John Carew in prova per 15 giorni. Se convincerà l’Inter sarà lui il vice Milito
Da sempre il mondo nerazzurro è stato circondato da un alone di contraddizioni che ne hanno segnato indelebilmente la storia sportiva e calcistica in particolare. Un DNA insito nell'essere interista, nella gestione del club, dei giocatori, degli obiettivi. Per 50 anni si vince poco o nulla e poi in una decade si conquista il mondo e uno storico Triplete; per anni si cambiano allenatori come fossero scarpe e poi ci si ritrova a puntare su una scommessa giovane e promettente, confermata malgrado risultati altalenanti; si spendono milioni di lire prima e di euro poi per campagne acquisti faraoniche e troppo spesso inconcludenti per poi acquistare giocatori a costo zero o in prestito o, ancora, a prezzi moderati evitando aste al rialzo. E dai buchi in bilancio e dai continui finanziamenti di famiglia si giunge drasticamente ad una gestione tanto occulata da rasentare l'avarizia. Così come il cambiamento drastico nel confronto con la propria tifoseria: dalle cigliegine sulla torta con acquisti di Fenomemi, campioni o presunti tali, a giocatori più modesti, meno conosciuti ma ritenuti più utili alla causa. Fino all'ultimo stadio dove di fronte ad un passato (anche recente) in cui i giocatori venivano acquistati su vhs o dvd al presente in cui i nuovi possibili acquisti devono sottostare ad un periodo di prova e apprendistato per capire se possono ‘meritare' la casacca nerazzurra.
Carew: Un fulmine al ciel sereno – Come è accaduto a John Carew, gigante norvegese classe '79, che è stato l'ultimo giocatore chiamato all'appello da parte di Massimo Moratti e i suoi osservatori di mercato di fronte all'infortunio gravissimo di Milito che ha costretto il club a tornare mal volentieri a guardarsi intorno per affrontare dignitosamente l'ultima parte di stagione. Mentre il ‘cortocircuito' nerazzurro non sembra scemare, l'ex West Ham – senza un contratto dalla scorsa estate – è stato, in silenzio, contattato e messo sotto osservazione per un periodo determinato. Perchè cortocircuito? Perchè stando alle parole e agli intenti di qualche giorno fa, non sembrava assolutamente che l'Inter potesse e volesse tornare sul mercato. Anzi. "Non arriverà nessuno" aveva detto sommessamente Moratti all'indomani dello stop del Principe per poi rincalzare "Mi auguro che adesso i nostri giovani abbiano più possibilità di poter giocare da qui a fine stagione". Parole che si sposavano con quelle di Stramaccioni nelle conferenze stampa a seguire dove tra la rassegnazione e la consapevolezza che non ci fossero soldi da investire ammetteva la sua disponibilità di cambiare anche schemi di gioco malgrado "i giovani attaccanti della Primavera al contrario di Livaja" non fossero ancora "pronti per la serie A" o confermando come in rosa non avesse "esterni capaci di attaccare sulle fasce".
La nebulosa in attacco – Poi, invece, subito dopo la buona prova del derby pareggiato con il Milan e dopo la conquista degli ottavi di Europa League, dove ad attendere i nerazzurri ci sarà il Tottenham, ecco la notizia dell'arrivo di Carew, attaccante nella lista degli svincolati, giocatori ingaggiabili anche fuori le sessioni ufficiali di mercato. Di fatto, un secondo innesto in avanti dopo l'acquisto di gennaio di Tommaso Rocchi, attualmente oggetto del mistero e ancora fermo ai box, malgrado tutti assicurano dei suoi progressi in allenamento. Di certo l'arrivo dell'ex romanista (giocò in giallorosso, deludendo le aspettative, nel 2003 con 20 presenze e solo 6 reti) è un acquisto low cost, ponderato e tutto da verificare. Senza un progetto a lunga scadenza per un attaccante che sa perfettamente di non avere un futuro all'interno dell'Inter e che la sua presenza oggi ad Appiano e domani (chissà) a San Siro servirà semplicemente per traghettare nel modo più indolore possibile l'attacco nerazzurro da qui a giugno.
L'ultima frontiera: il giocatore in prova – Dopotutto Carew se non è un ex giocatore poco ci manca e in questo restano le contraddizioni classiche del mondo interista. Il norvegese, vero globetrotter del calcio internazionale (Valerenga, Rosenborg, Valencia,Roma, Besiktas, Lione, Aston Villa, Stoke City, West ham le sue società in carriera) non gioca più una gara ufficiale da quasi sette mesi, in questo periodo è stato lontano dai campi di calcio pur mostrando al suo arrivo a Milano una forma fisica soddisfacente. Anzi, ha pensato anche ad altro visto che è reduce da una avventura cinematografica che poco ha a che fare col professionismo del pallone. Dunque, tanti interrogativi (e molte perplessità di una tifoseria abituata a ben altro) per chi – sulla carta – ha di fatto delle caratteristiche che all'Inter oggi in avanti mancano: è un classico ariete da aria da rigore, con una buona tecnica individuale, capace di fare reparto da solo. Poco movimento ma un riferimento fisso in avanti. Per Palacio e Cassano potrebbe essere un elemento utile per cercare nuovi spazi o diverse soluzioni offensive. Ma tutto si deciderà solo a metà marzo, dopo un periodo di apprendistato ad Appiano dove, parole di Stramaccioni e Moratti all'unisono, si deciderà se potrà entrare nell'organico qualora dimostrerà di avere ancora una buona forma fisica, doti atletiche intatte e buona volontà, altrimenti verrà rispedito al mittente. Una gestione impensabile nell'Inter di solo qualche anno fa. Ma anche questo fa parte delle contraddizioni nerazzurreradicate nel Dna della Beneamata…