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Inter, Mancini predica la rivoluzione ma senza soldi nessuno sa come farla

Il pareggio interno contro il Parma è stato il colpo finale anticipato. Anche l’ultimo barlume d’Europa è svanito e per il tecnico è giunto il tempo di rassegnarsi agli eventi lavorando per l’ennesimo ribaltone. Come sempre, prima con Moratti, ora con Thohir. Ma nulla sembra poter cambiare.
A cura di Alessio Pediglieri
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"Va tutto storto, ci sono stagioni che vanno così e questa è una di queste: iniziano male e finiscono peggio". Testo e note di Roberto Mancini che dallo spartito nerazzurro compone un ‘Requiem' anticipato di 9 giornate. Il tecnico nerazzurro fermato dal Parma a San Siro sull'1-1, tra i fischi del proprio pubblico e l'ennesima occasione persa per ritornare a sperare in qualcosa, alza bandiera bianca, tira i remi in barca e lascia che la barca interista prenda il largo tra i flutti: ormai è troppo tardi per rimetterla in rotta, troppi gli uomini senza mordente, troppo l'avverso destino, troppe le falle nello scafo. Nelle parole di Mancini del dopo-partita si legge la rabbia, la rassegnazione, l'amarezza e la delusione totale. Buio profondo, sconforto. Poi, l'improvviso lampo, l'ennesima sfida: "Adesso serve una rivoluzione totale". E la domanda sorge spontanea: con quali soldi?

Thohir ha già preparato il piano ‘B', quello della ‘cassa di famiglia' per intenderci, mettendoci i propri soldi laddove la mancata qualificazione europea non porterà i denari sufficienti per ricolmare le casse nerazzurre sempre lontane dai parametri del Fair Play e poter far fronte ad un mercato che dovrà essere per forza di cose votato all'acquisto di nuovi giocatori per cercare di cambiare un trend inaccettabile. Il presidente ha provato a non far drammi ma essere realista: il presente è pessimo ma per sperare in un futuro migliore è necessario pensare in modo positivo con dei punti fermi e scelte precise. Tra cui c'è Roberto Mancini che però ha fatto ancor peggio di Mazzarri.

Una rivoluzione ci sarà, come da sempre nella storia dell'Inter dove nell'era Moratti di ribaltoni ce ne sono stati uno all'anno non portando alcunché di positivo. Adesso toccherà a Thohir affrontare il pazzo dna nerazzurro ma al di là delle buone intenzioni del magnate indonesiano non sembrano esserci le basi per costruire qualcosa di duraturo: mancano gli uomini, mancano le idee, mancano i progetti. Ma soprattutto mancano i soldi. La squadra è da rifare, bisognerà vendere (o svendere) il vendibile ma senza le Coppe e i fondi, il tunnel sembra più lungo e buio di quanto non si voglia ammettere. Con buona pace di una tifoseria oramai assuefatta alle cicliche ricostruzioni.

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