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Juventus, 15 tiri e nessun gol. La disciplina salva l’Inter

A Torino dominano le difese. La Juve con Pjanic e Cuadrado gestisce il possesso e crea di più nel secondo tempo. Nell’Inter fondamentali i ripiegamenti di Borja Valero. Solo un quarto d’ora per uno spento Dybala. Icardi mai nel vivo del gioco.
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Doveva essere la serata di Icardi e Higuain, diventa la partita di Pjanic, Cuadrado e Skriniar. La sfida fra il miglior attacco e la miglior difesa produce uno 0-0 che conferma la solidità dell'impianto nerazzurro, anche se la Juve nel secondo tempo ha fatto emergere qualche incertezza con i cross del colombiano e i tagli di Mandzukic, seconda punta aggiunta. E' un confronto di intelligenze e di dettagli, di neutralizzazioni e sottili evasioni dal canone, in cui la differenza la fa chi la palla non ce l'ha. La fanno l'intelligenza tattica di Matuidi e i movimenti a pendolo fra centrocampo e difesa di Borja Valero.

Dybala in panchina, Allegri punta su 4-3-3 e pressing alto

Allegri e Spalletti cambiano, si adattano, modellano le squadre sui suoi punti di forza e sulle debolezze dell'avversario. Nella Juve non c'è Dybala, poco incisivo nelle ultime settimane, sacrificato sull'altare di un 4-3-3 che toglie all'Inter superiorità numerica in mezzo e aumenta la densità fra le linee alle spalle del centrocampo. L'Inter arretra Vecino per gestire la circolazione del pallone e preferisce come trequartista Brozovic per ridurre i gradi di libertà di Pjanic nell'uscita bassa del pallone e provare a spezzare le combinazioni fra il bosniaco e le mezzeali così da occupare meglio le linee di passaggio.

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Il pressing alto sul playmaker è una chiave evidente già dai primi minuti, con Brozovic stretto su Pjanic e Khedira e Matuidi che si alternano per complicare la ricezione e la prima gestione di Borja Valero, che effettua 39 passaggi nel primo tempo, tre i  meno del recordman Skriniar, segno di una squadra che controlla il possesso da dietro ma difetta, per meriti degli avversari, nel portare rapidamente il pallone negli ultimi 30 metri.

La Juve aspetta, come a Napoli l'uomo chiave che sposta gli equilibri tattici nelle due fasi è Matuidi che al 9′ va a mettere pressione a Skriniar che scivola liberando così lo spazio per la prima occasione griffata Mandzukic. L'assetto mobile della Juve, che può anche allinearsi secondo un 4-4-2 in non possesso come contro il Napoli, consente una configurazione mobile nell'occupazione degli spazi.

Chiaro lo sviluppo tattico. Juve e Inter deviano il flusso avversario verso l'esterno e proteggono bene la propria area: tanti i passaggi intercettati negli ultimi 20 metri
Chiaro lo sviluppo tattico. Juve e Inter deviano il flusso avversario verso l'esterno e proteggono bene la propria area: tanti i passaggi intercettati negli ultimi 20 metri

L'Inter gioca molto su Candreva ma non sfonda

Allegri sfrutta le sovrapposizioni di De Sciglio, 26 passaggi nel primo tempo (solo Pjanic e De Sciglio toccano più palloni fra i bianconeri) largo dal lato di Perisic, per mantenere l'ampiezza con Cuadrado a occupare gli spazi di mezzo e costringere uno dei due registi nerazzurri ad arretrare. Perisic deve tagliare di più verso l'interno, dal lato opposto Candreva, che tenta più cross di tutti in serie A, si vede ridotti gli spazi da un Mandzukic disciplinato e generoso anche nel seguirne la corsa in fase di non possesso, quando il tecnico chiede alla Juve di schiacciare molto la linea di centrocampo sulla difesa e far fluire il gioco dell'Inter verso l'esterno, con gli spazi occupati e le verticalizzazioni più difficili.

Entrambe le squadre orientano l'uscita bassa verso i terzini. I bianconeri, che normalmente sviluppano il gioco soprattutto sulla destra, ha più spazi dal lato opposto con Asamoah libero di salire visti i movimenti di Candreva. E' proprio quello il lato su cui l'Inter fa circolare di più il pallone. Quando Skriniar porta palla, Vecino sistematicamente si allarga in apppggio dell'ex Lazio che costruisce il triangolo stretto nel corridoio interno.

Il primo tempo di Vecino e Matuidi: l'itelligenza al potere a centrocampo
Il primo tempo di Vecino e Matuidi: l'itelligenza al potere a centrocampo

La Juve trova più soluzioni

Il possesso nerazzurro per quanto insistito sulla trequarti è spesso meno efficace, troppo orizzontale, anche perché Icardi cerca lo smarcamento in area ma non si abbassa a raccordare il gioco offensivo e dettare la profondità. Perisic e Cuadrado, meno coinvolti nello sviluppo del gioco, offrono anche meno alternative in caso di lancio da dietro per raccogliere un'eventuale sponda e dialogare con Icardi e Higuain, decisamente soli e slegati dalla costruzione offensiva.

Meglio la Juve nel finale di primo tempo. Pjanic e Matuidi cercano più Cuadrado sui cambi di gioco. L'Inter, che porta anche sei uomini a pressare alto, si fa sorprendere con la linea più stretta e i due centrali più preoccupati di tenere la posi zione e non perdere la linea. Intelligente il colombiano al 42′ a non cercare il cross in area ma ad appoggiare in orizzontale verso Khedira che arriva a rimorchio da dietro. La linea si asciaccia, nessuno esce, e il 4-2-3-1 lascia scoperto proprio quello spazio al centro alle spalle del centrocampo. Ancora più pericolosa la situazione al 45′, che nasce da una sovrapposizione non ben assorbita di De Sciglio e una diagonale tardiva di D'Ambrosio sovrastato nello stacco da Mandzukic, poi la traversa salverà Handanovic.

Cuadrado e Pjanic orientano il gioco

Nel secondo tempo lo scenario è un po' più aperto. D'Ambrosio deve faticare per tenere la marcatura su Mandzukic e tenere la diagonale sui cross dalla trequarti di Cuadrado. E' la Juve che nella fascia centrale del match detta i tempi e orienta lo sviluppo del gioco. Santon fatica in copertura ma è brillante quando recupera palla a giocare a uno o due tocchi verso Vecino che accompagna.

Nella fase di copertura, Borja Valero agisce come un pendolo equilibratore. Esce sul portatore di palla, ma è sempre pronto una volta saltato a inserirsi fra i due centrali permettendo così a Miranda di aiutare Santon a sinistra. Quando la Juve non pressa così alta, si configura una paradigmatica "salida lavolpiana", con i terzini più alti e un mediano che si abbassa fra i due centrali per facilitare l'uscita bassa.

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L'ex viola è sempre il primo motore del gioco a cui la difesa si affida per spostare il pallone. Ma è Pjanic che ha preso in mano il gioco, e la differenza rispetto al primo tempo si vede. Non è l'unico fattore di svolta, però. Si sente nella gestione del bosniaco la sicurezza legata alla vicinanza di Matuidi, si fa determinante il movimento fuori linea di Higuain, più disposto a cucire il gioco rispetto al primo tempo. Questo rende più complicato per i centrali lasciare la posizione e a pagarne le conseguenze è soprattutto Santon che nelle transizioni negative fatica a tenere Cuadrado, sempre larghissimo, libero di ricevere e in grande condizione.

Un quarto d'ora per Dybala. Higuain e Icardi non pervenuti

Per dargli riposo, Spalletti lo sostituisce con Dalbert, che però è ancora più offensivo e non sempre così attento nel coprire il movimento dell'ala alle sue spalle nelle diagonali difensive.

Nel momento migliore della Juve, l'Inter miglior difesa del campionato argina il miglior attacco con le parate di Handanovic, notevole su Asamoah, ma soffre troppo in mezzo nonostante i cambi di Spalletti che insuffla energie nelle zone dove i bianconeri costruiscono vantaggio competitivo. Si spiega così il cambio Gagliardini-Candreva, con l'ex Atalanta ad affiancare Vecino e contenere Pjanic, Borja Valero trequartista e Brozovic spostato a destra.

Anche la Juve si dispone secondo il 4-2-3-1 per l'ultima mezz'ora, conseguenza dell'ingresso di Dybala, decisamente deludente, per Khedira. Ma la partita non cambia. La Juve tira 15 volte, ma il gol resta un miraggio. La disciplina ferma l'ottimismo della volontà.

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