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L’Udinese incorona Di Natale: “E’ meglio di Zico”

La squadra intorno a lui cambia ogni stagione, ma lui resta al centro dello spogliatoio e dell’attacco. Al Friuli Totò è una bandiera, continua a far gol e da grande vuol fare l’allenatore.
A cura di Maurizio De Santis
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di natale scatta in contropiede

Totò Di Natale il militare a Cuneo non l’ha fatto, ma è uomo di mondo. Alloggio, vitto, lavatura, imbiancatura e stiratura se l’è guadagnati segnando carrette di gol. A Udine la squadra intorno a lui cambia ogni stagione, ma lui resta al centro dello spogliatoio e dell’attacco. Fa tutto da solo, con facilità disarmante. Prende palla, serve assist, taglia a fette la difesa, si fionda nello spazio, piomba davanti al portiere, gonfia la rete. Ce l’ha nel sangue, per due tornei consecutivi (2009-2010 e 2010-2011) è stato il capocannoniere della serie A. Lui, il primo dei bomber italiani (23 reti nel 2012, a pari merito con Cavani) dopo Ibrahimovic (28) e Milito (24). Quest'anno è a quota 9, a dar la caccia al Faraone.

Di Natale? Gli aggettivi sono stati tutti consumati, possiamo considerarlo ancora meglio di Zico per quello che ha fatto qui – afferma Pozzo, patron dell'Udinese -. Senza dimenticare altri grandi campioni come Balbo, Bierhoff, Amoroso, ma Totò mi sorprende ancora oggi più di tutti. Nonostante i suoi 35 anni è ancora integro, ci divertiremo ancora tanto con lui. Il rinnovo? E' automatico finché rimarrà in piedi

Non sbaglia mai, o quasi. Il rigore fallito all’Europeo del 2008 e quello contro l’Arsenal bruciano ancora. Capita anche ai migliori. Pomigliano d’Arco, Empoli, Udinese, Nazionale, Coppa Uefa e Champions League. Ne ha fatta di strada il ragazzo svezzato a Castello di Cisterna, poi spedito in Toscana. Totò come altri talenti in giro per la Penisola. L'uscita dai preliminari di Champions con i portoghesi dello Sporting Braga aveva lasciato solo un grande rammarico e un cucchiaio di rabbia (per quello sciagurato tiro dal dischetto di Maicosuel) difficile da mandare giù. A 35 anni (li ha compiuti il 13 ottobre scorso) non è mai troppo tardi. Nemmeno per (ri)mettere la testa a posto, cominciare una nuova sfida e vivere una seconda giovinezza.

Giocherò altri due anni, poi potrei allenare – disse dopo l'ultima gara di Europa League -. Sono anche felice di aver raggiunto Bertotto in cima alla classifica delle presenze europee. Per un giocatore dell’Udinese: è un bel traguardo. Io non so quando si arriverà di nuovo in Europa, ma mi piacerebbe rigiocarci prima di smettere.

Sempre in bianconero, ma quello friulano. Il successo storico ad Anfield Road, nel tempio del Liverpool, porta la sua firma. Il bacio a Francesco Guidolin ha sancito la pace con il tecnico dopo la baruffa in campionato. Anzi, il tecnico ha parole di elogio per il suo campione che da grande vuol fare l'allenatore. La vittoria è sempre la migliore medicina.

Totò è un grande. Sarebbe un piacere per me lasciargli il testimone in futuro, ancora una volta ha dimostrato le sue qualità e la sua classe, si è sacrificato tanto per la squadra.

"Noi non siamo napoletani". Gridavano (e gridano tutt'ora) i tifosi. Lo fecero anche alla festa per la qualificazione in Champions dei bianconeri, proprio mentre lui era sul palco. E, quest'anno, dopo il gol segnato al Catania li ha zittiti. Perché anche se ha fatto fortuna al Nord non dimentica le sue origini. Ne va fiero. Totò, però, è un'altra cosa. Lui segna e fa sognare. Davanti a lui si aprono porte, portoni e portelle.

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