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La carica dei 1000 minuti, le colonne dell’Inter (da record) di Spalletti

Spalletti ha rivoluzionato l’Inter. L’undici titolare è stabile, ma tutti si sentono parte del gruppo. La riscoperta di Brozovic, Ranocchia e Santon contro il Chievo è l’ultima prova. Il tecnico ha utilizzato 19 giocatori: Handanovic, Skriniar e Perisic gli inamovibili.
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Spalletti ha cambiato il volto dell'Inter. Una delle cinque squadre ancora senza sconfitte nel Big 5, una delle dieci con la media spettatori più alta, arriva da capolista al big match e con la miglior difesa al big match con la Juventus. Una sfida da cui passa un pezzo importante, non decisivo, della corsa scudetto. Una rivoluzione, quella di Spalletti, dal passo rapido e dall'effetto radicale. Un cambio di paradigma che non si riduce alla presenza di Maurito Icardi.

Icardi a suon di record

Icardi ha segnato il 48,4% dei gol dell'Inter, e rimane l'attaccante più influente, più determinante della Serie A. È il primo dal 2005-2006 a firmarne 16 nelle prime 15 giornate, dopo Luca Toni che undici anni fa concluse capocannoniere con 31 gol davanti a Trezeguet e David Suazo. Maurito è entrato nella storia del club con il 94mo gol in maglia nerazzurra. A 24 anni ha già raggiunto al decimo posto all time di Mario Corso e mette nell'obiettivo l'ottavo di Vieri a quota 123.

"Non c'è bisogno di convincere Icardi a legarsi all'Inter. Ha un contratto lungo, ma conta di più la sua volontà” ha detto Ausilio alla Domenica Sportiva “Mauro è il capitano dell'Inter, vuole esserlo e vuole vincere con l'Inter. Tutto questo va al di là dei contratti e delle clausole".

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Come la Grande Inter

Come la Grande Inter di Corso, Sarti-Burgnich-Facchetti, anche la formazione di questa Inter, la prima di Spalletti, si potrebbe recitare come una filastrocca mandata a memoria. Non con la formula del giornalismo d'antan, ultima e più duratura eredità del 2-3-5, la piramide di Cambridge, primo modulo che cambiò la storia del calcio, ma con la forza identitaria del 4-2-3-1, vera cifra distintiva del tecnico di Certaldo.

Spalletti ha impiegato finora diciannove giocatori. Nove, compreso il portiere Handanovic, hanno superato i 1000 minuti di presenza. Due gli stakhanovisti fra i calciatori di movimento, Skriniar e Perisic, sempre in campo e mai sostituiti, gli uomini copertina insieme al capitano nel 5-0 al Chievo. Un successo che mantiene l'Inter fra le sole quattro squadre ancora imbattute nei cinque principali campionati europei, insieme al Manchester City (14 vittorie e un pareggio), al Barcellona (11 vittorie e 3 pareggi) e all’Atletico Madrid (8 vittorie e 6 pareggi).

Gli assist di Candreva

Tra gli insostituibili, e non potrebbe essere altrimenti, il miglior assist-man del campionato, Candreva (7), davanti proprio a Perisic (6). L'ex Lazio ha creato 47 occasioni da gol ed è l'unico in Serie A con una media superiore ai 3 passaggi chiave a partita. Se l'Inter ha una media di 26 cross a partita, il merito è in gran parte suo. Ne ha tentati più di 160, 50 in più di Birsa, secondo e unico altro giocatore già in tripla cifra in campionato. Non è tra i migliori per precisione, ma compensa con l'abbondanza: sono 39, infatti, quelli riusciti, altro primato individuale in stagione.

Gli inamovibili di Spalletti (in campo almeno 1000′)

Handanovic 1350, Skriniar 1350, Perisic 1350, D'Ambrosio 1332, Icardi 1316, Miranda 1260, Borja Valero 1236, Candreva 1199, Vecino 1073

Proprio dal lato di Candreva, sfruttando il triangolo con D'Ambrosio, primo riferimento nell'uscita bassa del pallone, e Vecino, l'Inter sviluppa il 38% delle azioni d'attacco. Icardi, per Luca Marchegiani al momento il miglior centravanti al mondo, sentitamente ringrazia.

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Il jolly Joao Mario e l'identità fluida

Nel 5-0 contro il Chievo c'è anche il recupero di Joao Mario. Alcuni quotidiani hanno sottolineato con fin troppa severità la sua poca cattiveria. Ma il suo arretramento sulla linea mediana in coppia con Borja Valero hanno mantenuto alta la fluidità nella costruzione della manovra. Il portoghese, un giocatore sopra la media, parola di Deco, si staccava più in avanti dell'ex viola e apriva il gioco sulle corsie.

Hanno funzionato anche gli interscambi con Brozovic, altra dimostrazione che il peso di un allenatore, in certe situazioni, può ben superare il proverbiale 20%. Perché Spalletti ha bisogno che anche i temperamenti artistici siano inquadrati dentro un contesto che non li sacrifichi ma metta al primo posto la valorizzazione del collettivo. Il tecnico è entrato nella testa di un talento puro e indolente, un cervelluto del pallone che si affida all'improvvisazione. E si è guadagnato un'alternativa interessante nello scenario della stagione.

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La riscoperta delle seconde linee

Non è un caso se la parola che più ritorna nei commenti sulla nuova Inter sia “gruppo”. Spalletti ha ripescato Santon, alla centesima in nerazzurro contro il Chievo, lasciando più di qualche dubbio sull'investimento per Dalbert, finora unica stonata del mercato estivo, e recuperato Ranocchia. “Sono rimasto per lui” diceva a settembre, e dopo gli ultimi 90′ a San Siro la convinzione si è fatta ancora più forte. “Sono qui da tanti anni e una coesione come questa non l’ho mai vista” ha detto. “Con Spalletti anche senza giocare si migliora tanto. Come ci motiva? Ci tratta tutti allo stesso modo e questo spinge tutti a voler migliorare”.

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Servono rinforzi?

Con solo il campionato e la Coppa Italia, i 19 uomini impiegati da Spalletti potrebbero anche numericamente bastare. Ma la quantità non fa la qualità, e 4-5 rinforzi, come il tecnico lasciava intendere dopo la vittoria sull'Atalanta, in effetti servono. Manca un mediano dall'indole puramente difensiva, non lo è Vecino, giocatore di intelligenza tattica e lettura superiore, non lo è Gagliardini, un equilibratore che ha dimostrato di dare il meglio in un centrocampo a tre con un uomo a coprirgli le spalle. Manca indubbiamente una prima punta davanti e un terzino destro per dare respiro a Icardi (Eder ha caratteristiche evidentemente differenti) e D'Ambrosio. In un campionato in cui davvero non si può sbagliare, in cui le prime cinque viaggiano a cavallo dei due punti e mezzo a partita, niente può essere lasciato al caso.

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