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Jan Jongbloed, il Tabaccaio che parava col numero 8

Il 26 settembre 1962 debuttava in nazionale Jan Jongbloed. Non giocherà più in orange fino al Mondiale del ’74. E’ il portiere olandese meno battuto in Coppa del Mondo.
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È un’amichevole incolore per l’Olanda. Ma è un giorno destinato a cambiare la storia. Perché negli ultimi cinque minuti a Copenhagen, quel 26 settembre 1962, fa il suo debutto il portiere con la maglia numero 8, il Tabaccaio Jan Jongbloed che cambierà per sempre la visione del ruolo. Non può sapere quel giorno, quando fa in tempo a subire l’ultimo dei quattro gol danesi nel 4-1 finale, che sta cambiando anche il calcio olandese.

Guelfi e ghibellini oranje – E’ proprio in quel 1962 che esplode la rivalità, politica, sociale, culturale prima ancora che sportiva, fra Ajax e Feyenoord. È lo specchio della contrapposizione fra Amsterdam, la capitale rossa, per alcuni sionista, e Rotterdam, il cuore economico d’Olanda, borghese, di destra, collaborazionista all’epoca dell’invasione tedesca. Motivi che rendono il Klassieker uno dei derby più a rischio d’Europa. È un’altra amichevole a far scoppiare il caso in nazionale. I giocatori dell’Ajax accusano i compagni per la sconfitta. I rivali del Feyenoord per un anno rifiutano le convocazioni. Ma anche dopo una breve tregua, un’altra amichevole a Rotterdam, nessuno si azzarda per un decennio a ricreare i due blocchi in nazionale. Fino al Mondiale del ’74.

Il rivale escluso – Rinus Michels ha portato il calcio totale in nazionale. E calcio totale vuol dire Ajax. Il gruppo per il Mondiale del ’74 è praticamente fatto. Manca il portiere. E migliore di tutti, nell’Olanda degli anni Settanta, non gioca né a Amsterdam, né a Rotterdam. Gioca a Eindhoven. E’ Jan van Beveren, che ha una scultura dedicata lungo la Coen Dillen Promenade, dentro lo stadio del Psv. In nazionale è arrivato a soli 19 anni, dopo aver tolto allo Sparta Rotterdam il posto da titolare a Pim Doesburg. Un predestinato. "Molti vanno in porta perché non sono abbastanza bravi per stare davanti”. Lui no. A lui son sempre piaciute le foto dei portieri che volano sotto la traversa. Carattere non facile, vuole vincere sempre, anche quando gioca con i figli. Un giorno, in area di rigore gli danno una gomitata in faccia, gli salta un dente, la lingua tagliata. Gioca per 20 minuti con il cotone emostatico in bocca, nell'intervallo gli ricuciono la lingua e torna in campo.

Tregua armata – Un antidivo che salta quasi tutta la stagione 1973-’74 acciaccato, per un infortunio all’inguine rimediato nell’ultima partita del girone di qualificazione ai mondiali contro il Belgio. Uno 0-0 ottenuto grazie alle sue parate che qualifica l’Olanda per la migliore differenza reti. Michels dovrebbe comunque scegliere lui, ma non lo fa. Un po’ perché ha bisogno di un portiere che sappia giocare con i piedi, che sia una sorta di libero aggiunto. Ma soprattutto perché la tregua armata fra i clan ha un prezzo. “Non è l’allenatore qui che prende le decisioni, ma Cruijff, e non è questo il modo di gestire” commenta amaro. Cruijff, infatti, non comanda solo in campo. Il suocero, infatti, è il commerciante di diamanti, e grande speculatore, Cor Coster: l’economia del calcio olandese di allora è praticamente in mano sua. Beveren e gli altri giocatori del PSV scelgono di non voler essere rappresentati da Coster e si lamentano del doppiopesismo di tutti gli allenatori della nazionale. Quattro anni dopo, quando viene scelto come opinionista da un tv olandese, riceverà minacce di morte. La regola, insomma, è semplice. Chi non è dell’Ajax, e in seconda battuta del Feyenoord, può essere al massimo una riserva. E van Beveren non può essere una riserva. Dunque, resta a casa. In porta, in Germania, va il Tabaccaio, che coi piedi ci sa fare eccome. Il portiere con la divisa gialla che para senza guanti, che gioca col numero 8, perché i numeri si assegnano in ordine alfabetico, Cruijff a parte, e debutta in un Mondiale a 34 anni.

L’FC Amsterdam – Jongbloed è l’icona sportiva del DWS, la squadra “Dotata di forza di volontà” (questo il significato dell’acronimo) che all’inizio degli anni Settanta si fonde con il De Volewijckers, Blauw-Wit nell’FC Amsterdam, la squadra che come nessun’altra incarna lo spirito della rivoluzione. Il simbolo è sempre il portiere dalle simpatie anarchiche. La madrina è lady Phil Bloom, fotomodella apparsa nuda davanti alle telecamere dell’emittente VPRO. Il logo è l’Het Lieverdje (il Piccolo Monello), la statua sita in piazza Spui, diventata l’immagine della controcultura hippy-ecologista olandese. Jongbloed, che vince il campionato 1963-64 col DWS e giocherà anche la Coppa Campioni l’anno dopo, fermato ai quarti dal Vasas Györ allenato da Nandor Hidegkuti, resta un semi-professionista. “Non ero tagliato per il professionismo. Mi piaceva tantissimo stare dietro a un bancone e incontrare gente, e non avrei mai rinunciato alla pesca. Un hobby che si coltiva nel fine settimana, incompatibile quindi con le partite di pallone” ha raccontato. “Mi porterò una canna da pesca per ammazzare il tempo” ha pensato dopo la chiamata di Michels. Nemmeno lui avrebbe creduto di diventare il titolare della squadra forse più forte di sempre a non aver mai vinto un Mondiale.

I due Mondiali – Jongbloed subisce tre gol in quel mondiale: un autorete, il rigore e la girata di Gerd Muller in finale. Giocherà anche il Mondiale ’78, c’è lui in porta a incassare la tripletta dello scozzese Gemmill consegnata alla storia da una battuta nel film Trainspotting, che ha ispirato anche una ballata del poeta Alastair Mackie. Happel gli preferirà Schrijvers, che però si fa male quando Brandts tenta di anticipare Bettega nell’ultima partita del girone di semifinale, quella dei due tiri dalla distanza che metteranno Zoff sul banco degli imputati. Jongbloed, che giocherà così la finale, è ancora oggi il portiere olandese meno battuto in Coppa del Mondo, ma per René van de Kerkhoff, se ci fosse stato Beveren l’Olanda avrebbe adesso due titoli. Dopo Argentina ’78 non giocherà più per la nazionale. In compenso, diventerà professionista. Si è preso la soddisfazione di battere l’Inter di Boninsegna in Coppa Uefa nel 1975, continuerà in Eredivisie con Roda Kerkrade e Go Ahead Eagles fino al 1986: nessuno ha ancora battuto il suo primato di 707 presenze nel massimo campionato.

Destino crudele – Il DWS, però, non è sparito del tutto dopo la fusione nell’FC Amsterdam. È scomparsa la divisione professionistica, è rimasto il settore giovanile, dove si è formato Gullit, e una squadra che milita nei campionati dilettantistici. Una squadra dove nel 1984 gioca Erik Jongbloed, il figlio del Tabaccaio. C’è anche lui sugli spalti quel pomeriggio di settembre. Il campo è di quelli rudimentali, niente a che vedere con gli stadi delle finali mondiali. Diluvia, eppure si gioca lo stesso. Purtroppo. All’improvviso un fulmine colpisce in pieno Erik, che sotto gli occhi di suo padre, muore all’istante. Un tributo al calcio che non avrebbe dovuto essere pagato.

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