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Inter, Vieri ritorna sulle intercettazioni: “Nemmeno fossi stato un mafioso…”

L’ex attaccante nerazzurro ritorna sui suoi sei anni all’Inter, pieni di riconoscenza verso i tifosi e la maglia. Un po’ meno nei confronti di un presidente con cui aveva un rapporto fraterno ma da cui è stato pugnalato alle spalle.
A cura di Alessio Pediglieri
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Bobo ‘gol' Vieri è ritornato in questi giorni a parlare del triste epilogo dei suoi sei anni alla corte dell'Inter di Massimo Moratti, il presidente che lo volle ad ogni costo dalla Lazio strappandolo ai biancocelesti a peso d'oro per inserirlo nell'attacco nerazzurro. Un rapporto d'amore e d'odio: d'amore tra giocatore e presidente che – secondo il racconto di Vieri – era nato quasi subito e si era protratto anche quando le cose nelle ultime stagioni non stavano andando più molto bene; d'odio subito dopo l'addio quando venne a galla il fatto delle intercettazioni e dei pedinamenti nei confronti dell'attaccante per sapere cosa facesse nella sua vita privata per poter trarre motivo di rescissione del contratto. Insomma, un rapporto a dir poco complicato e contraddittorio che però ha un punto in comune che sembra essere – anche a distanza di anni e nonostante tutto – inamovibile: l'amore verso l'Inter.

L'amore verso l'Inter e i tifosi. Si può dire di tutto a Christian Vieri ma non che sia uno che non dica ciò che pensa, anzi. Il suo modo di fare lo ha messo spesso in difficoltà, ma chi l'ha conosciuto ne ha potuto apprezzare l'ingenuità e la lealtà in tutto ciò che ha sempre fatto e detto. tra questi, soprattutto, possono confermarlo i tifosi nerazzurri che lo hanno amato e idolatrato nei suoi sei anni nerazzurri, ricambiati dall'affetto dell'attaccante: "Mi piaceva essere il loro simbolo, sentivo la pressione ma mi esaltava vederli tanto orgogliosi di me. Mi dicevano: "Con te possiamo fare la guerra a chiunque". Era bello! Entravamo per il riscaldamento e lo stadio tremava, queste sono sensazioni che vanno oltre ogni trofeo. E solo la gente che era lì in quegli anni può capirlo. Ne ho sentite dire tante in giro, ma io non potrei mai odiare l’Inter, questo sia chiaro a tutti. È impossibile, sono stati i miei migliori anni, mi sono spaccato per quella maglia, ho segnato quasi un gol a partita, ho sofferto, gioito e provato emozioni che non ho mai più avvertito da altre parti. E tutto ciò nonostante le poche vittorie".

Il tradimento di Massimo Moratti. Eppure, ad un certo punto il rapporto ‘fraterno' con Massimo Moratti si interruppe bruscamente, per le celate intenzioni del presidente che millantava verso Bobo un amore incondizionato, così come ricorda Bobo Vieri in una intervista alla Gazzetta: "Un giorno dissi: “Presidente, non ti preoccupare, se devo andarmene basta che me lo dici, non ci sono problemi”. E lui: “No, no. L’Inter siamo io e te, le colpe sono sempre nostre per gli altri, le responsabilità ce le prendiamo sempre noi due. Ti voglio al mio fianco…” . Io allora insisto, per essere sicuro: “Davvero presidente, se ci sono problemi…”. Risposta secca: “Va tutto bene!”. Altro che tutto bene quando poi vieni a scoprire di essere intercettato. Capite bene la terribile delusione nel momento in cui è emerso che mi pedinavano e addirittura intercettavano. Cavolo, queste sono cose che si fanno coi mafiosi…".

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