L’arbitro Massa minacciato per il rigore concesso al 97′ in Juve-Milan

Esasperato. Avvelenato. Folle. Il clima in cui versa attualmente il calcio italiano è finito nell'imbuto del sospetto e delle polemiche rinfocolate di recente da quanto accaduto durante e (soprattutto) dopo Juventus-Milan. L'ennesimo confronto destinato a restare nella storia dopo l'episodio del gol di Muntari e della parata di Buffon ben oltre la linea di porta. Questa volta, a far discutere è quel rigore fischiato a tempo scaduto ai bianconeri per un mani di De Sciglio su cross di Lichtsteiner da distanza ravvicinata. Ad assegnare il penalty fu l'arbitro Massa di Imperia, finito nell'occhio del ciclone e nel mirino anche dello scalmanato di turno. In base a quanto raccolto dal quotidiano ‘La Stampa', il direttore di gara ligure avrebbe ricevuto minacce prima attraverso una telefonata anonima poi con una lettera minatoria, entrambe recapitate alla sezione Aia di Imperia.

Minacce contenenti riferimenti precisi alla vita lavorativa e alla famiglia del fischietto: un caso che ha spinto la Digos ad aprire un'indagine muovendosi su due fronti per verificare anzitutto l'attendibilità di quel gesto, escludendo così si sia trattato della classica azione di un mitomane, e acquisire tracciato e tabulati del traffico telefonico in entrata. A essere passate al setaccio sono le frange più estremiste dei tifo che anche sui social network avevano sollevato proteste (e insulti) nei confronti dell'arbitro. Quanto alla situazione strettamente personale, almeno per adesso non sono stati presi provvedimenti di tutela di Davide Massa o dei suoi familiari.
Dentro e fuori dal campo. Juventus-Milan ha spaccato ancora una volta in due l'Italia dei tifosi all'insegna dell'odio (sportivo) nei confronti dei bianconeri, sul banco degli imputati per i presunti favori arbitrali. Al di là del furore e dell'enfasi da bar, il post gara ha spostato i riflettori anche su un altro aspetto della vicenda: ovvero, i danni allo spogliatoio dello JStadium e le scritte offensive lasciate da alcuni dei rossoneri sugli scudetti che fanno parte dell'arredo interno. Quelli revocati in seguito alle vicende di Calciopoli ma rimasti nel novero della stessa Juventus nonostante cassati dal conteggio da parte della Federazione.