viene riportato nella telefonata dello stesso Lotito con Pino Iodice quando dice testualmente "famo un'anticipazione di cassa sui progetti della Fondazione" come (troppo) spesso si userebbe fare. Perché capita frequentemente che il consiglio che gestisce la stessa Fondazione – che Repubblica indica saldamente nelle mani di Lotito e di quella che l'opposizione in Lega chiama la gang di Infront – faccia anticipi di cassa o "premi" progetti degli anni precedenti, in una promiscuità dove i controllori e i controllati sono le stesse persone.