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Italia, il coraggio di Mancini mette spalle al muro gli allenatori di A e guarda al futuro

Italia in Nations League. Per le prime gare ufficiali da allenatore della Nazionale Roberto Mancini ha fatto un salto indietro di quasi 40 anni, quando lui era il bambino prodigio della serie A con il Bologna prima e la Sampdoria poi. Mostra coraggio nelle sue scelte fatte come sempre senza guardare alla carta d’identità, al nome della squadra di provenienza e al pedigrée internazionale. A centrocampo le convocazioni più interessanti. In attacco non c’è poco, ma c’è quello che c’è. Molto del nostro futuro sarà nelle mani di giovani talenti, in alcuni casi oggi ancora bambine.
A cura di Jvan Sica
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Il primo elemento che serve all’Italia calcistica per risollevarsi è forse proprio il coraggio, quello che Mancini ha dimostrato con convocazioni che hanno fatto anche sorridere qualcuno e quello che soprattutto è lo stesso commissario tecnico a cercare nei tanti uomini convocati per le due partite di Nations League contro Polonia e Portogallo. Per le prime gare ufficiali da allenatore della Nazionale il ct ha fatto un salto indietro di quasi 40 anni, quando lui era il bambino prodigio della serie A con il Bologna prima e la Sampdoria poi. Nelle sue squadre di club è sempre stato considerato un leader, un uomo su cui fare affidamento, un calciatore che gli altri dovevano seguire (e chi lo ha seguito, soprattutto in campo, ne ha tratto parecchi benefici, con tutti i gol che faceva fare). In Nazionale invece, fin dall’Under 21 di Vicini, per poi passare a quelle maggiori di Bearzot, lo stesso Vicini e Sacchi, in ogni spezzone di partita giocato il ‘Mancio' era sempre sotto esame, doveva dimostrare sempre un po’ di più per potersi fidare davvero di lui.

Con queste convocazioni molto probabilmente vuole fare quello che gli altri selezionatori non hanno fatto con lui, ovvero sperimentare e dare completa fiducia ad un gruppo, senza nessun problema di età ed esperienze, che poi dovrà accompagnarlo almeno per i prossimi due anni. Solo così si possono spiegare le convocazioni di Pellegri (classe 2001 del Monaco), Zaniolo (classe 1999 con 7 presenze in serie B e nessuna in serie A), Emerson Palmieri (atteso terzino sinistro di origini brasiliane, che da anni lotta con piccoli e seri infortuni che ne hanno frenato la crescita).

Mancini non ha mai guardato alla carta d’identità, al nome della squadra di provenienza e al pedigrée internazionale, ha sempre lanciato calciatori anche giovanissimi nelle proprie squadre (i primi nomi da ricordare sono quelli di Balotelli e Santon, titolari da minorenni con l’Inter) e ha pensato che la crescita di un calciatore non avviene attraverso la visione del campo dalla panchina, o peggio ancora dalla tribuna, come ormai sembra prassi comune in tutti gli allenatori italiani, ma sporcandosi le mani e affrontando problemi per cui magari non sei ancora pronto, ma che sapranno di sicuro farti diventare un calciatore vero.

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Con le sue scelte poi Mancini fa anche un secondo atto di coraggio molto significativo, o almeno ci prova insieme a tutta la Figc che lo ha spronato in questa direzione. Convocando calciatori che vedono poco il campo o non lo hanno mai visto in A, l’obiettivo è anche forzare la mano ai tecnici del nostro campionato. Sembrerà almeno strano che nella Roma attuale giocatori come Cristante, Pellegrini e Zaniolo giocheranno poco dopo che tutti e tre sono stati convocati e magari alcuni di loro giocheranno partite importanti con la Nazionale italiana.

Andando nello specifico, fra i portieri c’è stata la novità Cragno, convocazione assolutamente meritata. Il portiere del Cagliari è già adesso uno dei più della A e forse è anche arrivato tardi al grande calcio. In difesa c’è la doppia coppia di centrali: per l’esperienza internazionale si può andare su Bonucci-Chiellini, mentre per il futuro l’idea è avere il duo Caldara-Romagnoli. Meritata anche la convocazione di Biraghi della Fiorentina, come potenzialmente esaltante la possibilità di utilizzare Emerson Palmieri sulla fascia sinistra. Lì siamo tremendamente manchevoli e un calciatore come Emerson, capace di fare bene la fascia ma anche di entrare nel campo, come tutti i laterali migliori ormai fanno con grande competenza, sarebbe un plus molto interessante da sfruttare. Purtroppo di Emerson fino ad oggi abbiamo visto davvero poco per una serie concatenata di infortuni e con il percorso che Marcos Alonso sta facendo grazie a Sarri sarà difficile vederlo titolare al Chelsea.

A centrocampo le convocazioni più interessanti. I centrocampisti che in questo momento in Italia stanno rendendo di più sono Barella al Cagliari e Benassi alla Fiorentina. In Inghilterra Jorginho sta continuando a proporre il suo gioco con Sarri, mentre gli altri convocati si vedono a sprazzi. Sarà proprio a centrocampo che Mancini dovrà scegliere i suoi titolari di riferimento e dare loro quel surplus di personalità e convinzione che servirà per crescere davvero e proporsi in ambito internazionale dove, proprio nei ruoli di mezzala soprattutto, finiranno per scontrarsi con mostri sacri con anni e anni di grandissimo calcio alle spalle.

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In attacco non c’è poco, ma c’è quello che c’è. Ovvero calciatori che non hanno ancora fatto l’upgrade internazionale che tutti chiedevano, Belotti e Immobile, altri buoni in alcuni contesti e mai ancora pesati in altri, Bonaventura e Insigne, giocatori che sembrano non voler crescere, come Bernardeschi e Berardi. L’uomo copertina anche di questa Italia sarà Balotelli e le sue voglie, se ci sono dopo un’estate a cercare un'altra squadra che non è mai arrivata. La speranza in attacco è che la generazione di chi non è andato ai Mondiali di Russia possa accompagnare e poi velocemente defilarsi per una generazione successiva di calciatori, alcuni già nel giro come Chiesa e altri convocati per la prima volta, come Pellegri (ma c’è anche Kean, Scamacca, ecc.), che dovranno avere uno statement totalmente diverso, una forza d’urto e una personalità completamente nuova rispetto a quello che abbiamo visto in questi ultimi 5 anni. Molto del nostro futuro sarà nelle loro mani, in alcuni casi oggi ancora bambine.

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