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Juventus, Agnelli: “Una stagione straordinaria da 315 milioni di fatturato”

La stagione resta positiva perché non si valuta “nel numero di trofei vinti ma se in Primavera sei ancora in corsa su tutti i fronti”. E poi arriva la fucilata alla Figc: “Se noi, il Napoli e la Fiorentina abbiamo onorato le coppe è merito degli sforzi delle singole società, non del sistema Italia senza reali progetti”
A cura di Alessio Pediglieri
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La Coppa non c'è ma è come se ci fosse per Andrea Agnelli il presidente bianconero che traccia il commento finale sulla stagione sportiva conclusasi a Berlino contro il Barcellona dove si è cullato il sogno più grande poi infranto sui gol di Rakitic, Suarez e Neymar. Ma poco conta, anche se la sesta finale persa su otto disputate lascia un pizzico d'amaro in bocca. A rendere però tutto più zuccherino ci sono i conti economici che sorridono, un patrimonio tecnico da tutelare, un progetto che è tutt'altro dall'essere al giro di boa. Ora, anche sull'esperienza nerazzurra di un'Inter che si spense il giorno dopo del Triplete 2010, inizia la parte più delicata, quella di gestire al meglio il nuovo ruolo di essere tornati tra i grandi d'Europa. Ma le idee sono chiare e il lavoro è già incominciato.

Progetti, investimenti, crescita – Oggi, in futuro è roseo, la Juventus ha disputato una stagione che le ha permesso di incamerare soldi importanti per l'investimento continuo. Oltre alla gloria, al ritorno d'immagine, all'orgoglio di essere tornati tra  i primi, l'aspetto economico non è certamente secondario. Un fatturato da 315 milioni permette infatti al club di affrontare grandi potenze europee sul campo sempre se si riuscirà a gestire bene la possibilità: "Il mio obiettivo è garantire la continuità della crescita e della competitività della squadra. Non cerchiamo investitori all'estero, non ne abbiamo bisogno, e io sto bene dove sto. La valutazione del Milan? Faccio fatica numericamente a trovare la quadra. C'è il valore del marchio ma non so. Del mercato parlatene con Marotta. Morata? È stato il giocatore più determinante in Champions, è sicuramente il presente, del futuro dovete chiedere al direttore".

Di nuovo in finale per vincerla – Se fuori dal campo ci sarà Beppe Marotta a tirare le fila del nuovo mercato, dentro al campo la linea è giù stata indicata dal match di Berlino. La prestazione della squadra è stata un ottimo punto di partenza per il futuro dopo le già decantate svolte stagionali contro il Dortmund e la semifinale col Real Madrid: "La squadra ha reagito, ha pareggiato, ha giocato 20 minuti esaltanti ed è stata una partita che avremmo potuto vincere. Poi ci sono episodi che non sono stati favorevoli e hanno permesso al Barcellona di segnare un gol in contropiede che ha chiuso la partita. Io non posso fare altro che pensare a questo percorso europeo e porlo a tutti noi come punto di partenza per il futuro, un futuro che a livello europeo non deve assolutamente far pensare che poiché Milano è a 124 chilometri ed è comodo arrivarci, noi l'anno prossimo giocheremo sicuramente la finale di Champions League a Milano"

Il dinosauro FIGC – Felicità e stoccatine verso il sistema Italia. Perché Agnelli è prima di tutto un grande investitore del nostro calcio. Se la Juve è andata in finale di Champions e il Napoli e la Fiorentina in semifinale di Europa League per il numero uno bianconero il merito non è del ‘sistema Italia'. Cosa manca? "In primis gli impianti sportivi, in secondo luogo un progetto vero. Si discute di riforma dei campionati parlando del prezzo delle retrocessioni, ma qual è il ruolo della Lega Pro, della Serie B o della Serie A nel sistema? E quale quello del settore tecnico? Io non lo vedo. Nessuno ha la bacchetta magica per cambiare le cose dall'oggi al domani, né Abete prima, né Tavecchio oggi, ma bisogna avere un progetto a medio-lungo termine nell'ottica di 5-10 anni, come hanno fatto Francia, Germania e Portogallo ciascuno a suo modo.

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