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Inter, Mancini: “Per Cerci ci siamo. Se andiamo in Champions vado in bici a Compostela”

Il tecnico jesino crede nelle possibilità di terzo posto da parte della sua squadra e apre all’arrivo dell’esterno offensivo dall’Atletico.
A cura di Marco Beltrami
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La Serie A è ferma ai box per le festività natalizie, ma gli uomini mercato sono al lavoro per tracciare le linee guida del prossimo mercato invernale. L'Inter potrebbe essere una delle società più attive nella sessione di riparazione pronta a sfruttare ogni occasione con un occhio alle esigenze di bilancio. Il nome più gettonato accostato al club milanese è quello di Alessio Cerci. Roberto Mancini non nasconde l'interesse per l'esterno offensivo protagonista di un avvio di stagione difficile con l'Atletico Madrid: "Per quel che potrà fare, la società mi ha dato pienissima disponibilità: un bel sentire. Due o tre regali andrebbero bene, sì. Giocatore forte e importante, e mi pare di aver capito che voglia tornare in Italia. Ci vuole un colpo di fortuna. L’esterno d’attacco è un obiettivo, poi vediamo come si evolverà il mercato di gennaio. Dobbiamo seguire chi non gioca, chi non è motivato ed è infelice dove si trova. Cerci ha difficoltà a Madrid, non gioca, ma forse se l’Atletico l’ha preso è perché ha un progetto". I nerazzurri seguono anche Lucas Podolski che potrebbe rivelarsi maggiormente alla portata dell'Inter al contrario di Lavezzi: "Nel calcio può succedere di tutto. Lui è un big, conosce la serie A ma è pur sempre del Psg. Magari con un’uscita importante puoi acquistare giocatori che creino una base anche per il futuro, giovani o meno"

Per la Champions in bici fino a Compostela

A prescindere dagli innesti di mercato, Roberto Mancini ha fiducia nella sua Inter. La squadra dovrà continuare a credere nell'obiettivo Champions così come
ci crede il Mancio che è pronto anche ad una scommessa in caso di raggiungimento del terzo posto: "Vado là, ho deciso. Dove? Se arriviamo in Champions, e io ci credo fortissimamente, vado alla Cattedrale di Santiago de Compostela. In bici. Ci vuole tempo, lavoro, programmazione e attenzione. Ma bisogna tornare a vincere. Lo penso e lo ribadisco.Le altre squadre, che giocano insieme da anni. La Juve, la Roma, poi il Milan e il Napoli che è miglioratissimo – prosegue nella sua lunga intervista a "La Gazzetta dello Sport" – E’ giusto che io sottolinei una cosa: prendere una squadra a metà stagione non è mai facile: pian piano devi conoscere situazioni, giocatori, condizione di ognuno. E rispetto a dieci anni fa è tutto meno semplice perché là c’era una squadra che aveva già vinto, sapeva come fare. Però questi ragazzi hanno appreso subito: in tanti anni di carriera non ho mai avuto una squadra così ricettiva in pochi giorni a disposizione".

Mancini e la scelta di accettare la panchina dell'Inter

Questione di stimoli. E Mancini infatti nonostante fosse consapevole delle difficoltà legate alla panchina nerazzurra ha deciso di accettare comunque la sfida: "Come mi hanno convinto ad accettare? La prima cosa che mi hanno detto è stata: “Guarda che non abbiamo una lira, ma ti vogliamo”. Io? Io non c’ho creduto, al fatto delle… lire, è ho detto di sì: perché l’affetto che mi lega a quest’ambiente è forte, perché l’idea di affrontare una cosa difficile mi ha esaltato e perché quando arriva l’Inter, beh. E' l’Inter. La Nazionale in futuro?Non lo so, nel calcio spesso succedono cose inattese. Io non pensavo nemmeno di essere qui e invece sono tornato a Milano, dieci anni dopo. Ed è stato come ritrovare un affetto, casa. Detto questo, se in futuro dovesse arrivare l’azzurro, sarebbe un onore".

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