Juve, perché Napoli non conta: preparazione e testa già rivolte all’Atletico del Cholo
Sedici punti di vantaggio sulla seconda in classifica a dodici giornate dal termine del campionato e ottavo scudetto consecutivo messo in cassaforte. Quarto successo consecutivo in Serie A espugnando il campo di quella che è quanto di più vicino si può considerare una rivale per il primo posto, ossia il Napoli di Carlo Ancelotti. Eppure, così come accaduto anche con il Bologna nel precedente turno, nonostante i tre punti conquistati, la Juventus di Massimiliano Allegri non ha convinto per gioco, ritmo e condizione atletica.
Al San Paolo mezz’ora di Juve anti-Atletico…
Al San Paolo gli episodi hanno indirizzato il match a favore dei bianconeri che, dopo i primi trenta minuti di gioco dove hanno effettuato pressione alta, lottato sulle seconde palle, vinto quasi tutti i contrasti e “difeso in avanti” costringendo i terzini avversari nella propria trequarti, in superiorità numerica prima e in parità poi (a seguito del secondo giallo rimediato da Pjanic), con due gol di vantaggio, sono stati costantemente schiacciati dalla voglia di rimonta dei padroni di casa che non trovano il pari solo per una questione di centimetri (il palo di Insigne su rigore e le tre conclusioni di Zielinski nell’ordine sfiora il montante, poi lo centra in pieno e infine colpisce anche una traversa) senza riuscire mai a ripartire e rendersi pericolosi dalle parti di Ospina.
…e un secondo tempo da Wanda Metropolitano
Tradotto in numeri non è un caso quindi che tra primo e secondo tempo la formazione piemontese abbia arretrato il proprio baricentro medio di quasi nove metri, allungando però la squadra che nella prima frazione ha giocato mediamente raccolta in 20 metri mentre nella ripresa la media raggiunge i 30 metri, passando anche da stretta (19 metri in media da un terzino all’altro) a larga (la distanza tra i due laterali difensivi supera i 33 metri di media nei secondi 45 minuti) anche in virtù dell’espulsione di Pjanic e delle contromosse tattiche di Ancelotti. Lo stesso, a tempi invertiti, era già accaduto la settimana scorsa contro il Bologna di Sinisa Mihajlovic. Sintetizzando la Juventus per trenta minuti ha giocato come dovrà fare contro l’Atletico Madrid, per la restante ora di gioco invece ha espresso un calcio molto simile a quello visto al Wanda Metropolitano nell’andata degli ottavi di finale di Champions League.
Bologna, Napoli e Udinese, tappe di avvicinamento al ‘match dell’anno’
Se da un lato questo può apparire preoccupante in vista del fondamentale match di ritorno contro l’armata del Cholo Simeone, da un altro invece può essere inteso come un normale percorso di avvicinamento all’appuntamento del 12 marzo nodo cruciale dell’intera stagione bianconera. Cristiano Ronaldo e compagni infatti, come aveva detto Massimiliano Allegri già nel post partita di Madrid, da due settimane stanno “riempiendo pian piano la bottiglietta delle energie fisiche e psicologiche in vista del match con i Colchoneros”. E dato il grande vantaggio in classifica che avevano sui partenopei prima delle gare di Bologna e Napoli (nel caso avessero perso entrambe le partite si troverebbero ora comunque a +7 sul secondo posto), si sono potuti concedere il lusso di lavorare giorno dopo giorno per arrivare al top della forma non al Dall’Ara o al San Paolo (e probabilmente sarà lo stesso anche venerdì prossimo contro l’Udinese) ma per la gara da dentro o fuori dell’Allianz Stadium contro i rojiblancos.
Tre settimane per compiere l’impresa ed evitare il fallimento
Considerato che a Vinovo tutti, dai dirigenti all’allenatore dai preparatori atletici ai giocatori, baratterebbero volentieri un record di punti o uno scudetto vinto con cinque giornate d’anticipo per il pass ai quarti di finale di Champions, non sembrano esserci molti dubbi a riguardo. Per una volta dunque il “poco allenante” campionato italiano, a detta di molti esperti tra le cause delle difficoltà bianconere di tenere i ritmi delle avversarie europee palesate anche al Wanda Metropolitano, potrebbe invece rivelarsi un bene per la Juventus che grazie a ciò ha modo di preparare la partita dell’anno, dove sarà chiamata all’impresa per non far passare la prima stagione di CR7 alla Juve come “mezza fallimentare”, per tre intere settimane, cosa rara nel calcio moderno dove i top club giocano quasi sempre una volta ogni tre giorni.