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L’addio al calcio di Chevanton: “Lecce nel cuore”

Il bomber uruguayano ha deciso di chiudere la carriera a 35 anni e nel giorno dell’addio al calcio giocato ha ringraziato una per una le squadre in cui ha militato. Anche i salentini in cui è tornato per ben due volte, divenendo l’unico calciatore nella storia dei giallorossi, ad aver segnato almeno un gol nelle prime tre categorie del calcio professionistico italiano.
A cura di Alessio Pediglieri
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A 35 anni e dopo aver giocato nei Due Mondi del Calcio, Europa e Sud America ritagliandosi più di qualche semplice spicchio di notorietà, Ernesto Chevanton ha deciso che per lui, il campo è diventato troppo lungo e largo per potervi correre e fare ancora una volta la differenza. Così sono arrivati i titoli di coda di una carriera entusiasmante nella quale tra le tante maglie indossate c'è anche quella del Lecce che lo ha fatto conoscere all'Italia.

Al Lecce ha legato parte della propria carriera in giro per il mondo. Nel club italiano ha militato dal 2001 al 2004, per poi ritornarci nelle stagioni 2010-2011 e 2012-2013. Con la maglia del salentini, con cui ha disputato 124 partite segnando 59 gol, è il miglior marcatore di sempre in Serie A insieme a Mirko Vučinić ed è l'unico calciatore nella storia dei giallorossi, ad aver segnato almeno un gol nelle prime tre categorie del calcio professionistico italiano.

Nel mezzo l'avventura più importante a livello di vittorie, in Spagna, con la maglia del Siviglia. Tra il 2006 e il 2007 sono arrivate una Coppa di Spagna, una Supercoppa spagnola, la Coppa Uefa e una Supercoppa europea. Per tutti i suoi club, nessuno escluso, Chevanton ha ritagliato un saluto particolare nelle sue dichiarazioni d'addio: "Dopo 19 anni di calcio professionistico è arrivato il momento di dire basta con lo sport che tanta gioia mi ha dato. Grazie per avermi dato la possibilità di vestire la maglia piu' bella del mondo, quella della Celeste, la maglia del mio Paese. Grazie al Danubio, la mia prima squadra, grazie al Lecce la squadra che mi ha fatto innamorare dei suoi colori, della sua gente, della sua città, la squadra dove avrei voluto chiudere la carriera. Ringraziamenti anche al Siviglia, al Monaco, al Colon di Santa Fe', al Qpr, all'Atalanta al Liverpool di Montevideo, ma anche a tutti i tecnici che mi hanno dato qualcosa di importante, ai miei compagni alcuni dei quali sono diventati fratelli. Un grazie alla famiglia Semeraro, a Pantaleo Corvino e a Delio Rossi, persone magnifiche".

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