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La confessione di Ki Sung-yueng: “Pronto a lasciare il calcio, per combattere per la Corea del Sud”

Il centrocampista del Newcastle sarebbe pronto a lasciare il calcio in qualsiasi momento in caso di un’eventuale confronto bellico: “Voglio essere pronto ad aiutare il mio Paese se mi dovessero chiamare per aiutare il mio esercito, direi al mio allenatore Rafa Benitez che devo andare, per proteggere la mia famiglia e difendere il mio Paese”
A cura di Marco Beltrami
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Nella scorsa estate ha lasciato lo Swansea per approdare al Newcastle di Benitez. In campo dà l'anima Ki Sung-yueng, ma l'unica maglia realmente tatuata sulla sua pelle è quella della sua nazionale, la Corea del Sud. Per il suo Paese, il centrocampista 29enne sarebbe pronto a tutto, anche in caso di emergenza a tornare ad imbracciare il fucile e combattere.  Ki Sung-yueng non ci penserebbe su due volte, e metterebbe così in pratica quello che ha imparato durante la trafila nel campo militare in cui è stato addestrato nel 2016.

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Ki Sung-yueng del Newcastle pronto a lasciare il calcio per combattere per la Corea del Sud

Non è un mistero la situazione particolare dei giocatori della Corea del Sud. I nazionali coreani, come tutti gli atleti del Paese orientale e come tutti i cittadini, hanno osservato una rigida disciplina militare, anche alla luce delle questioni mai del tutto risolte con la vicina Corea del Nord. Ecco allora che Ki Sung-yueng capitano e stella della nazionale sudcoreana, che milita nel Newcastle sarebbe pronto a lasciare tutto per difendere la patria: "Voglio essere pronto ad aiutare il mio Paese se mi dovessero chiamare per aiutare il mio esercito, direi al mio allenatore Rafa Benitez che devo andare, per proteggere la mia famiglia e difendere il mio Paese".

Ki Sung-yueng e la disciplina militare, l'addestramento nel 2016

Ki Sung-yueng dunque ha raccontato ai microfoni di Sportsmail di essere pronto a mettere in pratica, quanto imparato già sul campo militare nel 2016. Una confessione sorprendente quella del calciatore: "Mi svegliavo alle 6.30 tutti i giorni ci radunavamo davanti all'edificio principale e lì, in 250, cantavamo l'inno nazionale. Al mattino impari un'abilità: prima gli spari con la pistola, poi i lanci con le granate. Con la pistola ero quasi infallibile: ci esercitavamo su distanze di 100, 150 e 250 metri. Un giorno abbiamo dovuto mettere in valigia tutte le nostre cose e portare la nostra pistola su una camminata di 20 chilometri. Gli esercizi per resistere al gas? Devi restare lì per un minuto. Dopo il minuto devi cambiare le maschere con il tuo partner. Non puoi respirare. Alcune persone stavano piangendo, il naso e gli occhi bruciavano. Era pazzesco, davvero spaventoso. Una volta ho lanciato l'arma, quella con la sicura. Una granata? Ecco, una granata".

Cosa è successo a Ki Sung-yueng in occasione della leva militare

Una situazione che in Corea del Sud dunque è praticamente fisiologica, ma che non può che risultare sorprendente per il panorama europeo. E pensare che Ki Sung-yueng in patria è una vera e propria celebrità. Un vero e proprio idolo, grazie alla sua carriera che gli ha permesso di affermarsi anche sui palcoscenici calcistici del Vecchio Continente. Corsa, generosità e tecnica per il classe 1989 che recentemente ha vinto i Giochi militari (con il collega del Tottenham Son, che ha evitato così il servizio militare obbligatorio) dopo l'avventura ai Mondiali culminata nel successo sulla Germania. Meriti sportivi per il ragazzo che grazie al bronzo alle Olimpiadi di Londra, ha avuto uno sconto sulla leva militare passando da 18 a 4 mesi. Mesi in cui ha potuto capire tante, cose e amare ancor di più il suo Paese: "Apprezzo tanto gli uomini dell'esercito – riporta Sky Sport -sacrificano la loro vita per difendere il Paese. Lì ho imparato cose che diversamente non avrei fatto. Ora sono pronto a combattere se la guerra arriverà. Più facile per me perché ero già allenato? Non proprio, preferirei correre sempre e solo intorno a un campo da calcio".

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