La chiave tattica, Inter-Juventus raccontata in 10 punti
"L'Inter è squadra femmina, quindi passionale, volubile, e pertanto agli antipodi del pragmatismo che caratterizza la Juventus". Il ritratto di Gianni Brera torna più attuale che mai oggi. L'Inter gioca la miglior partita dell'era De Boer. Non solo Icardi, che alla Juve segna più di chiunque altro: sono Banega e Joao Mario a dare forma e sostanza alla visione dell'olandese. Allegri contava sulla regia di Pjanic e la sostanza fra le linee di Mandzukic: mancheranno entrambe, e sarà determinante per il 2-1 nerazzurro.
Le formazioni – Allegri, che prima di questo match aveva ottenuto 7 vittorie e 4 pareggi a fronte di 7 sconfitte contro l'Inter, sceglie Mandzukic per Higuain e Lichtsteiner per Dani Alves. Evidentemente vuole proteggere il lato destro della sua difesa, che potrebbe essere preso d'infilata dai tagli di Eder, e sfruttare le sponde di Mandzukic per gli inserimenti di Dybala che può rimanere più alto fra le linee, punto debole principale della nuova Inter. De Boer ripropone lo schema di Pescara con una sola variabile, Eder per Perisic, che sbilanciava un po' la squadra da quella parte sulle ripartenze degli abruzzesi.
1: Joao Mario ovunque – Avvio teso e bloccato, con fallo non visto di Murillo su Dybala. E' interessante la flessibilità di Joao Mario, il suo dinamismo nelle occasioni in cui l'Inter recupera palla e riparte. Spesso è il più muscolare dei centrocampisti centrali bianconeri, Asamoah, il primo a portare il pressing sul portoghese, come gli chiede Allegri.
2: bene Banega – L'atteggiamento dell'Inter è propositivo, De Boer dimostra da subito di voler cercare il gioco sulle fasce. Nei primi 10′ sono le aperture di Banega per Murillo e gli appoggi di Miranda per D'Ambrosio i passaggi più frequenti. Proprio da Banega, bravo a riprender palla su Dybala, nasce il primo pericolo portato dall'Inter (Eder chiuso in angolo). L'argentino cerca spesso di sviluppare il gioco a sinistra, dove Santon accompagna bene in sovrapposizione, agevolato dall'avvio lento di Pjanic che fatica a trovare la giusta posizione.
3: manca Pjanic – De Boer vuole che la sua Inter, la squadra con il maggior possesso palla nelle prime tre giornate, rimanga alta (30 passaggi a 15 nella trequarti offensiva nei primi 20′) anche nella fase di pressing sulla costruzione bassa della Juve: più volte chiede a Candreva di andare a pressare Alex Sandro che si abbassa a ricevere da un centrale o da Buffon. La libertà di Banega è figlia anche della prestazione inconsistente di Pjanic, poco coinvolto nello sviluppo del gioco e poco reattivo in copertura.
4: Dybala trequartista aggiunto – L'Inter migliora ma non risolve del tutto i problemi nelle coperture preventive e nelle transizioni negative. La prima conclusione della Juve, destro di prima ribattuto di Dybala, nasce da una copertura affannosa della difesa schierata su un appoggio intercettato ai 20 metri di Joao Mario. Ed è proprio un cambio di gioco a scoprire ancora la linea arretrata nerazzurra: Khedira manca la migliore chance da gol del primo tempo.
Al 25′ si fa male Benatia, 65mo infortunio dell'era Allegri: con l'ingresso di Barzagli, subito ammonito, tatticamente non cambia nulla. L'Inter però si dimostra più reattiva sulle seconde palle e la Juve deve affidarsi ai movimenti senza palla di Dybala che, come all'Olimpico contro la Lazio, si abbassa molto per dare un'alternativa in più in fase di costruzione. E proprio il suo ruolo da sostanziale trequartista fa sì che l'Inter si riposizioni secondo un 4-1-4-1 senza palla, proprio per non lasciargli troppo spazio alle spalle dei mediani.
Il primo tempo – Il primo tempo racconta bene il presente delle due squadre. L'Inter controlla il possesso, anche negli ultimi 30 metri, e regala la miglior prestazione della nuova gestione. Ma la migliore occasione è comunque della Juve. Lo 0-0, dunque, fotografa stili e speranze, ambizioni e caratteri.
5: effetto Candreva – L'Inter riparte aggressiva. La Juve fatica a tenere il possesso palla, Banega allunga la squadra e dialoga bene con Icardi. Fra le linee si muove Eder (brivido sul suo tiro deviato al 55′), ma è sulla destra, attraverso il triangolo D'Ambrosio-Candreva-Joao Mario che l'Inter riesce a creare superiorità.
Da quella parte si inserisce bene Candreva, pescato da Banega dopo l'errore di Chiellini: il mezzo esterno destro al volo è appena largo. La migliore azione dell'Inter nella prima ora di gioco certifica l'importanza della fascia destra che emerge anche dalla heatmap, il grafico che sintetizza le zone occupate dalle due squadre (dato al 60′).
6: Juve cinica – Proprio da quella parte, però, l'Inter si scopre. Spunto di Alex Sandro che va via a D'Ambrosio e crossa teso in mezzo. Lichsteiner, attento in copertura ma finora nullo in avanti, che si materializza alle spalle di un distratto Santon e massimizza uno schema classico del 3-5-2 di Allegri.
7: Icardi garanzia – Il vantaggio dura poco. Icardi sbuca su un calcio d'angolo alle spalle di Khedira e salta più alto di Bonucci. Nell'Inter quest'anno segna solo lui (4 su 4), e per la prima volta va in gol prima del 70′. E' il settimo gol in otto sfide alla Juve dal 2012-13: nessun altro ha realizzato più reti ai bianconeri in questo periodo.
8: Perisic ribalta il match – Alla Juve viene a mancare il contributo di Mandzukic che esce al 74′, anche se inizialmente comunica l'ingresso per Dybala. E' De Boer però che cambia la partita dalla panchina. Perisic sostituisce uno stanco Eder e cambia la partita. L'errore decisivo è di Asamoah, il suo retropassaggio è letale sul pressing alto di Candreva che prolunga per Icardi bravo a disegnare l'assist sul secondo palo per il colpo di testa di Perisic. L'ingresso di Melo per Medel, prevedibile quando bisogna cercare di tenere il pallone, suona comunque come una definitiva bocciatura di Kondogbia che non si presta al ruolo di mediano nel 4-2-3-1.
9: Allegri col 4-3-3 – Allegri, forse tardivamente, ricorre a Pjaca e ridisegna la Juve con un 4-3-3 che avrebbe probabilmente garantito un po' di copertura in più sulle fasce dove l'Inter sviluppa gran parte del suo gioco offensivo.
10: i verdetti – De Boer ha un solo rimpianto, l'espulsione nel finale di Banega, decisamente il migliore in campo. L'argentino ha cambiato il volto dell'Inter, che ha mostrato un bilanciamento certamente più efficace con questo 4-2-3-1. Allegri finisce per pagare così proprio le scelte più conservative. Scelte che non hanno pagato. Il big match è dell'Inter.