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Italia, la rivincita di Okaka: “Come un pugile, mai al tappeto”

L’attaccante dell’Anderlecht convocato a distanza di un anno: “Non parlo di Samp e Ferrero, ma non mi è piaciuto sentire certe cose”
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Stefano Okaka si prende la sua rivincita: l'attaccante dell'Anderlecht riconquista la Nazionale italiana dopo essere tornato a giocare all'estero. Un leit-motiv della sua carriera, iniziata da giovanissimo nelle fila del Cittadella prima e della Roma poi. Ma in giallorosso non riesce a sfondare: i prestiti a Modena, Brescia, Fulham e Bari gli fanno girare tanti ambienti, prima di arrivare al Parma nel 2011. Anche qui in prestito, allo Spezia, prima di tornare tra i gialloblu che dopo sei mesi lo cede alla Sampdoria. Siamo già nel gennaio 2014, e finalmente Okaka trova continuità: gioca, segna, si guadagna la Nazionale. Ha soltanto 25 anni, ed ha già girato mezza Italia.

Poi però qualcosa si incrina, e questa estate lascia la Sampdoria. Non ha usato mezzi termini, il calciatore umbro: "Club gestito da incompetenti", si è scagliato subito dopo l'arrivo all'Anderlecht. Dove però sembra rinato: 14 presenze e 7 reti nel campionato belga, più una marcatura in Europa League contro il Tottenham dove realizza il gol definitivo del 2-1. E Nazionale riconquistata, a distanza di un anno dall'ultima volta.

"Mi ritengo fortunato a giocare nell'Anderlecht, ma non mi sento tradito dal calcio italiano", ha spiegato Okakak, "ho sempre vissuto la mia vita come un incontro di boxe: ho incassato tanto ma non sono mai finito ko". E nessuna intenzione di tornare a parlare di ciò che era a Genova. "Non spendo parole per parlare della Sampdoria e di Ferrero", ha aggiunto, "adesso ho voltato pagina. Certo non è stato piacevole leggere e sentire critiche che andavano oltre l'aspetto sportivo. Quelle le accetto sempre", ha chiosato, "ma non quando si scende sul piano personale. Anche perché ovunque io abbia giocato ho sempre dato tutto. Per fortuna Conte è un allenatore che ti segue sia in campo che fuori. Ogni giocatore", ha concluso, "ha il diritto di sognare e io sogno di andare ai prossimi Europei con la maglia azzurra". E chissà che per lui non possa esserci davvero una chiamata per l'Europeo di Francia. Del resto, la squadra azzurra è un cantiere aperto e solo chi se lo merita può sperare in una convocazione.

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