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Inter senza coppe ma già debole e sfiduciata. Perché Spalletti sbaglia

Due mesi senza vittorie: il pareggio in casa con il Crotone ha acuito la crisi dei nerazzurri. Questione di testa, dice il tecnico. Possibile che una squadra il cui calendario non è affatto ingolfato arrivi a questo punto della stagione già “debole e sfiduciata”? Che succede a Perisic, Borja Valero e Icardi?
A cura di Maurizio De Santis
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"Arrivi settimo così si toglie il pensiero", così replicò a distanza Spalletti a Sarri che lamentava il tour de force degli impegni, tra campionato e coppa, e al tempo stesso l'eccessiva sollecitazione fisica dei calciatori. Il tecnico del Napoli poneva un problema di calendario – non necessariamente personale -, di surplus di partite che alimenta l'usura dei giocatori e impedisce spesso un lavoro costante. Fa parte del gioco e lo sa, come giocare alle 12.30… orario che proprio non gli va a genio. All'Inter, invece, è già capitato di arrivare fuori dalla zona Europa però i conti non tornano nemmeno all'allenatore.

Quanti dubbi per Spalletti. Possibile che una squadra il cui calendario non è affatto ingolfato arrivi a questo punto della stagione già "debole e sfiduciata" come ammesso dallo stesso Spalletti? Possibile che il tecnico parli già così? Possibile che una squadra in fiducia fino a Natale subisca un crollo emotivo tale da scaraventarla ai margini della zona Champions? Possibile che contro il Crotone orgoglio e volenteroso – ma chiaramente inferiore dal punto di vista tecnico -, nonostante il gol del vantaggio non si riesca a vincere in casa? Ultima domanda che sorge spontanea: dove sarebbe l'Inter oggi se facesse le coppe, in zona retrocessione?

Fa onore al tecnico assumersi le proprie responsabilità. Nessuno si aspettava che questa squadra ammazzasse il campionato, fosse al livello della Juventus e del Napoli. Altro ancora è dover prendere atto di un'involuzione mentale e anche tattica che prescinde dal difensore centrale latente fino a qualche settimana fa (adesso c'è Lisandro Lopez) e dal centrocampo al quale mancava un po' di spessore (Rafinha, fermo da quasi un anno, ha regalato un po' di luce nel buio pesto).

Nove partite senza successi. Diventano 10 se aggiungiamo anche la Coppa Italia (peggio anche di Pioli nell'ultima porzione della sua avventura in nerazzurro). Due mesi d'astinenza e di bocconi amari. Due mesi, un crollo verticale rispetto all'esaltazione per aver bloccato il Napoli al San Paolo con un atteggiamento quasi barricadero (e Icardi che non toccò mai palla in area di rigore avversaria) e alle parate di ‘santo' Handanovic.

Pedine chiave. Per il resto la prova di sabato sera con il Crotone ha solo rigirato il coltello nella piaga: tanti errori in fase d'impostazione; nessuna spinta sulla fasce (né da Dalbert, tantomeno da Candreva, fischiatissimo al momento della sostituzione); poco movimento; Perisic frenato da Faraoni e mai pericoloso come accadeva nei mesi scorsi; Borja Valero disegna traiettorie orizzontali, non azzarda né dà qualità alla giocata; Brozovic a un passo dalla cessione al Siviglia e poi trattenuto quando tutto era pronto; Icardi non c'era, sedeva nel suo box in tribuna avvolto in un pellicciotto e con la moglie Wanda accanto dopo la soap social sulla loro presunta crisi matrimoniale.

Uomini o caporali? Tutti smarriti e brutta copia dei calciatori ammirati nella prima parte della stagione. Il gesto di rabbia del croato che dà un calcio alla panchina, poi, è emblematico della situazione difficile in casa nerazzurra. E siamo solo a febbraio ma il rischio di mandare a carte e quarantotto la qualificazione alla prossima Champions dovrebbe essere un ottimo tonico per destarsi dal torpore. Deboli e sfiduciati, dice Spalletti. Ma si tratta di uomini o caporali?

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