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Inter, Mancini ha numeri da esonero ma è già stato confermato

Lo jesino ha la completa fiducia dirigenziale con Thohir che guarda al di là degli attuali pessimi risultati della squadra. Così, su di lui si costruirà il nuovo progetto tecnico fatto dell’ennesima rivoluzione estiva.
A cura di Alessio Pediglieri
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Da quando è arrivato – col derby contro il Milan come gara d'esordio – l'Inter non ha mai stupito, anzi. Roberto Mancini ha raccolto i cocci della gestione Mazzarri, con l'intento e la promessa di far dimenticare il livornese a suon di vittorie e bel gioco. Le prime non sono mai arrivate se non in modo sporadico, il secondo obiettivo è stato raggiunto ma non è stato mai sufficiente per rasserenare gli animi e – soprattutto – per raggiungere l'obiettivo minimo sindacale, la Zona Europa. Se si aggiunge la prematura uscita dalla Coppa Italia e la brutta eliminazione in Europa League, il quadro è sufficientemente desolante per pensare ad un nuovo avvicendamento in panchina. Ma proprio Mancini è stato preso con un progetto a lunga portata e malgrado non sia ancora riuscito a dare una identità alla squadra Thohir non pensa affatto di accantonarlo ma – addirittura – di rilanciare, amplificando il ruolo (e i poteri) dello jesino in vistaa della prossima stagione.

Erick Thohir ha capito che quest'anno oramai finirà come finirà: nessuna gloria nerazzurra, nessun sogno europeo, solamente l'ennesima stagione anonima che riporterà l'Inter fuori dalle Coppe. Ma con una certezza: Roberto Mancini, il tecnico che comunque si è conquistato la stima dirigenziale tanto che Thohir è pronto ad affidargli un ruolo da manager, all'inglese, e non più di ‘semplice' allenatore perché faccia sentire il proprio carisma anche nelle situazioni non di campo, come in realtà è già accaduto in occasione del mercato di gennaio. Ma questa volta in modo ufficiale, caricandolo di ulteriore responsabilità ma dimostrando una ciecaa fiducia nei suoi mezzi.

Di certo, fino a questo momento Mancini sta facendo il possibile ma i risultati sono contro di lui e la scossa a una squadra senz'anima e senza identità non è ancora arrivata. Lo jesino ha utilizzato al momento ogni soluzione ritenuta idonea e derivante dalle esperienze estere: carota e bastone, carezze e schiaffi. Sia al gruppo che ai singoli senza guardare in faccia nessuno. A volte è servito (vedasi il riscatto di Icardi che davanti alle critiche ha messo in campo gol e carattere) altre no (Kovacic sembra continuare a piangersi addosso, Podolski non ha mostrato alcuna reazione alle recenti panchine). Il risultato è stato comunque sconfortante ma a giugno la promessa è l'ennesimo giro di vite con delle cessioni utili alle casse, altre per scelte tecniche precise. Con 3/4 inserimenti mirati e di peso, non necessariamente nomi altisonanti ma di certo fondamentali da un punto di vista tattico.

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