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Italia-Usa: risultato, tabellino e pagelle commentate dell’amichevole degli azzurri

Un gol di Politano a tempo quasi scaduto permette all’Italia di battere gli Stati Uniti in amichevole e risolvere momentaneamente il problema del gol che affligge gli azzurri nella gestione Mancini. Ottimo esordio in Nazionale per Sensi, bene anche Grifo subentrato nella ripresa al “fedelissimo” Chiesa. Nella ripresa Kean entra e fa la storia diventando il primo millenial a debuttare nella Nazionale italiana.
A cura di Michele Mazzeo
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Continua il complicato rapporto tra l'Italia di Roberto Mancini e il gol. Come accaduto spesso nelle ultime gare di Nations League, anche nell'amichevole con gli Stati Uniti gli azzurri prendono in mano il pallino del gioco creando numerose occasioni da gol che però, tra le parate di un attento Horvath e l'imprecisione degli attaccanti italiani, non riescono a concretizzare. Serve un gol al 94′ del neoentrato Matteo Politano per spezzare "l'incantesimo" e consentire alla Nazionale di portare a casa una vittoria che non vale granché dal punto di vista del risultato ma che invece vale tanto per il morale. Detto ciò, ecco il meglio e il peggio dell'amichevole giocata a Genk in Belgio tra l'Italia di Roberto Mancini e gli Stati Uniti d'America di David Sarachan.

Sensi: qualità e personalità, Barella insolitamente spento

Essendo una partita amichevole, Roberto Mancini rivoluziona la formazione azzurra dando spazio a chi fino ad oggi di spazio in Nazionale ne ha avuto davvero poco. Su tutti, a destare la maggiore curiosità è l'inserimento dal primo minuto di Stefano Sensi al posto di Jorginho in cabina di regia. Al centrocampista del Sassuolo all'esordio con la selezione maggiore, affiancato sulla linea mediana dagli ormai soliti Marco Verratti e Nicolò Barella (che offrirà una prova al di sotto rispetto alle precedenti apparizioni in azzurro), viene chiesto il proprio contributo in entrambe le fasi di gioco: interdittore quando il pallone lo hanno gli avversari, metronomo della manovra quando il possesso appartiene agli azzurri (anche se scambiando spesso la propria posizione con Verratti).

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Nonostante sia al debutto in azzurro il 23enne di Urbino non sente alcuna pressione spiccando per la tranquillità e la personalità con cui gestisce il pallone alternando un gioco corto veloce a lanci illuminanti per gli attaccanti azzurri che provano a sorprendere la statica difesa statunitense. Un saggio della sua grande abilità tecnica lo dà quando da palla inattiva con un perfetto tocco morbido trova libero in area Leonardo Bonucci che da ottima posizione centra però il portiere statunitense.

Emerson Palmieri e Berardi spine nel fianco. Kean scrive la storia

Molta curiosità alla vigilia suscitava anche l'inedita corsia mancina composta da Emerson Palmieri e Domenico Berardi che fin da subito si è rivelata l'arma più pericolosa per la selezione azzurra. Il terzino del Chelsea infatti spinge con continuità arrivando al cross o accentrandosi per andare a chiudere sul secondo palo quando l'azione si sviluppa invece sulla corsia opposta, il tutto favorito anche dai pochi attacchi proposti dal suo lato dagli Stati Uniti che preferiscono affondare dall'altro lato del campo. Comincia bene anche l'esterno offensivo del Sassuolo che si affianca spesso al centravanti Kevin Lasagna alternandosi con quest'ultimo nell'andare incontro al pallone o nell'attaccare la profondità. Alla mezz'ora del primo tempo Mancini lo sposta sul fronte destro del tridente azzurro ma il suo rendimento rimane invariato e va più volte vicino al gol con alcune velenose conclusioni dal limite dell'area intercettate però dall'estremo difensore americano Horvath.

Dopo un buon avvio di ripresa Berardi cala però alla distanza e a mezz'ora dal termine chiede il cambio divenendo di fatto protagonista di un momento storico: a sostituirlo infatti è Moise Kean, attaccante della Juventus, che diventa così il primo millenial della storia a debuttare nella nazionale azzurra (sfiorando anche di essere il primo a segnare una rete quando involatosi in area di rigore statunitense da posizione defilata vede il suo diagonale non cogliere la porta degli avversari).

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Pulisic a sprazzi, ‘fedelissimo' Chiesa. Buon impatto per Grifo

Il duello, seppur a distanza, certamente più affascinante visto a Genk è quello andato in scena tra due delle giovani stelline più promettenti del panorama calcistico internazionale, vale a dire il classe '97 Federico Chiesa e il classe '98 Christian Pulisic. Sono loro infatti i calciatori più pericolosi per le due difese. Dai piedi dell'esterno d'attacco della Fiorentina nascono infatti quasi tutte le principali occasioni create dalla formazione di Roberto Mancini nel primo tempo: prima viene messo a tu per tu con Horvath non riuscendolo però a superare, poi con tre azioni personali sulla corsia di destra terminate con precisi cross sul secondo palo per gli accorrenti Emerson Palmieri e Berardi che di testa peccano però di precisione. Si accende invece molto più a sprazzi il talento americano del Borussia Dortmund che però nelle poche occasioni in cui viene servito dai compagni è l'unico a mettere in leggera apprensione la difesa azzurra e la porta difesa da un fin lì inoperoso Salvatore Sirigu (che nel secondo tempo salverà il risultato sul colpo di testa di Zimmermann).

In avvio di ripresa Roberto Mancini concede un po' di riposo a Federico Chiesa (rimasto l'unico ad esser stato sempre utilizzato dal ct jesino dal suo arrivo sulla panchina azzurra), facendo esordire l'italo-tedesco Vincenzo Grifo chiamato per la prima volta in Nazionale dopo aver ben impressionato in Bundesliga nelle ultime stagioni. L'esterno offensivo dell'Hoffenheim entra subito bene in partita servendo un ottimo pallone per l'inserimento da dietro di Verratti che però di testa non riesce a centrare lo specchio della porta avversaria, si mette poi in proprio con una potente conclusione dalla distanza che trova però l'attenta risposta dell'insuperabile Horvath.

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Lasagna non risolve il problema del gol, Politano sì. Acerbi perfetto

Tra le novità di serata proposte in avvio da Roberto Mancini ci sono anche Francesco Acerbi, schierato al fianco di Leonardo Bonucci al centro della difesa, e Kevin Lasagna, nel ruolo di centravanti. Diverso però il giudizio sulla prestazione dei due con il difensore della Lazio che, aiutato anche dalla poca pericolosità dell'attacco statunitense, si rende protagonista di una buona prova risultando sempre attento e puntuale sugli avanti avversari, mentre l'attaccante dell'Udinese fatica ad entrare nel vivo del gioco (meglio nel finale) riuscendo raramente a smarcarsi in area di rigore sulle iniziative degli esterni azzurri (sprecando anche le due occasioni da gol a tu per tu con Horvath capitategli tra i piedi sulle pregevoli imbeccate del regista arretrato Bonucci). La beffa per lui arriva quando Matteo Politano, cioè il calciatore che lo ha sostituito nel finale, al 94′ batte Horvath segnando il gol vittoria per gli azzurri.

Tabellino e voti

Italia (4-3-3): #1 Sirigu 6.5; #2 De Sciglio 6.5, #19 Bonucci 6.5, #13 Acerbi 6.5, #21 Emerson 6.5; #18 Barella 5.5 (dal 76′ #5 Gagliardini sv), #23 Sensi 7, #6 Verratti 6.5; #14 Chiesa 6.5 (dal 46′ #10 Grifo 6.5), #9 Lasagna 5 (dal 87′ #20 Politano 7), #11 Berardi 6 (dal 63′ #17 Kean 6.5). Ct: Mancini 6.

Usa (3-5-2): #12 Horvath 7; #5 Carter-Vickers 5.5, #21 Zimmerman 6, #26 Long 5.5; #25 Cannon 5 (dal 76′ #19 Villafana sv), #9 Delgado 5.5 (dal 62′ #20 Trapp 6), #4 Adams 6, #23 Acosta 5.5 (dal 83′ #27 Gall sv), #18 Moore 5; #10 Pulisic 5.5 (dal 83′ #14 Lletget sv), #13 Sargent 5 (dal 62′ #7 Wood 6). Ct: Sarachan 6.

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