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Juve-Inter ha mostrato quanto è brutto, vecchio e povero di gioco il calcio italiano

A Napoli come a Torino abbiamo visto in campo formazioni impostate solo sulla difesa e sul contropiede, legate esclusivamente alla giocata del singolo. Avete mai assistito a un Barça-Real oppure a un Borussia Dortmund-Bayern Monaco in cui nemmeno i grandi campioni riescono a fare la differenza? Samo ancora lì, con squadre e allenatori che non vogliono essere coraggiosi e non guardano all’Europa. E questa volta Tavecchio e Ventura non c’entrano.
A cura di Jvan Sica
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Dalla partita contro la Svezia in poi abbiamo cercato cause, motivi e colpevoli per lo stato del calcio italiano. Se un movimento non qualifica la propria Nazionale ai Mondiali bisogna trovare per forza di cose un grande accusato su cui scaricare il dolore e tutte le paure affinché si diradi l’idea che questa possa essere una nuova realtà con cui dover fare i conti. Abbiamo dato la colpa un po’ a tutti: agli stranieri, alle troppe squadre in serie A e in serie B, allo ius soli ancora fermo, alle seconde squadre che non esistono ancora ma che dovrebbero esserci e a tante persone, focalizzandoci su due in particolare, l’ex ct Giampiero Ventura e il Presidente della Figc, Carlo Tavecchio.

Caccia ai colpevoli. Su di loro si sono scatenati giornali, social, televisioni, l’intera e quasi incontrollata opinione pubblica che li ha scelti a capri espiatori di una tragedia sportiva che non riusciamo ancora a spiegarci. La colpa è loro se siamo indietro rispetto alle grandi potenze, se i nostri vivai non tirano fuori campioni che segnano una generazione come Messi e Neymar, se il campionato italiano non è più accattivante, se le società di club sono in gran parte povere rispetto alle medio-piccole degli altri campionati, se abbiamo un Ranking Fifa che complica le qualificazioni, insomma è colpa di quei due se è successo quello che è successo. Presi nel vortice la pensiamo tutti allo stesso modo e diamo tutta o la maggior parte della colpa proprio a Tavecchio e Ventura almeno per immaginare che nuove persone possano davvero cambiare le cose.

Cosa abbiamo capito dopo Napoli-Juve e Juve-Inter. Ma un’analisi attenta delle due partite fra le tre migliori squadre del campionato fa cambiare di colpo lo scenario. La Juve ha vinto a Napoli con 3 calci d’angolo battuti contro 10, 369 passaggi dei quali 77% precisi contro 751 dei quali il 90% precisi, con 7 tiri totali contro 21, con 5 cross in area di rigore contro 41. L’Inter ha pareggiato ieri sera allo Stadium, avendo più o meno le stesse differenze nelle diverse statistiche nei confronti della Juventus. Per due volte di fila, nelle partite decisive per il campionato, le squadre che hanno prodotto meno in termini statistici hanno ottenuto il risultato sperato o migliore possibile.

Che calcio è. Molti potranno dire, sono solo numeri, in campo serve tanto altro. Verissimo, ma è abbastanza evidente come la Juventus a Napoli e l’Inter a Torino abbiano giocato esclusivamente in difesa, abbassando le due linee fin dentro l’area di rigore e utilizzando semplicemente un anti-gioco, soprattutto nel secondo tempo, che permettesse di interrompere i ritmi di gioco degli avversari.

Dopo queste due partite nasce una domanda. Avete mai assistito a un Barcellona-Real Madrid oppure ad un Borussia Dortmund-Bayern Monaco così brutti, in cui nemmeno i grandi campioni riescono a fare la differenza perché bloccati dal gioco degli avversari ma anche dalla poca velocità e consistenza del gioco della propria squadra? Il problema non è solo in chi distrugge ma soprattutto in chi costruisce non riuscendo a surclassare una squadra impostata solo sulla difesa attenta degli spazi e sulle ripartenze, termine che si usa e ha un senso ormai solo in Italia.

Poco coraggio. Le due partite di campionato fra le prime tre in classifica hanno mostrato un’assenza totale di sfrontatezza, una povertà ormai atavica nella velocità della proposta di gioco e una totale dipendenza dall’estro del singolo per risolvere partite intricate e scorbutiche. In poche parole siamo ancora lì, con squadre e allenatori che non vogliono essere coraggiosi e non guardano all’Europa dove giocare e proporre è l’unica possibilità per poter competere. La grande speranza è che tutti si riguardino con attenzione queste due partite e dimentichino per un attimo Tavecchio e Ventura. Troppo facile licenziare due marescialli per vincere una guerra.

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