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Inter, Zanetti da record, dal 1995 è il cuore dei nerazzurri

Zanetti si racconta a 360 gradi, per festeggiare le 519 presenze in serie A con la maglia dell’Inter. Dal 1995 ad oggi, una vita di aneddoti, gioie e dolori.
A cura di Alessio Pediglieri
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Javier Zanetti

Sabato in Inter-Bologna, ‘el tractor' taglierà uno storico traguardo: 519 partite in serie A, raggiungengo un'icona storica nerazzurra, Beppe Bergomi, lo ‘Zio' mondiale, da cui ha ereditato appieno il cuore, la maglia, la fascia da capitano.

Javier Zanetti arrivò all'Inter nel 1995: "Non mi dimenticherò mai di quel giorno a San Siro con 60.000 persone. Le avevo viste solo quando avevo giocato contro il Boca. E non erano dalla mia parte – ricorda Zanetti che poi pensa anche al giorno più bello di questi ultimi 16 anni – Il primo scudetto a Siena. Era da un po’ che non piangevo in campo di gioia".

Ovviamente, non solo piaceri e gioie ma anche tante delusioni sportive, amarezze difficili da digerire e accettare. E allora ecco il giorno più nero: "Il 5 maggio 2002: una sensazione angosciante buttare via, in novanta minuti, un anno di fatiche".

E poi tante immagini, ricordi, volti amici nella grande famiglia nerazzurra. "Il mio gol più bello è arrivato a Verona nel 1996. Palla al piede sino alla linea di fondo e tiro all’incrocio. Ma il gol di Djorkaeff, in rovesciata, è di un’altra categoria. Poi Bergomi, appena arrivato mi approcciò al mondo nerazzurro e altri compagni furono determinanti, come Ronaldo e Baggio che davano una sensazione di forza".

Non solo ricordi positivi, ma anche tanti avversari o incomprensioni: "Sforza non era antipatico, ma non rideva mai; con Ballotta avevamo due modi di vivere i momenti difficili. Tra gli allenatori ebbi problemi solo con Tardelli: c’era un rapporto di giocatore-allenatore. Niente di più: fu l’unico. L'arbitro con cui ho avuto problemi? Braschi. In Coppa Italia. Espulse Bergomi e Colonesse e io gli dissi ‘Bravo, ma ora basta’. Poi cacciò anche me".

Infine, la domanda più importante: fino a quando resterà nerazzurro. Risposta ovvia: "Non lo so. Spero, però, di finire a San Siro".

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