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Juventus-Inter 1-0, Leonardo impari a fare l’allenatore

Con una squadra messa male in campo, Leonardo ha sbagliato i tempi per le sostituzioni dimostrando di avere serie difficoltà nel leggere le partite.
A cura di Alessio Pediglieri
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leonardo inter juventus

Quando tutto va bene, si sa, tutti sono felici, fraterni, non c'è nessun problema e quelli che ci sono vengono risolti in un attimo o vengono minimizzati da un atteggiamento positivo. Non c'è bisogno di ordini, controlli, direttive: tutti sembrano essere al posto giusto nel momento giusto per fare la cosa giusta.

Ecco, questa era l'Inter ante Juventus-Inter 1-0 di ieri sera. Un'isola felice che più felice non ci poteva essere. Tutti a parlare di "remuntada" o "Leomuntada" a piacimento (il 16 c'è il recupero Fiorentina-Inter), di "manite" rifilate alla Roma, del piacere della rincorsa, di un Milan oramai nel mirino con una gara ancora da recuperare. Insomma, tutto bello, perfetto. L'empatia di Leonardo aveva aperto lo scrigno dei sorrisi, della positività.

Altro che quel pacioccone di Benitez che ammorbava con la richiesta di giocatori da acquistare, che allarmava sui continui infortuni, che sottolineava come nel gruppo ci fossero giocatori che non riposavano da quasi un anno intero. Lo spagnolo non aveva capito che all'Inter serviva semplicemente una cosa: un motivatore, un empatico in panchina, sempre sorridente e ammaliante nei pensieri costantemente positivi. Altro che un tecnico che in carriera aveva vinto tutto e voleva lavorare seriamente come ha fatto da 20 anni a questa parte.

Così, è scattata l'operazione-Leonardo, che si è giocato la copia sbiadita di Mourinho. Il brasiliano dal primo istante al dopo partita contro la Juventus ha sempre e solo ricordato due cose a chi gli faceva domande tecniche o tattiche: che questo gruppo ha bisogno di positività e che ciò che ha fatto Mourinho è importante e non si può farne a meno.

Ma pensare ad allenare, no? La domanda è evidentemente provocatoria ma ha anche una motivazione lunga due mesi di gestione di Leonardo. Con il cambio di tecnico, l'Inter senza dubbio si è ritrovata nel morale, ma soprattutto si è ritrovata negli uomini. Molti degli storici infortunati hanno recuperato e, se anche avesse ragione Benitez che dopo di lui l'infermeria non si è mai svuotata, è anche vero che gli stop sono stati ad intermittenza. E Leonardo si è sempre salvato anche grazie ad un calciomercato che alla fine gli ha portato Ranocchia, Pazzini, Kharja tre giocatori che da quando sono arrivati, un per reparto, hanno sempre giocato quasi sempre da titolari. Non a caso, visto appunto il forfeit di Stankovic, Lucio, Mariga, Milito.

Leonardo ha sfruttato il momento a lui propizio, ma questa spinta  è finita da ancor prima della sfida contro la Juventus, è dalla sconfitta con l'Udinese che non c'è più. Così, da motivatore empatico si è trovato a dover fare l'allenatore vero e proprio e sono sorte tutte le sue lacune. Dei limiti evidenti che c'erano anche ai tempi rossoneri, ma con la giustificazione che era alle prime armi e doveva sbagliare per imparare. Ora però, non basta nascondersi dietro la fotografia di Maicon o dire a fine gara: "Il problema è stato che tutti giocavano dietro la linea della palla".

Con la Juventus il problema è stato che nel primo tempo l'Inter non ha mai tirato in porta. Il problema è che se Cambiasso si ritrova a fare il centravanti in area di rigore e puntualmente gli avversari trovano praterie a centrocampo, qualcosa non sta andando per il meglio. Il problema è che se Eto'o, invece di pensare al gol, fa il trequartista o il rifinitore con in campo anche Sneijder, c'è qualcosa che non va. Il problema è che se la Juventus mette in avanti la corazzata Matri-Toni, e tu schieri il povero Cordoba con – il pur ottimo – giovane Ranocchia significa che Materazzi è buono solo per la doccia.

leonardo juventus inter 1-0

Insomma, se a Udine si è visto che la squadra non ha idee tattiche sui calci da fermo, idee e disposizioni che si devono preparare e studiare in allenamento durante la settimana, contro la Juve si è evinto che nel momento in cui due-tre giocatori non danno quello che serve, non si riesce nemmeno a cambiare in corsa. A Torino, Kharja non era lo stesso giocatore che aveva tolto le castagne dal fuoco nelle gare precedenti perchè il franco-marocchino è questo, un buon centrocampista di quantità. Lo stesso Thiago Motta era stanco dopo Germania-Italia 1-1, ma un tecnico l'avrebbe dovuto sapere da subito: la conferma è arrivata con l'italo-brasiliano fermo sulle gambe nei 15 minuti finali.

L'ex centrocampista del Genoa doveva essere sostituito ad inizio ripresa e, forse, partite dalla panchina. J.Zanetti a sinistra quando hai comprato un terzino di ruolo come Nagatomo messo in panchina, perchè? Allora tenevi Santon e i suoi problemi. Già detto di Cordoba centrale contro Matri-Toni che messi uno sull'altro fanno quattro volte il colombiano, anche in avanti è stato sbagliato qualcosa: Eto'o-Pazzini è una coppia perfetta, lo dice chi si intende di calcio. Eppure il camerunense è entrato in area 5 volte in 90 minuti (compresa la clamorosa traversa presa da Eto'o), alla fine faceva il trequartista. Peccato che c'era anche Sneijder in campo e l'olandese ha dormito tutto il tempo.

Insomma, la squadra era sbagliata all'inizio e Leonardo non l'ha saputa correggere in corsa, tanto che su tre cmbi a disposizione e sotto di 1-0 ha cambiato solo due giocatori, dimenticandosi il terzo. Non c'era nessuno? La panchina recitava: Materazzi, Natalino,Obi, Coutinho. Uno nei minuti finali poteva entrare.

Ma forse Leonardo era concentrato più a pensare positivamente e come incanalare l'empatia di fine gara piuttosto che scendere in campo e ‘castigare' qualche senatore che andava tolto. A Firenze, l'ardua sentenza.

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