L’ennesima svolta di Allegri. Come cambia la Juve: da miglior attacco a bunker difensivo
Ormai Massimiliano Allegri ci ha abituato ai cambiamenti in corso di stagione, a quei cambiamenti tattici che permettono alla propria squadra di rendere al massimo e, soprattutto, di conseguire gli obiettivi postisi ad inizio anno. E così anche quest’anno il tecnico bianconero non ha deluso le aspettative, ma a differenza delle altre volte in questa occasione non ha effettuato delle modifiche soltanto in termini di posizionamento in campo dei calciatori, ma anche di atteggiamento.
Lo spartiacque Barcellona
Proprio a questo si deve il fatto che la stagione attuale della Juventus si possa dividere esattamente in due parti che hanno come punto di svolta la gara dell’Allianz Stadium di Champions League contro il Barcellona di Ernesto Valverde terminata 0-0. Prima di quel 22 novembre infatti quella bianconera era una compagine nettamente volta al gioco d’attacco, sacrificando spesso la fase difensiva e l’equilibrio tattico, all’insegna del “l’importante è fare un gol più degli altri”. Lo dice la storia delle partite, lo dicono i risultati, lo dicono i numeri: lo score delle 19 partite giocate dai piemontesi prima della gara spartiacque con il Barça recita 12 vittorie, 3 pareggi e 4 sconfitte in tutte le competizioni (per una media di 2,05 punti ad incontro), ma a sorprendere in particolar modo è il bottino di reti fatte e incassate, vale a dire 44 gol realizzati e ben 22 subiti mantenendo la propria porta inviolata soltanto in 6 circostanze.
Il mantra di Allegri: “in Italia vince chi prende meno gol”
Quella della prima parte di stagione sembra dunque una Juve snaturata rispetto al suo recente passato, rispetto a quell’idea di calcio che le ha permesso di scrivere la storia del campionato italiano inanellando sei scudetti consecutivi come mai nessuno era riuscito a fare prima di lei in quasi un secolo. E lo sa bene Massimiliano Allegri che, accortosi della “deriva” offensiva che ha preso la sua squadra continua a ripetere come un mantra che “in Italia vince chi prende meno gol e non chi ne fa di più”. Lo ha ripetuto talmente tante volte che, complice anche la cocente sconfitta sul campo della Sampdoria, i suoi uomini hanno deciso di ascoltare il proprio allenatore sacrificando il più divertente gioco votato all’attacco per uno meno divertente, ma certamente più efficace, fatto di equilibrio tattico, difesa rocciosa e umiltà calcistica.
Cambio d’atteggiamento, prima ancora che tattico
Prima ancora che quello relativo al modulo (il passaggio dal 4-2-3-1 al 4-3-3 arriverà il 9 dicembre nella gara casalinga contro l’Inter) il vero cambiamento effettuato da Allegri è proprio quello che riguarda l’atteggiamento in campo della sua squadra, cioè il mezzo per arrivare a centrare gli obiettivi prefissatisi. Ed è proprio ciò che ha trasformato la Juventus come dimostrano i risultati: dalla gara con il Barcellona ad oggi i bianconeri hanno disputato 24 gare tra Serie A, Coppa Italia e Champions League, ottenendo 20 vittorie e 4 pareggi (per una media di 2,67 punti per match) con 42 reti all’attivo (sette delle quali al Sassuolo) e solo 4 al passivo, cioè quelle realizzate da Caceres del Verona e da Kane, Eriksen e Son del Tottenham nei due match degli ottavi di Champions, con l’incredibile bottino di 21 clean sheet.
I risultati danno ragione ad Allegri
Come appare evidente è proprio il cambio di atteggiamento che ha dato la svolta alla stagione dei piemontesi che grazie a ciò hanno riconquistato la vetta della Serie A, nonostante il passo incredibile del Napoli di Maurizio Sarri, hanno centrato la quarta finale di Coppa Italia di fila e l’accesso ai quarti di finale di Champions League dove incontreranno i bicampioni in carica del Real Madrid di Zinedine Zidane. Tutto sembra quindi dare ragione ad Allegri: piuttosto che “fare un gol più degli avversari”, forse è meglio pensare a “prendere meno gol possibili”.