Italia, il pretoriano Lotito in difesa di Tavecchio…e della sua poltrona
Che l'accusa di non essere un paese per giovani, arrivi da colui che è stato messo sulla panchina da Carlo Tavecchio e (in pratica) anche da Claudio Lotito, suona davvero stravagante. L'Italia del pallone riparte da Bari e dalle convinzioni tattiche di Antonio Conte. Ma riparte anche dall'esordio, sulla poltrona più importante, del settantunenne (!) Carlo Tavecchio che ha saputo rimanere in piedi (e vincere), dopo aver perso l'equilibrio su una buccia di banana. Perfettamente allineati ("Troppi stranieri in Serie A" disse il presidente, "Pochi giovani nei nostri club" ha risposto il ct.), Tavecchio e Conte viaggiano verso Bari, e verso la prima partita valida per le qualificazioni ad Euro 2016, con la scorta di Claudio Lotito: sponsor, mentore, avvocato ed infine pretoriano dell'attuale numero uno della Figc. A testimoniare il feeling tra i due, gli scatti fotografici rimbalzati dal "San Nicola" di Bari dove, seduti comodamente sulla panchina, Tavecchio e Lotito seguivano da vicino l'allenamento dei ragazzi di Antonio Conte. Istantanee che hanno colpito per il look azzurro del presidente della Lazio (indossava la felpa ufficiale della tuta della Nazionale) e per la "nonchalance" con cui si aggirava dentro e fuori dal campo.
E' Lotito, ma sembra Moggi – Sono ormai lontani, e dimenticati, i tempi delle polemiche razziste e delle dichiarazioni "ponziopilatesche" di Claudio Lotito ("Faccio un passo indietro per il bene comune"). E' bastato poco per "riabilitare" Carlo Tavecchio e per appiccicargli addosso, di conseguenza, l'obiettivo principale di quasi tutta la tifoseria della Lazio. Colui che, sin dal suo arrivo, si è divertito a schiaffeggiare i padroni del calcio italiano con frasi e citazioni latine ad effetto, si trova ora nella (s)comoda posizione di chi ha il potere e, inevitabilmente, ne trae vantaggi e svantaggi. Alla bella sensazione di aver messo più di un piede nella stanza dei bottoni della Figc, si contrappone infatti la più che probabile polemica mediatica per un atteggiamento da "padrone delle ferriere": lo stesso che, a ben guardare, gli continuano a contestare sia i tifosi biancocelesti che alcuni presidenti della stessa Lega Calcio italiana. Lavata l'onta del razzismo e demolita la controversa "discriminazione territoriale", Carlo Tavecchio pare continuare sulla sua strada (fregandosene di tutto e tutti), facendosi accompagnare da chi ha sempre recitato il ruolo del "picconatore" del calcio italiano. L'unica speranza è che Antonio Conte ci tolga, almeno, dal pantano nel quale è sprofondato il calcio italiano.