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Juventus-Inter 1-1: Tevez-Icardi botta e risposta da bomber allo JStadium (foto)

Nel primo tempo Carlos Tevez sigla il vantaggio bianconero trovando la sua prima rete contro i nerazzurri. Nella ripresa risponde Icardi al quinto centro in 4 gare con i bianconeri. Nel finale di gara il nerazzurro spreca il colpo del ko non servendo Osvaldo che si infuria in campo.
A cura di Alessio Pediglieri
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E' finita con un pareggio, con l'Inter che festeggia un punto allo JStadium meritato per una partita gagliarda che la Juventus ha il demerito di non aver addormentato prima che gli animi nerazzurri si svegliassero nell'orgoglio di chi non vuole ripartire nel 2015 con una sconfitta in campionato. I bianconeri hanno gestito i primi 45 minuti a proprio piacimento andando a segno subito con Tevez che rompe gli equilibri e trova la sua prima rete contro l'Inter. Gli uomini di Mancini sembrano imballati, subiscono la fisicità dei bianconeri che ‘scherzano' con Vidal e Pogba autentici mattatori di centrocampo dove hanno fatto prevalere una migliore qualità tecnica. Ma non riuscendo a segnare più di un gol, un peccato capitale che ha permesso a Mancini di rivedere alcune scelte, modificare la squadra nel secondo tempo e rimettere le cose a posto. Cambiando il centrocampo, il punto focale della manovra, togliendo un inconcludente Kuzmanovic, per un Podolski subito in partita. E confidando su Icardi l'uomo che quando vede la Juventus segna sempre. Così finisce 1-1 con la Juve che frena e con la Roma che si avvicina e un'Inter che prova a guardare il bicchiere mezzo pieno nell'essere finita in crescendo.

 Primo tempo: Tevez rompe il tabù

Allegri e Mancini, nessuna sorpresa. Non ci sono novità di formazione per Allegri e Mancini che si affidano ai ‘soliti' noti, con le scelte già palesate alla vigilia che non ammettono esperimenti in un match che vale più dei semplici tre punti in palio. La Juventus schiera la formazione classica con il tandem offensivo Llorente-Tevez e un centrocampo che ha per metronomo Andrea Pirlo, l'uomo considerato più pericoloso dei bianconeri per Roberto Mancini. Che lascia Podolski in panchina a guardare i suoi nuovi compagni provare a confrontarsi con i campioni d'Italia. Il solo Icardi è punta di ruolo, Kovacic ed Hernanes fungono da trequartisti mentre Medel e Kusmanovic si alternano in mediana e Guarin ha il compito di fare da cerniera con la difesa.

Vidal inventa, Tevez segna. Gara intensa da subito con entrambe le formazioni che pressano i portatori di palla ma se l'Inter sembra prediligere il possesso, la Juventus si delizia con azioni di prima fatte a memoria come nell'occasione del gol: al primo affondo dopo soli 5 minuti, dal genio di Vidal nasce uno smarcamento di tacco che gli permette di offrire in are piccola a Tevez la gioia del vantaggio e del primo gol contro i nerazzurri. Che reagiscono di par loro con la ricerca costante della manovra corale, senza farsi prendere dalla frenesia e provando a presentarsi pericolosamente davanti ad un Buffon che rimane tuttavia inoperoso.

Juve da manuale, Inter da sofferenza. L'Inter avrebbe anche l'occasione giusta per tentare il pareggio in contropiede con Kovacic che avrebbe la palla giusta per offrire a Icardi la via del face to face con Buffon ma il giovane croato pasticcia. La Juventus non soffre realmente mai, quando i nerazzurri si spingono in avanti con il baricentro (buona la gara di Guarin spesso al raddoppio e al recupero), gli uomini di Allegri attendono giudiziosi sulla propria trequarti per poi ricamare sulle fasce laterali le ripartenze. Cosa che è improba e proibitiva ai nerazzurri dove sia Campagnaro che D'Ambrosio non azzeccano un cross.

Nerazzurri approssimativi. E' qui la differenza di un primo tempo che potrebbe vedere il raddoppio bianconero almeno in un paio di occasioni (prima con una magia di Pogba che impegna Handanovic e poi con un tiro insidioso di Vidal): i bianconeri a memoria si trovano e ritrovano con giocatori che sanno ancor prima che arrivi il pallone dove lanciarlo; i nerazzurri evidenziano un tasso tecnico inferiore con errori grossolani di Juan Jesus in difesa e un Kovacic che quando il pressing sale entra spesso in difficoltà perdendo facili palloni da amministrare.

 Secondo tempo: ancora Icardi, Juve domata

Entra Podolski. L'Inter e la Juventus non cambiano per la ripresa e Allegri e Mancini ripresentano gli stessi undici in campo. Per una manciata di minuti perché il tecnico nerazzurro opta per il debutto di Podolski che prende il posto di Kuzmanovic e rende il baricentro interista più avanzato alla ricerca del pareggio in una gara che ha visto il primo tempo essere predominio quasi incontrastato della Juventus. Una mossa studiata a tavolino chiedendo a Guarin il sacrificio di arretrare e ad Hernanes di spostarsi sull'out opposto lasciando il solo Kovacic in cabina di regia.

Icardi gol, ritorno Inter. Una mossa che h i suoi effetti perché la squadra prende coraggio e inizia a macinare finalmente gioco crescendo progressivamente in mezzo al campo. Non è un caso se al 19′ Mauro Icardi trova la rete dell'1-1 dopo che l'Inter ha subito fin troppo l'iniziativa di una Juventus che parte male nella ripresa e subisce l'orgoglio nerazzurro che subito dopo la rete dell'argentino gioca il miglior calcio della stagione per una decina di minuti, rischiando in almeno due occasioni il raddoppio, meritato.

Finale incandescente: rosso a Kovacic. Ne nasce un  finale scoppiettante dove si esalta anche Buffon che salva la porta bianconera come farà Handanovic nel concitato finale dove l'Inter si divora letteralmente il colpo del ko con Icardi che invece di servire Osvaldo, tutto solo in area preferisce il tiro a giro che finisce in tribuna scatenando l'ira funesta del compagno, letteralmente inviperito.

Si alza l'agonismo e il nervosismo: fioccano i cartellini gialli e anche un rosso: a Kovacic per un'entrata a martello che spedisce anzitempo il croato sotto la doccia. Ma non c'è più tempo per sperare in altri colpi di scena. Nel finale l'Inter soffre ma tiene un pareggio che ha un valore importantissimo. Soprattutto per il morale di un ambiente che da sempre vive di emozioni e di agonismo.

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