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Juventus: tra confusione tattica e uomini di qualità lasciati in panchina

Sfortuna, infortuni, continui cambi di modulo e di formazione titolare con conseguente confusione e risultati mediocri. L’analisi di un avvio da dimenticare.
A cura di Mirko Cafaro
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C'erano volute 38 giornate, lo scorso anno, alla Juventus per subire tre sconfitte; appena 6 in quest'avvio di stagione per un totale di cinque punti. Un inizio mediocre e travagliato che non si era mai visto nella storia moderna bianconera (per trovarne uno analogo bisogna tornare indietro sino ai primi anni '70) e che non può essere spiegato solo con la perdita di tre pezzi da 90 del calibro di Pirlo, Tevez e Vidal. C'è molto altro e proviamo a scoprirlo insieme. A voler rimanere in superficie, non va taciuta un po' di sfortuna: i bianconeri sono la squadra che crea e conclude di più in porta, ma sinora ha segnato meno di quanto ha subito (6 e 7 reti). Poi ci sono gli infortuni in serie, ma lì non ci si può appellare (solo) alla malasorte. La quasi totalità degli stop, infatti, è di natura muscolare.

Khedira ha cominciato subito dal ritiro, Marchisio lo ha seguito a ruota riportando anche una ricaduta, "doppietta" anche per Morata e non è andata meglio a Barzagli, partito a handicap e Mandzukic al momento fermo ai box. Qualcosa non procede come dovrebbe nella preparazione juventina e ci siamo soffermati solo ai big costretti a pit stop più o meno lunghi. E a queste difficoltà si aggiungano anche le scelte di Allegri che in otto partite ha presentato otto formazioni diverse e non sempre dettate dagli obblighi di infermeria. Anzi, il più delle volte le rivoluzioni sono state provocate dai cambi di modulo, che in quest'inizio ha spaziato dal 3-5-2 al 4-3-3, sino al 4-3-1-2 ripristinato senza fortuna con il Napoli, nonostante il tridente avesse dato buoni risultati contro Manchester City e Genoa. Insomma confusione tattica e assenza di riferimenti per un nuovo gruppo che deve ritrovarsi attorno a uomini e sistemi diversi.

Ciò che stupisce, però, è la poca continuità di impiego di alcuni uomini che, pur in quest'avvio complicato, hanno saputo offrire un discreto contributo determinando frequenti cambi di passo. Su tutti il colombiano Cuadrado che, in assenza di uomini di fantasia in mezzo al campo, è quello dotato di verve, numeri e capacità di saltare l'uomo creando superiorità numerica. L'ex Fiorentina e Chelsea anche col Napoli è partito dalla panchina, salvo poi subentrare tardivamente sul 2-0. L'altro elemento arrivato dal mercato che ha subito mostrato qualità è il francese Lemina: al di là del gol contro i partenopei, già in precedenza si erano intraviste la sua personalità e la capacità di usare indistintamente fioretto e spada. Assolutamente da rivedere Hernanes, che sta pagando i continui cambi di posizione nello scacchiere di Allegri e sarebbe ora anche di qualche chance in più per Alex Sandro. Annotazione a margine per l'individuato leader Pogba: la maglia numero 10 e le responsabilità che ne derivano lo stanno schiacciando; non è ancora pronto a prendere in mano le redini della squadra e a guidarla tecnicamente, è ora che tutto l'ambiente se ne accorga.

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